Hanno detto… sul numero 38, febbraio 2022 • anno 4

Roberto Serrentino
La stella polare, che ha guidato la rotta verso la nomina del Presidente della Repubblica, è stata quella di scongiurare nel modo più assoluto le elezioni anticipate e, quindi, di non spostare Mario Draghi da Presidente del Consiglio.
Una scelta autoreferenziata della classe politica. Mantenere Draghi per salvare lo scranno ha fatto sì che si pennellasse il quadro mediocre e disarmante, che abbiamo avuto il triste privilegio di ammirare.
Ma lo stesso obiettivo di continuità fino al termine della legislatura non poteva essere raggiunto aprendo un tavolo di concertazione fra tutte le forze politiche, optando per Draghi Presidente della Repubblica e un tecnico di transizione (eventualmente anche Daniele Franco, attuale Ministro dell’Economia e Finanze) a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura, cioè per poco più di un anno, confermando altresì tutti i ministri e i sottosegretari nei propri dicasteri? Un patto di legislatura in questo senso, fisiologico e strumentale per dare il via al settennato di Draghi, senza creare scossoni alla stabilità del governo e al prosieguo della legislatura.

Antonio Misiani
La riconferma del binomio Mattarella-Draghi è avvenuta nel segno della stabilizzazione del quadro politico. Un valore, in una fase in cui l’Italia non è ancora uscita dall’emergenza sanitaria e deve ancora recuperare pienamente le perdite economiche e sociali del disastroso 2020.
L’elenco delle cose da fare nel 2022 è fin troppo nutrito, a partire dai 102 obiettivi del Piano nazionale per la Ripresa che dobbiamo conseguire per accedere agli ulteriori 40 miliardi di risorse europee previste per quest’anno. Di tutto ha bisogno l’Italia, tranne che di un governo paralizzato da forze politiche l’una contro l’altra armate. Meglio sarebbe che il Parlamento prendesse spunto dal discorso di insediamento di Mattarella per definire un’agenda politica per la parte terminale della legislatura. Il Presidente ha indicato con grande forza la direzione da seguire.
Manca poco più di un anno alle prossime elezioni politiche. Sono mesi decisivi, vanno utilizzati al meglio.

Enrico La Loggia
Ma come, non c’era da fare ben altro? Il Ponte di Messina? Ma no, semmai le strade, le autostrade, i porti, le stradine interpoderali e quant’altro possa rientrare nel ben altro. I ben altristi saranno certamente contenti e soddisfatti.
Così non abbiamo né questo né quelli. Prima facciamo il ben altro e poi semmai pensiamo al Ponte. Quanta sprovvedutezza in questa affermazione. O forse quanta ingenuità nel non comprendere di essere strumenti di vari interessi. Ma ci vuole tanto a capire che si vuole fare investimenti solo al nord e che il sud è destinato ad un progressivo declino?
E ricordano che il Ponte era già in corso di realizzazione quando fu fermato da Mario Monti e compagni? E che stiamo pagando penali alle imprese aggiudicatarie dei lavori? Dobbiamo ancora sentire un ministro sedicente esperto dì ambiente sostenere che il Ponte non si può fare perché gli uccelli andrebbero a sbatterci contro? Si rifà una commissione che deve valutare la fattibilità del Ponte. Ma allora quelli che avevano dato il via erano tutti incompetenti e irresponsabili?
Sul serio dobbiamo accettare tutto questo? E dobbiamo rinunciare a non meno di trentamila posti di lavoro, dieci milioni di turisti in più, sviluppo dell’economia al centro del mediterraneo e degli scambi commerciali est ovest e nord sud e tante altre opportunità per far crescere l’occupazione e il benessere in questa parte del territorio? O è proprio questo che si vuole impedire per favorire le lobbies che garantiscono gli attuali interessi?
Francamente Ministro Giovannini mi sarei aspettato di più e di meglio da lei e dal Governo Draghi.

Luciano Acciari
In un precedente intervento su Dimensione Informazione avevo avuto modo di segnalare alcuni aspetti che avrebbero dovuto essere considerati nell’accingersi ad una vera e propria riforma del nostro sistema fiscale. Solo alcuni sono stati ripresi nel disegno di legge delega approvato dal Governo, che ha onorato l’impegno assunto nel suo programma. La delega infatti ha come scopo la sola “revisione” del sistema fiscale, per cui si è abbassato il livello dell’intervento legislativo e non si tratta più di verificare e discutere della struttura del sistema stesso, ovvero se le imposte che attualmente lo compongono siano ancora adeguate al nuovo contesto economico sociale, sia interno che internazionale, ma di affinare la disciplina delle imposte esistenti.
In proposito ci viene subito da rilevare la contraddizione tra la previsione, per cui si deve preservare il criterio di “progressività del sistema” con il sistema duale, che esclude dalla progressività un’area di reddito sempre più rilevante nei patrimoni dei cittadini.
Siamo ancora a lavori in corso. Il disegno di legge è all’esame delle Camere, in cui certamente saranno oggetto di dibattito alcuni dei temi qui considerati ed altri che pure sono sollecitati dalle diverse disposizioni. Il Governo è impegnato a varare la legge entro la fine di giugno p.v. e potrà essere quella l’occasione per un’ulteriore analisi del contenuto della delega e delle prospettive relative alla sua attuazione.

Luigi Ciampoli
L’intervento di riforma della giustizia si presenta di ampia portata, avendo di mira la completa digitalizzazione del settore, la riforma del processo civile e penale, il settore penitenziario, il reclutamento del personale amministrativo e giudiziario, la regolamentazione delle varie professionalità, l’Ordinamento giudiziario, i criteri di nomina e composizione del Consiglio Superiore della Magistratura.
Dinanzi a tale programma, l’intento della Ministra della Giustizia Marta Cartabia non può che meritare piena condivisione ed apprezzamento. Le soluzioni proposte infatti dimostrano di voler tenere conto non solo delle richieste avanzate dai vari soggetti interessati, ma anche delle carenze più volte lamentate e sanzionate in sede europea.
Paradossalmente però, è proprio questo atteggiamento di così ampia disponibilità, espresso nel progetto di riforma, a far nascere la sensazione che alla fine si finisca per disperdersi tra le numerose istanze. Una tale riflessione costituisce un elemento negativo, sollevando non solo dubbi sulla concreta possibilità di realizzazione del programma e sulla reale eliminazione dei problemi lamentati, spesso anche tra loro confliggenti. Con coraggio, non si trascuri l’ipotesi di una riforma costituzionale, partendo anche da una diversa conformazione del CSM, da diversi criteri elettivi e da una più diretta presenza del Capo dello Stato, assicurata attraverso un organismo di sua nomina svincolato sia da designazioni politiche che correntizie.

Florindo Oliverio
Sul tema penitenziario, ogni Ministro della Giustizia che ha lavorato a via Arenula non ha potuto evitare di occuparsi di carcere. Il tema è salito all’onore delle cronache con connotazioni emergenziali. Sempre e nonostante le buone intenzioni è stato difficile, spesso impossibile, sciogliere quei nodi gordiani che ostacolano la comprensione dei problemi e quindi l’individuazione della loro possibile soluzione.
Nel rispetto e nella stima che rinnoviamo alla Ministra Cartabia anche in questa occasione, dobbiamo affermare che le soluzioni proposte, pure in questo lodevole esercizio, non sono sufficienti per aiutare il sistema penitenziario ad uscire dalla sua ormai congenita emergenza.
Il modello organizzativo dell’esecuzione penale, di cui il carcere è parte, non è stato modernizzato.
Serve l’istituzione di nuove figure professionali, di nuovi concorsi e modalità innovative per il reclutamento, proprio per potere dare avvio a quel percorso riformatore che dovrebbe davvero e finalmente dare al carcere la connotazione di estrema ratio, privilegiando le misure alternative.
Infine non possiamo non sottolineare come l’indicazione, sempre contenuta nella relazione della Commissione innovazione, di ristrutturare gli edifici penitenziari, con particolare riguardo ai servizi igienici all’interno delle camere detentive, ma anche le condizioni di quelli ubicati nelle caserme del personale (anche queste da ristrutturare), ci lasci perplessi.

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