The dark side of the growth

Roger Waters e David Gilmour, ovvero i Pink Floyd, nel 1973 lanciavano l’album “The dark side of the moon”. Sulla copertina veniva centrato un prisma triangolare, che scomponeva la luce in ingresso nei colori dell’iride. Quella copertina, disegnata da Gerald Scarfie, artista noto per le sue opere visionarie e surreali, era un messaggio, una sorta di esaltazione dell’umanesimo, del pensiero e della razionalità, così tipicamente sintetizzata nella gnoseologia dell’iconografia prismatica. Roger Waters disse che: “The dark side of the moon era un’istanza di empatia politica, filosofica e umanitaria che chiedeva disperatamente di venir fuori”. In pratica un caleidoscopio di potenzialità socio-culturali, e non solo, che non riuscivano a trovare espressione.

Da qui un’assonanza con quanto sta accadendo oggi nella nostra società.

Vengono doverosamente stanziati (PNRR) miliardi di euro a beneficio di tutti i settori, nessuno escluso, dall’economia alla burocrazia, dall’istruzione all’ambiente, dalla cultura alla ricerca, dall’informatica alla sanità.

Sicuramente ciò è indispensabile per voltare pagina dopo quasi un biennio di chiusure e rispondere al desiderio di ripresa economica, occupazionale e sociale.

Ma la domanda è: questa massiccia immissione di liquidità, le riforme annunciate e i conseguenti proclami politici, saranno in grado di rilanciare anche i rapporti umani, le empatie e la solidarietà? Le pandemie, le crisi economiche, le criticità sociali non si combattono solo con le riforme strutturali e la finanza, certamente importanti, ma non sufficienti.

All’esito di questo virus, tutt’ora in circolazione e chissà per quanto tempo ancora, si avverte un salto di qualità nei rapporti interpersonali? Siamo una società più coesa? Siamo in grado di sentirci un unicum, realmente più vicini al nostro prossimo? Oppure lo rifuggiamo, timorosi del contagio, concentrati sul recupero delle nostre economie domestiche, chiudendoci e relegandoci in un grottesco guscio egoistico?

Possiamo dire che questa drammatica esperienza ha ispirato un’evoluzione, un miglioramento nei rapporti umani e sociali?

Le riforme e i miliardi di euro di contributi, quale fascio di luce in ingresso nel prisma di una società multietnica e globalizzata, sono in grado di generare maggiori empatie, una vera solidarietà, sincera comprensione dell’altro, quali meravigliosi colori dell’iride?

Non c’è sviluppo economico, se non c’è sviluppo culturale. Non c’è civiltà, se non c’è attenzione per l’umanità, soprattutto per gli “invisibili” come i senzatetto, i detenuti, i poveri, i disoccupati.

Non c’è solo l’economia del benessere, c’è l’economia dell’assistenza, della sussidiarietà dell’altruismo e della generosità.

Dobbiamo operare in tal senso, perché non basta far ripartire le attività imprenditoriali, professionali e commerciali per superare, finanche illudersi di dimenticare quanto accaduto. Va bene riappropriarsi del proprio benessere, ma bisogna far sì che esso sia funzionale anche al prossimo.

The dark side of the growth, il lato oscuro della crescita, è proprio questo: a fronte di una robusta ripresa economica, perdere di vista la centralità dell’uomo, correre verso nuovi profitti, chiudersi nell’egoistica agiatezza ritrovata, incuranti di chi ci sta intorno, di chi ha perso il lavoro, la casa e la propria dignità. L’essere umano non po’ essere emarginato perché ha di meno. La nostra deve essere una società inclusiva, che solo così può progredire.

Non sono un fautore della decrescita felice, ma un convinto assertore che bisogna operare per accrescere il proprio benessere, non solo economico, ma anche come qualità della vita. Il miglioramento non deve essere solo individuale, ma rivolto al bene comune, per l’intera società, intesa proprio come comunità di persone. Serve una rete di individui, associazioni e istituzioni, che esaltino la collaborazione per ridurre le diversità economiche, finanche culturali. Adesso che, grazie al PNRR, i fondi ci sono e ce ne sono anche tanti, facciamo sì che, attraverso progetti mirati e un profondo coinvolgimento a livello sociale, si possa davvero procedere verso un nuovo umanesimo.

La dottrina sociale della Chiesa, oggi più che mai, risulta attuale e d’insegnamento.

Roberto Serrentino

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Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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