Quella di ottobre è stata una tornata elettorale importante. Non solo perché erano chiamate al voto tutte le principali città italiane, ma perché si eleggevano i sindaci che da qui al 2026 spenderanno le risorse del PNRR, molte delle quali dipendono da progetti e investimenti che coinvolgono le amministrazioni locali.
Un voto che ha avuto un esito molto chiaro. Anche se non dobbiamo fare l’errore di voler attribuire a quel risultato un significato diverso.
Alcuni dati comuni possono però essere sintetizzati. Hanno vinto i singoli profili dei candidati e i loro progetti per le città. Ha perso la destra sovranista, anche per una sfortunata scelta dei propri candidati. E ha perso il populismo a 5 Stelle: nelle città che cinque anni fa consacrarono il Movimento, i loro candidati non sono arrivati nemmeno al ballottaggio.
Ha vinto invece il centro sinistra dove ha saputo assumere un profilo riformista. E proprio le liste riformiste sono state protagoniste di tanti importanti risultati. Penso in particolare a Napoli dove Manfredi ha vinto al primo turno grazie all’enorme apporto delle liste riformiste e di centro che hanno costituito i due terzi del suo elettorato mentre Pd e 5 stelle non sono andati oltre un terzo.
Il progetto delle liste riformiste deve ora prendere una dimensione nazionale. Su questo il contributo di Italia Viva è determinante, come già dimostrato in questo appuntamento elettorale, nel quale i nostri candidati hanno ottenuto le preferenze maggiori guadagnando consiglieri e assessori nelle giunte di diverse città, tra cui Milano e la stessa Napoli.
Queste elezioni sono state la conferma che un’alleanza riformista attorno all’agenda Draghi non solo è praticabile ma necessaria. Esiste infatti un elettorato molto ampio, che non si riconosce nella politica urlata, negli estremismi e nel populismo, un’area liberale, moderata nei toni che bene sta rappresentando proprio Draghi a Palazzo Chigi.
Credo che il suo arrivo nelle istituzioni abbia segnato un nuovo inizio. Dobbiamo lavorare per costruire il campo centrista che sappia raccogliere questa eredità in modo da continuare il lavoro che si sta iniziando oggi, anche nella prossima legislatura.