Un circuito penale più umano con l’Osservatorio per la giustizia di comunità*

Da questi interrogativi è nato il percorso che ha portato il Tribunale di Roma ad implementare le attività dell’Osservatorio per la giustizia di comunità, del quale fanno parte Avvocatura, Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE), Regione Lazio, ASL, Roma Capitale e Università La Sapienza, Garante per i detenuti con l’obiettivo di valorizzare gli istituti che prevedono percorsi di responsabilizzazione nell’ambito della comunità.

La sottoscrizione di un Accordo di Rete ha avviato un processo di compartecipazione e di collegamento con le realtà territoriali e sono state concordate specifiche linee di azioni con le quali cercare di assicurare continuità assistenziale e una più efficace e tempestiva presa in carico dei soggetti vulnerabili entrati nel circuito penale, secondo il paradigma della cd. giustizia di comunità che può sintetizzarsi nella presa in carico dell’autore di reato e della vittima e nella organizzazione dei relativi servizi.

La realizzazione di questo modello è stato il nostro obiettivo ben prima dell’entrata in vigore della cd. riforma Cartabia che, oltre a riscrivere varie norme processuali e penali, ha esteso l’applicazione dell’istituto della Messa alla Prova, ma soprattutto ha avuto il merito di introdurre, per la prima volta, un sistema di pene sostitutive delle pene detentive brevi, facendo toccare due mondi da sempre separati: quello della cognizione e quello dell’esecuzione. Occorre però subito dire che la mancanza di risorse e la discrezionalità applicativa che con tali carenze dovrà fare i conti, faranno sì che difficilmente questi strumenti potranno divenire percorsi di elezione in grado di abbattere la recidiva e costruire sicurezza sociale fuori dalle mura del carcere.

È stato sottoscritto un Protocollo operativo che facilita l’accesso all’istituto della Messa alla Prova con la possibilità di redigere la domanda online.

È stata altresì ampliata la platea degli Enti Convenzionati in modo da rispondere alla esigenza di diversificazione delle attività di pubblica utilità e fare fronte al numero crescente di richieste.

È assicurata la collaborazione di studenti di master dell’Università La Sapienza di Roma a svolgere il tirocinio curriculare presso il Tribunale di Roma nell’ambito delle attività di uno Sportello che segue la logica di prossimità al cittadino ove prestano il loro servizio anche avvocati e funzionari dell’UEPE.

Quanto alle pene sostitutive è previsto che, ad esclusione della semilibertà, siano costruite attraverso le prescrizioni del giudice sulla base delle informazioni fornite dall’avvocato riservando l’eventuale intervento dell’UEPE alla fase dell’esecuzione. Compito dell’avvocato è quello di informare e accompagnare l’assistito verso la scelta più giusta e di fornire al giudice tutti gli elementi per la costruzione di una “pena-programma” più adatta possibile alle esigenze di vita e familiari dell’imputato, utile per quello che è stato definito un percorso di “ristrutturazione esistenziale”, anche con il coinvolgimento di servizi sanitari e sociali e contesti familiari

È stata creata una pagina web ove sono disponibili informazioni, documenti utili e modelli di provvedimento.

È stato predisposto un elenco di strutture che svolgono interventi di accoglienza abitativa ed azioni di sostegno all’integrazione sociale, per sopperire alla carenza di strutture accreditate e di residenze per i soggetti privi di dimora e in condizione di marginalità sociale.

È stato sottoscritto un Protocollo che mette al centro la necessità di individuare un modello di intervento efficace per il sostegno e la cura dei soggetti accusati di violenza nelle relazioni affettive, al fine di arginare le condotte future e contribuire alla protezione della vittima del reato favorendo l’intervento precoce presso Centri qualificati. I firmatari si sono impegnati a promuovere la formazione e azioni di sensibilizzazione anche presso scuole e altri luoghi di aggregazione dei giovani.

È stato altresì sottoscritto un documento per la giustizia riparativa nel quale, non essendo ancora istituiti i Centri per la giustizia riparativa, si è convenuto sulla inopportunità di individuare modelli operativi e si è ribadito l’impegno dell’Osservatorio alla diffusione e alla promozione delle pratiche di giustizia riparativa. Una pratica lunga, faticosa, volta a prevenire conflitti, costruire relazione e riparare fratture in un processo di dialogo che coinvolge le parti interessate facendo del crimine “un’occasione positiva di rafforzamento dei legami sociali” (Francesco Palazzo in “Crisi del carcere e culture di riforma” – Diritto Penale Contemporaneo, n. 4/2017).

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(*) L’articolo vuole essere una sintesi del lavoro svolto dall’autrice, recentemente nominata Presidente di sezione presso la Corte di Appello di Roma, nel periodo in cui, quale Presidente di sezione presso il Tribunale di Roma, ha istituito e coordinato l’Osservatorio per la giustizia di comunità.

Roberta Palmisano

Presidente III sezione penale – Corte di Appello di Roma

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

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