I test psicoattitudinali per i magistrati: essere o non essere


Il decreto legislativo n. 44 /2024 del 6.4.2024 ha dato attuazione alla legge delega n. 71/2022, c. d. Cartabia.

Tra le disposizioni che più di altre hanno fatto discutere vi è certamente quella che ha introdotto i test psicoattitudinali volti a scrutare la personalità dei candidati al concorso per magistrati e la loro idoneità allo svolgimento di funzioni giudiziarie.

Plurimi i profili di criticità.

Il primo, il più lampante: l’evidente eccesso di delega. Il Governo, in modo del tutto inopinato e autonomo, ha introdotto una disposizione per la quale non aveva ricevuto delega dal Parlamento. In nessun articolato della legge delega, invero, si parlava dell’introduzione di questo ulteriore criterio di selezione per l’accesso alla funzione di magistrato.

Il secondo profilo: l’ulteriore prova di accesso all’Ordine giudiziario appare chiaramente in contrasto con il dettato della Costituzione, che affida soltanto al concorso pubblico il metodo di selezionare la nuova classe magistratuale (art. 106 Cost.). Per non dire che nessun parere tecnico ha potuto esprimere sul punto il Consiglio Superiore della Magistratura (al quale è riconosciuto detto potere dalla legge istitutiva di detto organo) proprio a causa della introduzione a sorpresa della novità.

Da subito centinaia di magistrati a titolo individuale- non anche l’ANM, purtroppo- avendo compreso il rischio insito nella riforma, hanno richiesto ai componenti togati del CSM di esprimersi in modo nettamente contrario al preannunciato decreto legislativo, evidenziando, tra l’altro il carattere incoerente con coevi progetti governativi di introduzione di procedure semplificate di selezione, ma soprattutto i pericoli legati a forme di partecipazione del Ministero della Giustizia, e, per esso, del Potere Esecutivo, nel sistema di valutazione dell’idoneità all’accesso all’Ordine Giudiziario, anche in virtù dei canoni di idoneità metagiuridici condizionati e/o condizionabili dalla connotazione politico-programmatica del Governo di turno.

Benché la scelta dei componenti esperti sia stata alla fine rimessa al Consiglio Superiore della Magistratura, resta il fatto che l’introduzione dei test sia da subito apparso un modo per alimentare discredito e intaccare l’immagine di professionalità e di equilibrio dei magistrati attualmente in servizio.

Si tratta di un trend, purtroppo, che non si è mai arrestato nel corso degli ultimi anni, assistito da certi house organs della Politica, verosimilmente anche di altri poteri meno istituzionali, se è vero, come è vero, che l’introduzione dei test psicoattitudinali per i magistrati costituiva un punto programmatico del Piano di Rinascita Democratica della Loggia P2. 

La migliore riprova della fallacia dei test psicoattitudinali è giunta direttamente dai moltissimi specialisti che saranno chiamati a svolgere questo incarico, che, in un documento reso pubblico nel mese di aprile di quest’anno, hanno rappresentato la loro netta contrarietà, sotto il profilo anche tecnico, tenuto conto che la “valutazione predittiva psicologico-psichiatrica del futuro magistrato, nella presupposizione di una capacità ‘scientifica’ e tecnica di discriminare, attraverso test e colloqui, la specifica ‘idoneità psicoattitudinale’ degli aspiranti magistrati, addirittura “in relazione alle specifiche funzioni indicate nella domanda di ammissione” avrebbe carattere assolutamente aleatorio e risulterebbe sprovvista di qualsiasi base scientifica. I giudizi degli psichiatri, invero, “si troverebbero, nella migliore delle ipotesi, in balìa di suggestioni intuitive ed empatiche; o, più facilmente, sarebbero indotti a surrogare la mancanza di appropriati criteri ordinativi nella propria ‘disciplina’ di competenza con un ‘disciplinato’ affidamento, se non con una subordinazione, all’ordinamento politico del momento”

Il documento sottoscritto da centinaia di associati della Società Psicoanalitica Italiana conclude affermando che “l’operato di simili esperti correrebbe così il rischio di adeguare le proprie risposte ‘diagnostiche’ all’aspettativa di quella domanda ‘politica’ che li ha cooptati come suoi funzionari”.

Va aggiunto che le considerazioni tecniche degli esperti non possono che trovare conferma da parte dei comuni cittadini, ove si pensi, ad esempio, ai quiz del c. d. test Minnesota, che sembrerebbe il metodo prescelto dal Governo. Come siano capaci di fondare un giudizio di attitudine alla professione di magistrato domande come “Le mie mani e i miei piedi sono solitamente abbastanza caldi”, oppure “Ho un buon appetito” o ”Sembra che abbia un nodo in gola per la maggior parte del tempo”, ovvero “Sono molto raramente disturbato dalla stitichezza” o “Mi piacerebbe fare il cantante”, può essere facilmente rimesso all’intelligenza di ogni lettore.

Come volevasi dimostrare, dunque, anche i test psicoattitudinali, insieme a tante altre riforme in materia di giustizia succedutesi in questi anni, sembrano celare l’intento di soggiogare la giurisdizione ai desiderata del Potere Politico e/o di sottoporla a controllo. 

Neanche il dato comparatistico può aiutare l’ideatore di questa riforma.

L’Unione Internazionale dei Magistrati (U. I. M.) ha, di recente, diramato un questionario ad oltre novanta associazioni di magistrati di tutto il mondo. 

Hanno risposto 57 di esse, di cui ben 32 appartenenti a Paesi membri del Consiglio d’Europa.

Soltanto in 16 Paesi (tra cui anche Austria, Grecia, Portogallo, Lussemburgo, Ungheria), sono previsti test psicoattitudinali in ingresso, mentre in Paesi come Danimarca, Inghilterra e Galles, Spagna, Francia, Germania, Svezia, Svizzera e U. S. A., non sono utilizzati. In Francia, dopo una prima sperimentazione, essi sono stati abrogati.

Il loro peso sulla valutazione del magistrato è, tuttavia, molto ridotto (in due Paesi addirittura non è rilevante ai fini del giudizio finale) e non è in grado di incidere, se non in termini minimali (10-20%) sul punteggio dell’esame di accesso.

Un flop, dunque, anche il dato comparatistico. 

Non ce lo chiede né l’Europa, né il resto del mondo!

Alla luce delle considerazioni che precedono e della valutazione costi-benefici di questa ennesima pseudo-riforma della magistratura (nel senso di una sua normalizzazione?), dunque, appare incomprensibile perché il Governo non dedichi il suo tempo a migliorare realmente e a rendere più efficiente l’amministrazione della giustizia in termini di mezzi e di persone, piuttosto che sparare a zero sulle future levi magistratuali.

Sembra allora non soltanto ironica, ma forse ammantata da certo malcelato realismo, la battuta lanciata dal Procuratore di Napoli dopo la pubblicità della notizia della introduzione dei test (“Se li vogliamo fare, dovrebbero essere fatti per tutti i settori apicali della Pubblica amministrazione, per chi ha responsabilità di governo e per chi si occupa della gestione della cosa pubblica») aggiungendo che andrebbero aggiunti anche il narcotest e l’alcoltest.

La verità è che anche i quiz e i colloqui psicologici per magistrati in Italia sembrano, oltre che un modo di cavalcare una spicciola demagogia populista, uno strumento adottato esclusivamente per delegittimare l’operato dei giudici e dei pubblici ministeri e per insinuare dubbi sulla loro sanità mentale.

A fronte del clima da forche caudine alle quali sembrano sottoposti i magistrati, si sarebbe aspettata una veemente protesta delle toghe.

Purtroppo è caduta nel vuoto la mozione di indizione di una giornata di astensione dalle udienze, pur avanzata in seno agli organismi deliberativi dell’Associazione nazionale magistrati da alcuni rappresentanti, e si è preferito una iniziativa molto soft di organizzazione di un incontro aperto alla cittadinanza e a esponenti qualificati del mondo della scienza medica e giuridica per discutere sulla misura.

In un Paese dove anche i media sembrano soffrire pesantemente il fascino del potere al Governo, è facilmente desumibile l’effetto che potrà generare una tale “giornata per la sanità mentale dei magistrati”, come già mi parrebbe di leggere sulla prima pagina di qualcuno dei più scatenati fan editoriali di questo Governo.

Sempre attuale il Sommo Poeta: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma b…….!

Andrea Reale

Giudice per le Indagini Preliminari a Ragusa, membro del Comitato direttivo centrale dell’ANM

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

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