Si aprono le Olimpiadi a Parigi e veniamo colpiti – per far cosa? Stupirci? Meravigliarci? Farci discutere? O meglio ancora indignarci? Vedere se ci stiamo abituando o peggio assuefacendoci alle più bizzarre manifestazioni di malinteso laicismo esasperato? Come si fa a non comprendere cosa c’è dietro alla rappresentazione ributtante della Cena di Leonardo? La liquidiamo come una battuta da bettola tra le risate di ottusi ubriachi? O ci schieriamo con fermezza a difesa della nostra religione, dei nostri principi, valori, delle nostre radici cristiane? Quello che voglio dire è che mi piacerebbe assistere a un confronto ampio, partecipato, competente per approfondire il tema dell’attacco continuo, persistente e invadente da parte dell’Islam favorito da tanti utili idioti ignari dei pericoli che corriamo. L’Islam non è solo una religione ma un principio totalizzante, che non ammette dissenso e impone il pensiero unico del suo capo spirituale. Non c’è possibilità di indurlo al dialogo sui diritti civili, politici, sociali, né ovviamente sui principi della democrazia o della autodeterminazione dei cittadini. E questo che gli utili idioti, che ignorano tutto ciò, vorrebbero nel nostro Paese o in Occidente? Ma è possibile che per ignoranza o ignavia possiamo rischiare tutto questo? La rivista francese nota per le proprie vignette dissacranti, oscene e blasfeme pubblica l’immagine della Madonna colpita dal vaiolo delle scimmie e con commenti oltraggiosi da taverna. Certo si guarda bene dal farlo con Maometto dopo gli attentati subiti in passato da indignati islamici infuriati. E noi? Sì noi, proprio noi? Muti e inerti. Non abbiamo proprio niente da dire? Sì, comprendo. Dopo avere eliminato i crocefissi dalle aule, i presepi dalle scuole, le lezioni di religione dai programmi scolastici, ci dobbiamo scandalizzare per una vignetta? Una ragazzata, una goliardata? Senza comprendere l’enormità dell’oltraggio? Della blasfema offesa alla Madre di Dio? A miliardi di cattolici in tutto il mondo? Ma sì, tanto noi non reagiamo, ci facciamo l’abitudine, non proviamo neanche a sollevare una protesta.
Ebbene No, No, e ancora No. Io non ci sto, non mi arrendo e invito tutti a fare altrettanto. No, non va bene rinunciare ai crocefissi. Non va bene che per non urtare la sensibilità dei figli dell’Islam si debba rinunciare ad organizzare il presepe nelle scuole. E va ancora meno bene, ovviamente, rinunciare all’ora di religione per non suscitare proteste per l’insegnamento dei principi cattolici. E che dire della Divina Commedia? La eliminiamo dalla letteratura italiana?
Che succederà ora? Chiuderemo le parrocchie? Aboliremo le diocesi? Trasformeremo il Vaticano in un luna park? E tutto questo perché?
Io non credo che questa forma di sudditanza culturale favorisca il dialogo interreligioso. Credo che solo in malafede o nella più assoluta ignoranza sia possibile fare questo scempio di millenni di cristianesimo. Tra i ricordi più belli e più gratificanti della mia esperienza di Governo rimane indelebile la visita ufficiale a Sarajevo. Vedere l’una accanto all’altra, nella stessa via, una cattedrale, una moschea e una sinagoga apriva il cuore alla speranza di vedere un mondo in pace nel rispetto reciproco delle rispettive tradizioni, culture e credenze religiose. Ho pensato allora e penso ancora oggi che vale la pena di lottare e spendere la propria vita sino a vedere realizzato questo risultato. Mi piacerebbe vedere nelle nostre scuole, università, parrocchie, circoli culturali vari un dibattito serrato e un confronto sereno senza pregiudizi e senza sciocchi servilismi. Vedere docenti e genitori confrontarsi su questo argomento e suscitare reazioni costruttive. Educare i nostri ragazzi secondo i nostri principi e insegnare loro il rispetto per gli altri, soprattutto se la pensano in modo diverso o opposto dal nostro e ricordare che ascoltare e comprendere le loro ragioni non vuol dire rinunciare alle nostre, anzi spiegarle e chiarirle con determinazione e pazienza.