L’Opus Dei e
Papa Francesco


È l’8 agosto 2023 quando Papa Francesco, con la lettera apostolica Motu Proprio “Ad charisma tuendum”, conformemente alla Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelicum” del 19 marzo 2022, viene a modificare i canoni 295-296 del Codice di diritto canonico in riferimento alle prelature personali. Fra le varie innovazioni, che sembrano interessare propriamente l’Opus Dei, quale unica prelatura personale, spiccano:

  1. l’approvazione del riformato Statuto da parte degli organi competenti della Santa Sede;
  2. il prelato non può essere un vescovo;
  3. sarà il Dicastero del clero e non più la Congregazione dei vescovi ad avere la giurisdizione su tutte le tematiche inerenti la Prelatura.

È un cambio di passo forte da parte del pontificato di Francesco, rispetto a quanto avvenuto con Papa Ratzinger e Giovanni Paolo II, nei rapporti con la Prelatura? Ricordiamo quando il 28 novembre 1982 Giovanni Paolo II la designò “prelatura personale”, unica prelatura indipendente e personale della Chiesa, sotto la sola giurisdizione del Papa e di nessun altro prelato e con giurisdizione sulle persone anziché su un’area geografica. Inoltre, il 17 maggio 1992 avveniva la beatificazione di Josemaria Escrivá De Balaguer, fondatore nel 1928 dell’Opus Dei, accompagnata dall’omelia di Giovanni Paolo II, ove si legge, fra l’altro: “con soprannaturale intuizione il beato Josemaria predicò instancabilmente la chiamata universale alla Santità e all’apostolato (…). Il lavoro è anche mezzo di santificazione personale e di apostolato quando è vissuto in unione con Cristo”.

Oggi lo Statuto dell’Opera è in corso di revisione/riscritturazione e c’è chi assicura che nel testo definitivo il “ridimensionamento” della Prelatura sarà marcato, atteso l’intervenuto declassamento ad “associazione pubblica clericale di diritto pontificio”.

Ma perché questo cambio di rotta, questa discontinuità importante rispetto ai due precedenti pontificati, che limita l’indipendenza e circoscrive il potere dell’Opera?

Già nel 2017 Papa Francesco non volle l’ordinazione episcopale del nuovo prelato dell’Opus Dei, monsignor Fernando Ocàriz, lanciando in più occasioni l’allarme contro i rischi del clericalismo identitario, evocando invece un cattolicesimo più di massa e meno elitario.

Non dimentichiamo la formazione del gesuita Papa Francesco e quanto ebbe a dire l’allora Superiore Generale dei Gesuiti, Wlodimir Ledockowski, che apostrofò l’Opera come una sorta di “massoneria cristiana”.

Si vocifera, peraltro, anche non troppo velatamente, come in questo processo di ristrutturazione e ridimensionamento dell’Opera, ci sia anche lo zampino di Gianfranco Ghirlanda, per l’appunto, un gesuita.

La poca simpatia per l’Opera si potrebbe, quindi, inquadrare nella storica rivalità tra Gesuiti e Opus Dei, ordini entrambi di origine spagnola, con i primi votati a una chiesa popolare e progressista, volta alla giustizia sociale e la seconda più elitaria e con maggiore attenzione agli aspetti economici, quindi più conservatrice?

Questo ridimensionamento è comunque coerente con quel processo di accentramento dei poteri in capo alla figura del Pontefice, forte del suo potere di legiferare e d’imporre l’obbedienza, proprio voluto da Francesco e reso evidente finanche attraverso alcune sue nomine all’interno della Chiesa, che hanno suscitato non pochi malumori.

Tuttavia, non sfugge come questi provvedimenti di Papa Francesco siano di portata più generale, si potrebbe quasi dire urbi et orbi, perché rivolti a tutti i movimenti, peraltro sostenuti da Giovanni Paolo II “promotore di un cattolicesimo identitario e trionfale”.

Da qui la considerazione che, in realtà, non è vero che Papa Francesco non abbia particolare simpatia nei confronti dell’Opera, essendo il suo disegno di riscrittura degli Ordini ecclesiastici di portata ampia, universale e omnicomprensiva.
Soccorre il Prelato dell’Opera, Mons. Fernando Ocáriz ad assicurare “sincera obbedienza filiale da parte dell’Opera agli intendimenti del Papa, invitando i suoi membri a rimanere anche in questo caso, tutti molto uniti. (…). Accogliamo con sincera obbedienza filiale le disposizioni del Santo Padre per chiedervi di rimanere, anche in questo, tutti molto uniti. In tal modo seguiamo lo stesso spirito con il quale san Josemaria e i suoi successori hanno accettato qualsiasi decisione del Papa sull’Opus Dei. Poiché l’Opera è una realtà di Dio e della Chiesa, lo Spirito Santo ci guida in ogni momento”.

Sempre in riferimento al Motu Proprio, Ocáriz ha aggiunto: “Le modifiche stabilite in questi canoni si riferiscono alle norme generali sulle prelature personali. Nell’aggiunta circa i laici viene esplicitato che sono fedeli delle loro diocesi, come qualsiasi altro cattolico. Nel caso dell’Opera, inoltre, sono membri di questa famiglia soprannaturale, in virtù di una specifica chiamata vocazionale”.

Non resta che attendere di leggere il testo del nuovo Statuto dell’Opera, come modificato e approvato dalla Santa Sede, per trarre le conseguenti conclusioni.


Il testo integrale del Motu Proprio di Papa Francesco “Ad Charisma Tuendum”

“Per tutelare il carisma, il mio predecessore san Giovanni Paolo II, nella Costituzione Apostolica Ut sit, del 28 novembre 1982, eresse la Prelatura dell’Opus Dei, affidandole il compito pastorale di contribuire in modo peculiare alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Secondo il dono dello Spirito ricevuto da san Josemaría Escrivá de Balaguer, infatti, la Prelatura dell’Opus Dei, con la guida del proprio Prelato, attua il compito di diffondere la chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali per mezzo dei chierici in essa incardinati e con l’organica cooperazione dei laici che si dedicano alle opere apostoliche (cfr. cann. 294-296, CIC).
Il mio venerato Predecessore affermava che: “Con grandissima speranza, la Chiesa rivolge le sue materne premure e le sue attenzioni verso l’Opus Dei (…) affinché esso sia sempre un valido ed efficace strumento della missione salvifica che la Chiesa adempie per la vita del mondo” [1].
Con questo Motu Proprio si intende confermare la Prelatura dell’Opus Dei nell’ambito autenticamente carismatico della Chiesa, specificando la sua organizzazione in sintonia alla testimonianza del Fondatore, san Josemaría Escrivá de Balaguer, e agli insegnamenti dell’ecclesiologia conciliare circa le Prelature personali.
Mediante la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium del 19 marzo 2022, che riforma  l’organizzazione della Curia Romana per meglio promuoverne il servizio a favore dell’evangelizzazione, ho ritenuto conveniente affidare al Dicastero per il Clero la competenza per tutto ciò che spetta alla Sede Apostolica circa le Prelature personali, delle quali l’unica finora eretta è quella dell’Opus Dei, in considerazione del preminente compito in essa svolto, a norma del diritto, dai chierici (cfr. can. 294, CIC).
Volendo quindi tutelare il carisma dell’Opus Dei e promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo, e dovendo al contempo adeguare le disposizioni relative alla Prelatura in ragione della nuova organizzazione della Curia Romana, dispongo che siano osservate le seguenti norme.
Art. 1. Il testo dell’art. 5 della Costituzione Apostolica Ut sit è, a partire da ora, sostituito dal testo seguente: “A norma dell’art. 117 della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, la Prelatura dipende dal Dicastero per il Clero che, a seconda delle materie, valuterà le relative questioni con gli altri Dicasteri della Curia Romana. Il Dicastero per il Clero, nella trattazione delle diverse questioni, dovrà avvalersi, mediante l’opportuna consultazione o trasferimento delle pratiche, delle competenze degli altri Dicasteri”.
Art. 2. Il testo dell’art. 6 della Costituzione Apostolica Ut sit è, a partire da ora, sostituito dal testo seguente: “Ogni anno il Prelato sottoporrà al Dicastero per il Clero una relazione sullo stato della Prelatura e sullo svolgimento del suo lavoro apostolico”.
Art. 3. In ragione degli emendamenti della Costituzione Apostolica Ut sit disposti con la presente Lettera Apostolica, gli Statuti propri della Prelatura dell’Opus Dei saranno convenientemente adeguati su proposta della Prelatura medesima, da approvarsi dai competenti organi della Sede Apostolica.
Art. 4. Nel pieno rispetto della natura del carisma specifico descritto dalla Costituzione Apostolica sopracitata, si intende rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica. Pertanto il Prelato non sarà insignito, né insignibile dell’ordine episcopale.
Art. 5. Considerando che le insegne pontificali sono riservate agli insigniti dell’ordine episcopale, al Prelato dell’Opus Dei si concede, in ragione dell’ufficio, l’uso del titolo di Protonotario Apostolico soprannumerario con il titolo di Reverendo Monsignore e pertanto potrà usare le insegne corrispondenti a questo titolo.
Art. 6. A partire dall’entrata in vigore della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, tutte le questioni pendenti presso la Congregazione per i Vescovi relative alla Prelatura dell’Opus Dei continueranno ad essere trattate e decise dal Dicastero per il Clero.
Stabilisco che la presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio venga promulgata mediante la pubblicazione su L’Osservatore Romano, entrando in vigore il 4 agosto 2022, e quindi pubblicata nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis.”

Dimensione Informazione

Dimensione Informazione

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

© Copyright 2024 | Dimensione Informazione
Tutti i diritti riservati

Privacy Policy Cookie Policy Cambia preferenze

Contatti:
Viale Giuseppe Mazzini, 134 - 00195 Roma
Telefono: 06.37516154 - 37353238
E-mail: redazione@dimensioneinformazione.com