Hanno detto… sul numero 9, settembre 2019 • anno 1

Ugo Utopia
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella garante della costituzione, o artefice del governo Conte bis? Arbitro, o arbitro giocatore? Il Presidente Mattarella avrebbe dovuto rinviare alle camere Giuseppe Conte, ma non l’ha fatto per timore che si andasse alle urne.
Qualunque maggioranza sarebbe andata bene, pur di non andare al voto e sancire la vittoria di Salvini e del centrodestra.
L’augurio è che Conte e Mattarella riescano a fare sintesi e superare i contrasti fra PD e 5 Stelle, anche perché, rispetto al precedente governo, i fronti si sono moltiplicati, considerati quelli interni al PD fra Renzi e Zingaretti, nei 5 Stelle fra Grillo e Di Maio ed anche fra lo stesso Conte e Di Maio, al quale è stata oscurata la leadership. Comunque una cosa buona Salvini l’ha fatta, creare il panico per far capire una volta per tutte all’Unione Europea che una revisione delle regole è necessaria, anzi determinante per la sua sopravvivenza e se questi cambiamenti ci saranno, Salvini sarà risultato il più europeista degli europeisti convinti.

Massimiliano Atelli
Dopo anni e anni di discussioni, sul tema, qualcosa di recente ha iniziato a muoversi anche a livello normativo. Nel Codice dei contratti pubblici, è stata infatti introdotta da qualche tempo una norma – tanto importante quanto, sinora, misconosciuta e negletta – che favorisce anzitutto il censimento delle opere incompiute, responsabilizzando al riguardo ciascuna stazione appaltante. L’art. 21, comma 2, del Codice, stabilisce infatti che «Le opere pubbliche incompiute sono inserite nella programmazione triennale di cui al comma 1, ai fini del loro completamento ovvero per l’individuazione di soluzioni alternative quali il riutilizzo, anche ridimensionato, la cessione a titolo di corrispettivo per la realizzazione di altra opera pubblica, la vendita o la demolizione».
Questa disposizione è un interessante punto di partenza, non certo di arrivo. Per giunta, ha sinora stentato a trovare piena applicazione (inserire nella programmazione ciascuna di esse equivale, del resto, all’ammissione di un fallimento), e a questa sorte ha dato a mio avviso un ampio contributo anche il fatto che essa deve ancora trovare uno spazio nel centro, e non ai margini, della discussione (e della narrazione) che nel nostro Paese si fa sul tema delle opere incompiute.

Maurizio Stirpe
L’obiettivo ultimo degli interventi deve essere quello di promuovere la crescita economica, come precondizione per generare posti di lavoro di qualità e, in un’ottica di medio periodo, intraprendere un percorso di miglioramento dei conti pubblici. La discussione della Legge di Bilancio dovrà essere anche il momento in cui misurare l’efficacia delle politiche economiche attualmente in essere ed eventualmente aggiustarne i meccanismi. In questo senso, non si può non pensare a Quota 100 e Reddito di Cittadinanza, le due misure principali della scorsa Legge di Bilancio, la cui efficacia rispetto agli obiettivi da raggiungere è ancora tutta da valutare e che hanno riscontrato molti problemi di implementazione pratica, che andrebbero risolti.
Mettendo insieme queste considerazioni, risulta che il momento che stiamo vivendo è delicato: il rischio è che l’Italia si trovi ad affrontare questa difficile situazione senza un preciso orientamento e senza idee.  In questo senso è auspicabile che il nuovo governo sia capace di decidere, per dare un grande contributo a ridurre l’incertezza, da sempre nemica delle decisioni che servono per crescere.

Amedeo Lepore
L’autonomia asimmetrica, ovvero il cosiddetto “regionalismo differenziato”, è un lascito che va gestito dal nuovo esecutivo appena insediatosi in modo chiaro e con l’obiettivo di dipanare il groviglio di un atto, fortunatamente incompiuto nelle modalità finora proposte.
Per queste ragioni è del tutto auspicabile che si riprendano con il piede giusto anche i contenuti del regionalismo. Innanzitutto, vanno definiti i fabbisogni standard e i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), previsti per legge, che possono far cessare l’ignominia della spesa storica nella ripartizione delle risorse pubbliche e indurre tutti gli Enti territoriali a ragionare in termini di costi uniformi e di efficienza, oltre che di omogeneità, dei servizi forniti dalle amministrazioni pubbliche in tutte le loro forme. Inoltre, nel mentre si vaglia l’attribuzione di nuove competenze alle Regioni, all’interno delle funzioni che è ragionevole abbia un ente di programmazione e non di gestione, è indispensabile costituire il fondo di perequazione, che deve servire a fare quello che Buchanan proponeva negli anni Cinquanta, determinando condizioni di eguaglianza per tutti i cittadini, e che è una parte fondamentale della nostra Costituzione, certamente non meno rilevante della concessione di autonomia.

Cristiana Capotondi
Intervista a Cristiana Capotondi.

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