Il caso AS Roma
e i fattori psicologici


Come sempre, il calcio consegna spunti di riflessione che possono esserci utili anche nella comprensione di fenomeni che vanno oltre il pallone.

Un esempio significativo è quanto sta facendo la AS Roma nel campionato di calcio. In lotta per non retrocedere fino a Natale 2024, diventa la migliore squadra europea nei primi mesi del 2025. È quello che viene chiamato il caso Roma, con tre allenatori diversi (De Rossi, Juric, Ranieri), che ottengono risultati opposti dando vita ad un fenomeno che può essere analizzato da diversi punti di vista e attraverso interessanti fattori psicologici: motivazione, confidenza, pressione.

1) Motivazione: questa può variare a seconda dell’allenatore e del suo approccio. Un allenatore, e certamente Ranieri è uno di questi, può essere più in grado di motivare di più e al meglio i giocatori rispetto a un altro;

2) Confidenza: la confidenza dei giocatori può essere influenzata dall’allenatore se invece che autoritario è autorevole, se invece che solitario sente la costruzione di un collettivo, se mette tutti sullo stesso piano nello spogliatoio. Giocatori più confidenti con l’allenatore possono esprimersi meglio in campo (nella Roma eclatante è il caso di Celik);

3) Pressione: questa può essere un fattore importante nel rendimento di una squadra. Nella Roma fino a Natale era stato un elemento distruttivo, che faceva sbagliare ai calciatori anche le cose più semplici, mentre con Ranieri diventa una spinta propulsiva nella gestione del rapporto con ambiente e tifoseria riportando serenità in campo e negli spalti.

Poi, ovviamente, ci sono anche i fattori tattici, cioè nel sistema di gioco più adatto ai calciatori a disposizione, così come l’elasticità nell’utilizzo dei moduli senza visioni ideologiche in un senso o nell’altro.

In sintesi, al caso AS Roma può essere attribuita una combinazione di fattori psicologici, ambientali e tattici.

È probabile che le motivazioni, la confidenza e la pressione siano state influenzati positivamente dalle scelte di Ranieri il quale, prima ancora che in campo, ha cambiato l’ambiente di lavoro partendo da Trigoria.

Non era una squadra di brocchi prima, non è diventata una squadra di campioni dopo, ma la differenza l’ha fatta proprio l’allenatore Claudio Ranieri.

A parte la parentesi Juric, professionista serio ma arrivato a Roma nel momento sbagliato e incapace di calarsi in un rapporto fiduciario e confidente con la squadra, la presenza di Daniele De Rossi meriterebbe una riflessione più approfondita.

Mi limito a dire come era prevedibile l’esito del suo allontanamento, in quanto scelta obbligata solo dalla necessità di far tacere una piazza in subbuglio dopo l’esonero improvvido di Mourinho.

Un allenatore giovane ancora troppo giocatore nella testa e nel cuore lasciato solo dalla società. A lui l’augurio sincero di una grande carriera anche da Mister e la speranza di rivederlo presto nella panchina giallorossa.

Paolo Cento

Presidente del Roma Club Montecitorio

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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