Roberto Serrentino
The dark side of the growth, il lato oscuro della crescita, è proprio questo: a fronte di una robusta ripresa economica, perdere di vista la centralità dell’uomo, correre verso nuovi profitti, chiudersi nell’egoistica agiatezza ritrovata, incuranti di chi ci sta intorno, di chi ha perso il lavoro, la casa e la propria dignità. L’essere umano non po’ essere emarginato perché ha di meno. La nostra deve essere una società inclusiva, che solo così può progredire.
Non sono un fautore della decrescita felice, ma un convinto assertore che bisogna operare per accrescere il proprio benessere, non solo economico, ma anche come qualità della vita. Il miglioramento non deve essere solo individuale, ma rivolto al bene comune, per l’intera società, intesa proprio come comunità di persone. Serve una rete di individui, associazioni e istituzioni, che esaltino la collaborazione per ridurre le diversità economiche, finanche culturali. Adesso che, grazie al PNRR, i fondi ci sono e ce ne sono anche tanti, facciamo sì che, attraverso progetti mirati e un profondo coinvolgimento a livello sociale, si possa davvero procedere verso un nuovo umanesimo.
La dottrina sociale della Chiesa, oggi più che mai, risulta attuale e d’insegnamento.
Francesco Fimmanò
La legislazione emergenziale contiene una innovazione sistemica rilevante: la composizione negoziata con la emersione della figura centrale di un esperto terzo che individui in modo asettico e senza subire la pressione del cliente la soluzione più adatta e se del caso crei tutte le condizioni per ricorrere in estrema ratio anche alla via giudiziaria (accordo di ristrutturazione o concordato), rappresentando una sorta di trait d’union tra il debitore ed il Tribunale.
Nell’esercizio del proprio incarico, l’esperto deve agevolare le trattative tra l’imprenditore, i creditori e gli altri soggetti interessati, al fine dell’individuazione di una soluzione atta al superamento dello squilibrio patrimoniale o economico-finanziario.
Se nasce una corretta cultura di questo approccio, potrebbe essere finalmente la soluzione cercata da anni per far emergere tempestivamente lo stato di crisi senza il ritardo esisiziale, che talora nasce dal timore dell’imprenditore di salire quando ancora è in tempo le scale del tribunale.
Mario Boffo
L’attenzione degli Stati Uniti verso la Cina comporta una serie di aggiustamenti geostrategici, non potendo Washington esplicare dovunque e in ugual misura la stessa diretta proiezione. Da anni è in atto il suo disimpegno dal Mediterraneo.
La creazione di un raggruppamento navale nell’Oceano Indiano con Gran Bretagna e Australia, che si avvale anche di un’imponente fornitura americana a Canberra di sottomarini a trazione nucleare di ultima generazione, segna del resto, almeno per ora, un’attenuazione d’interesse per il tradizionale legame transatlantico con l’Europa, che è invece alla base dell’omonima Alleanza e della NATO.
L’Afghanistan, che apre una rinnovata potenziale instabilità nell’area, rischia fra l’altro di attrarre l’attenzione proprio dei due grandi protagonisti del Golfo: per diversi motivi di esercizio di influenza o di timori di instabilità, Riad e Teheran potrebbero trovarsi nuovamente contrapposti nella regione e ciò nuocerebbe al dialogo in corso.
Massimiliano Romeo
È necessario abbassare i toni: c’è il rischio, come purtroppo sta avvenendo, che le posizioni – su green pass sì, green pass no, vaccini sì, vaccini no – si radicalizzino sempre di più. Sarebbe bene – come dico da tempo – usare una linea di accompagnamento e di convincimento. Gli indecisi vanno convinti con i ragionamenti, con calma e senza contraddizioni.
Siamo in un Governo di unità nazionale, che ha il compito di unire e non di dividere. Occorre un maggiore confronto politico in Parlamento e serve un confronto, anche scientifico, che è importante e che finora non c’è mai stato.
Adesso si parte infatti alla carica con il vaccino per gli under dodici. A tal proposito la comunità scientifica è divisa e molti esperti si mostrano perplessi sul fatto di vaccinare i bambini sani. Molti sono concordi sul fatto che siano necessari altri studi, magari con campioni di più grandi dimensioni. Quindi, sarebbe meglio aspettare e andare con prudenza perché, se la comunità scientifica è divisa, sarebbe saggio rispettare il principio di massima precauzione. Lasciamo stare i bambini ed è fondamentale non alimentare ulteriori divisioni bensì convincere gli scettici con una comunicazione efficace.
Paolo Arrigoni
Perché il divario tra noi e gli altri paesi europei è aumentato? La causa della drammatica situazione italiana è da ricercare in un mix energetico sbagliato e nell’eccessiva dipendenza energetica dall’estero. Il nostro Paese importa tutto e non produce: per il gas addirittura al 95% e ci permettiamo il lusso, ipocritamente, di non sfruttare il nostro a km0, molto più pulito e sfruttabile a emissioni ridotte rispetto a quello che per almeno 30 anni saremo costretti ad importare attraverso gasdotti intercontinentali e metaniere.
È sempre più indifferibile e urgente intervenire strutturalmente e ripensare la politica energetica del nostro Paese. Certo, l’Italia non può permettersi di aspettare l’Europa che, dopo l’ubriacatura del “solo rinnovabili e solo idrogeno verde”, è da due mesi divisa ed incapace sul come affrontare il caro energia. Nel frattempo noi saremo lasciati in balia della tempesta.
Oltre al gas – che dev’essere ricompreso nella tassonomia europea, riconoscendone il ruolo fondamentale nella transizione energetica – occorre tornare ad investire sulle biomasse, sulla geotermia, sull’idroelettrico e partecipare alla ricerca e allo sviluppo del nucleare di quarta generazione; un tema quest’ultimo che merita di essere riportato con rigore scientifico al centro del dibattito pubblico.
Ugo Utopia
Molto c’è da fare, se solo consideriamo che il coacervo di norme consente di diritto a un individuo di essere magistrato e politico allo stesso tempo, per quanto in città diverse. Mi riferisco al caso di Catello Maresca, oggi Consigliere comunale a Napoli e Consigliere di Corte d’appello a Campobasso.
Com’è possibile che questo possa essere consentito, risultando del tutto legittimo? È certamente una responsabilità della politica, che nonostante conosca bene il tema delle incompatibilità dei magistrati, non si pronuncia e continua a candidare magistrati. È il Parlamento ad emanare le leggi e la magistratura ad applicarle.
Mai più si deve esser giudicati da chi, schieratosi, ha assunto cariche politiche, a chiaro discapito dell’imparzialità e della trasparenza, che devono naturalmente contraddistinguere non solo l’operato, ma anche l’immagine del magistrato.
Solo tenendo fermamente lontani e scissi il potere politico e il potere giudiziario, si avrà la chance di avere istituzioni credibili, affidabili e rispettate. Il caso Palamara è fin troppo recente per abbassare la guardia.