Roberto Serrentino
Da febbraio ad oggi con la pandemia e tutte le sue problematiche il focus politico sulle riforme è divenuto virulento, incalzante, ma solo in un’ottica comunicazionale e propagandistica. Di fatto si assiste soltanto all’apertura di qualche tavolo istituzionale di confronto da parte del governo, ma nulla più, nulla di concreto.
Il quadro disastroso presentato dalla Nota di aggiornamento del DEF, approvata pochi giorni fa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, espone dati scoraggianti, fra questi, un deficit pari al 10,8 del PIL, un debito cresciuto enormemente fino al 158% ed entrate tributarie diminuite nei primi 8 mesi dell’anno 2020 di 16,6 miliardi di euro.
È una fotografia ristretta, ma chiara, del quadro economico-finanziario nazionale nei primi 8 mesi del 2020, che dovrebbe imporre urgenti riforme strutturali. Ma il governo ha già fatto sapere che solo nel 2022 si avrà la vera riforma dell’IRPEF e nel 2021 si potrebbe giungere ad una vera riforma delle pensioni, atteso che quota 100 dal 2022 dovrebbe essere superata.
Quindi, tutto da fare, riforme da scrivere, tempi di attesa lunghi. L’Italia con il suo instabile governo sta sprecando un’occasione d’oro e questo, come detto, non è casuale, né accidentale. L’importante per Conte & company è solo arrivare a fine legislatura.
Adolfo Urso
La sopravvivenza del vascello Italia nella burrasca che stiamo attraversando passa dalla necessità di fare “sistema” a protezione del “Made in Italy”, se non vogliamo diventare solo il giardino dei nuovi ricchi d’Oriente. Insieme allo “scudo” del golden power serve un “fondo sovrano” e una nuova mission per Cdp, per difendere il nostro patrimonio dalle nuove forme di “colonizzazione predatoria” da parte di attori ostili.
A questo fine, va tutelata l’italianità del sistema finanziario e assicurativo nel momento in cui deve garantire il flusso creditizio alle imprese e la stabilità finanziaria del Paese. Una nuova politica produttiva è tra l’altro la migliore prevenzione per sconfiggere il virus del “sussidio perenne”, malattia infantile del populismo. Se prevarranno gli interessi generali e saremo in grado di definirli e di difenderli dimostrando coesione e capacità strategica, l’Italia potrà far valere la propria unicità in questo momento storico. Certo, consapevoli dei nostri punti di forza e di debolezza. Superando gli steccati interni e guidati da un sano “patriottismo italiano”, quindi europeo e occidentale.
Sergio Tancredi
Abbiamo creato Attiva Sicilia, costituito in gruppo parlamentare all’Assemblea Regionale Siciliana, quale avamposto di un più ampio progetto, che vuole avere e ha già valenza nazionale, perché il tema del civismo non riguarda soltanto la Sicilia, ma l’intero Paese. Da più parti d’Italia, illustri esponenti della società civile, politici, ex Movimento e non solo, hanno manifestato incoraggiamento e condivisione per creare un contenitore politico nuovo. Non inganni la percentuale impressionante di astensionismo, che è frutto di un aperto dissenso verso i partiti tradizionali. C’è voglia di buona politica, c’è voglia di fare politica, nei piccoli comuni come nelle metropoli. Gli italiani, la maggior parte di essi, oggi si sentono traditi da chi li ha prima illusi e poi abbandonati sull’altare di giochi di potere e tornaconti personali di bassa cucina.
Luciano Acciari
L’attuale governo, dietro l’etichetta della riforma fiscale, prepara soltanto una revisione delle aliquote IRPEF, con l’introduzione del sistema di progressività continua, sul modello applicato dalla Germania, che non porterà tuttavia di per sé ad un’attenuazione del carico fiscale se non si procede contestualmente alla revisione della curva della progressività, e ad una riduzione del cuneo fiscale, che poco ha a che fare con una riforma del sistema tributario. I continui rinvii di provvedimenti organici sono giustificati sempre con il problema del gettito. A mio avviso è un falso problema, nel senso che l’entità dell’imposizione è determinata dalle aliquote, ma la perequazione tra i diversi tipi di redditi e tra i soggetti passivi delle imposte dipende dalla loro struttura e soprattutto dai loro presupposti economici e giuridici che ben potrebbero essere rivisitati ed adeguati ai criteri generali condivisi, per essere realizzata inizialmente a parità di gettito e gradualmente attenuata in funzione della politica di bilancio del governo.
Giuseppe Lepore
Mentre il PIL cresce in modo costante e lineare, il debito pubblico aumenta di anno in anno in modo esponenziale, in quanto per ogni annualità occorre trovare misure e sostanze finanziarie, non solo per remunerare il capitale preso a prestito, ma anche per gli interessi maturati su di esso. La crescita del PIL non è sufficiente a sostenere questi importi di spesa e, dunque, ogni anno, vengono emessi nuovi titoli per pagare un surplus di interessi, che maturano sugli interessi pregressi, oltre che sull’originario capitale utilizzato, per sostenere l’economia. Le questioni su cui siamo chiamati a riflettere sono serie e non possiamo aspettarci che arrivino soluzioni attraverso semplici diktat politici contingenti; occorre che, in modo orizzontale, istituzioni pubbliche, professionisti ed imprese si attivino insieme, collaborando strettamente per trovare strategie vincenti. L’unica cosa certa è che l’economia virtuale dovrà lasciare sempre più spazio all’economia reale.
Roberto Serrentino confermato presidente di LEX
Un riconoscimento che premia la professionalità e l’etica di chi ricopre ruoli accademici ed istituzionali con incarichi in società pubbliche, dimostrando indipendenza, competenza ed equilibrio nell’affrontare le tematiche giuridiche ed economiche di interesse collettivo, quando chiamato a misurarsi con le stesse.
Queste le motivazioni alla base della conferma di Roberto Serrentino – direttore di Dimensione Informazione, accademico impegnato anche nell’elaborazione di proposte legislative e analisi tecniche come consulente presso Ministeri e altre Istituzioni – alla Presidenza di LEX – Istituto per la ricerca giuridico-economica.