Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella garante della costituzione, o artefice del governo Conte bis? Arbitro, o arbitro giocatore? Il Presidente Mattarella avrebbe potuto rinviare alle camere Giuseppe Conte, ma non l’ha fatto per timore delle urne.
Qualunque maggioranza sarebbe andata bene, pur di non arrivare al voto e consentire la vittoria di Salvini e del centrodestra. Quindi, in questa prospettiva, bene l’accordo fra gli acerrimi nemici PD e 5 Stelle e imbarcare finanche LEU per avere qualche voto in più al Senato. D’altronde, come stupirsi? Noi siamo il prodotto del nostro passato e delle nostre esperienze e tutti conoscono l’autorevole storia politica di Sergio Mattarella, per l’appunto nominato Presidente della Repubblica in corso il governo Renzi!
Europeista convinto, al fine di non mettere il destino di una contestata Unione Europea nelle mani di Salvini e, comunque, forte dell’appoggio di Germania e Francia, il Presidente della Repubblica ha dovuto anche ingoiare i rischi di quanto di meno rappresentativo ci sia a livello politico, come il voto della piattaforma Rousseau. Ma questo, sa bene il Presidente, è un governo di alleati che nulla hanno in comune, se non la contrapposizione al sovranismo di Salvini, risultando su tutto, o quasi, palesemente in conflitto: politica delle infrastrutture, rilancio degli investimenti, revisione delle concessioni autostradali, riforma della giustizia, criteri di nomina del CSM, ecc. Basti rivedere le interviste rilasciate a suo tempo da Grillo, Di Maio, Zingaretti, Renzi e Bersani, per formarsi una ragionevole aspettativa che mai sarebbe nato un governo giallo-rosso, cosa che, invece, per interessi superiori (europei) è sorprendentemente accaduto.
Ma la politica e la storia ci insegnano quanto sia più facile aggregare nel presupposto di un nemico comune, piuttosto che per la condivisione di programmi e progetti.
Non sono favorevole alla politica basata sui sondaggi, ma la democrazia rappresentativa ci porta a dire senza dubbio, come oggi, contestualizzando quanto all’esito delle recenti elezioni al parlamento europeo e non solo, l’attuale compagine parlamentare ed il governo Conte bis non siano supportati dai consensi della maggioranza degli italiani.
Questo il Presidente Mattarella lo sa bene, tuttavia, ha fatto si che venissero cercate improbabili alleanze in parlamento per dare vita a un governo che, in ultimo, ripropone il vulnus di unire soggetti con storie, culture e valori diversi, quale ennesimo pasticcio all’italiana.
Ad ogni modo è risultata un’operazione con tanta pantomima ed esito scontato, dato che i fautori di questa crociata di 5 Stelle, PD e LEU contro il feroce Salvini, sono stati potentati sovranazionali, ai quali non si poteva dire di no, se non finire per pagare uno scotto fin troppo caro al nostro belpaese. Grecia docet!
Oggi ha più potere un Presidente della Repubblica, che un Presidente del Consiglio. Mattarella ha parlato al forum di Cernobbio di crescita, coesione e soprattutto revisione del patto di stabilità e subito ha fatto eco il si di Parigi, anche se la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen ha già detto che “le norme sono chiare, i limiti sono chiari, la flessibilità è chiara”.
L’augurio è che Conte e Mattarella riescano a fare sintesi e superare i contrasti fra PD e 5 Stelle, anche perché, rispetto al precedente governo, i fronti conflittuali si sono moltiplicati: quelli interni al PD fra Renzi e Zingaretti, nei 5 Stelle fra Grillo e Di Maio e fra Conte e lo stesso Di Maio, al quale è stata oscurata la leadership del movimento. Comunque una cosa buona Salvini l’ha fatta, creare il panico per far capire una volta per tutte che una revisione delle regole è necessaria, anzi determinante, per la sopravvivenza dell’Unione Europea e, se questi cambiamenti ci saranno, Salvini sarà risultato il più europeista degli europeisti convinti.