Hanno detto… sul numero 67-68, luglio/agosto 2024 • anno 6


Roberto Serrentino
Non di poco conto sono i dubbi che condizionano la scelta del contribuente, il quale, a fronte di benefici comunque relativi, si trova non solo ad affrontare costi non trascurabili, ma anche a dover valutare l’impossibilità a derogare ad un accordo quandanche risulti in seguito sfavorevole.
Siamo solo agli inizi della formazione di una novella fiscale di non poco momento, atteso il più ampio riequilibrio dei rapporti fra contribuente e fisco, che questo Governo sembra voler perseguire.
I tempi sono ampi per agire in un’ottica migliorativa del CBP come prospettato oggi, perché, nel bilanciamento degli interessi, avere maggiore contezza delle entrate per poter più attendibilmente approcciare la formazione di una legge di bilancio e “fare cassa” per poter intervenire sul più generale alleggerimento della pressione fiscale, costituiscono aspetti che troverebbero fattuale riscontro solo se i contribuenti vedranno un reale vantaggio nell’accogliere la proposta dell’Agenzia.

Mario Boffo
Il Cavaliere Inesistente, racconta Italo Calvino, si trovò a un certo punto nel castello della dama più bella e vogliosa delle contrade nelle quali peregrinava. Dopo cena, una cena che aveva prolungato con mille futili pretesti e insulse conversazioni al fine di non arrivare al dunque, non potette spogliarsi, per non dover manifestare la propria inesistenza al di sotto dell’armatura. E così prese a perdere tempo fino al mattino, arrampicandosi su assurdi e interminabili pretesti e sostenendo che le lenzuola non erano mai ben posizionate, tanto che si dovette rifare il letto varie e svariate volte. Finché si fece giorno, e il Cavaliere perse l’occasione, occasione che del resto non avrebbe mai potuto sfruttare. Ecco: la sinistra e l’Europa, a fronte delle grandi occasioni che si presentano in un mondo in trasformazione, in un’economia internazionale che necessita correzioni, in presenza di drammatici temi sociali e internazionali sui quali si dovrebbe intervenire con urgenza, non hanno fatto altro, almeno finora, che fare e rifare il letto sul quale mai si adageranno. Anche perché, proprio come il calviniano Cavaliere, mancano della risorsa necessaria: l’esistenza.
Sembra quindi arrivato il momento delle grandi domande. Basteranno anche in futuro artifici e mobilitazioni dell’ultimo minuto, gloriose prese di coscienza degli elettorati che evitino il successo dei partiti di destra, ma non per questo ne arrestano la penetrazione nella società? Penseranno la sinistra e l’Europa a elaborare strategie politiche e sociali atte a scongiurare il pericolo, ad allontanare gli spettri e a eradicare ogni infezione dalla società stessa, e non solo dagli esiti elettorali?

Nicola Saracino
La diversità di disciplina della circolare – un corpus giustinianeo se confrontato alle sparute disposizioni di rango superiore dalle quali ha origine – deve trovare base esclusiva nelle norme di legge, non nella diversa sensibilità del Presidente della Repubblica, visione ben oltre il presidenzialismo di cui comincia a discutersi.
D’altro canto, l’unanimità dei togati del CSM nel sostegno di questa iniziativa trova spiegazione nell’annunciata riforma che vuole introdurre la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri e costituisce un tentativo di omologare il pubblico ministero alla giudicante, laddove il legislatore s’era limitato ad indicare l’esigenza di “allineare” le procedure di approvazione dei rispettivi progetti organizzativi.
Il pericolo di questa tensione, di questa aspirazione ad equiparare ciò che è diverso, è che prevalga, anche per la magistratura giudicante, l’indirizzo gerarchico, del quale il Legislatore offre ampi segnali nei più recenti interventi normativi, come quello che ha introdotto le “pagelle” sull’attività di tutti i magistrati, ridotti a scolaretti da bollare con valutazioni desolanti. Il CSM finge di non sapere che il più formidabile strumento gerarchico nelle mani del procuratore della Repubblica, così come del presidente del tribunale, è costituito dal “parere” che sono chiamati ad esprimere, ogni quadriennio, sulla professionalità dei magistrati del rispettivo ufficio.

Stefano De Lillo
Dati della relazione parlamentare mostrano che, purtroppo, per ragioni totalmente antiscientifiche, c’è una sottostima della gravità del problema proprio da parte dei genitori. Basti pensare che il 40% delle madri e dei padri degli alunni delle scuole di Roma, si dice tollerante nei confronti dell’uso dei cannabinoidi e addirittura la metà ritiene che l’utilizzo di alcol e cannabinoidi da parte dei propri figli debba essere “contestualizzato al momento”. Stiamo parlando, lo ricordo, di sostanze entrambe illegali se associate ai minorenni.
Manca, invece, la consapevolezza che non si tratti più del vecchio spinello dei figli dei fiori (tra l’altro anche quello estremamente pericoloso), ma di sostanze dagli effetti psicotropi 30 volte più potenti e che possono indurre gravi psicosi nei giovani.
È arrivato il momento di combattere tutti insieme una “giusta” battaglia culturale e scientifica, contro le droghe a difesa dei nostri giovani.

Salvatore Sciullo
Dobbiamo dare piena attuazione all’art. 27 della nostra Carta costituzionale, ove recita che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Dobbiamo intervenire per porre fine a questa drammatica situazione, in cui noi Avvocati penalisti siamo i primi, diretti testimoni delle condizioni disumane in cui versano le carceri italiane e di questo stato di abbandono del sistema penitenziario che ha portato ormai da anni l’Italia a condanne e sanzioni da parte della CEDU.
Dobbiamo ripristinare una civiltà giuridica ed uno stato di diritto effettivo degno dalla nostra nazione.
Non c’è più tempo, il tempo è finito!
Nella difesa degli ultimi noi ci siamo e ci saremo sempre!

Rachele Stroppa – Associazione Antigone
Il Governo ha deciso di intervenire con il decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92 (c.d. decreto carcere), recante «Misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della Giustizia».
Secondo le dichiarazioni del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, le disposizioni in materia penitenziaria proposte dal decreto sono volte ad umanizzare l’esecuzione della pena della privazione della libertà. Ciononostante, l’atteggiamento del Governo si rivela quanto meno contraddittorio se si considerano, invece, le previsioni di un altro documento normativo che mira ad incidere (anche) sulla realtà penitenziaria, ovvero, il disegno di legge n.1660, conosciuto come ddl sicurezza.
L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha affermato che “la maggior parte delle disposizioni [del ddl sicurezza] ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto”.

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Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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