“L’energia nucleare di nuova generazione. Sicurezza, economicità, tutela dell’ambiente”, questa la titolazione del convegno organizzato da LEX – Istituto per la ricerca giuridico economica presso l’auditorium Angelo Brizi in San Pio X a Roma.
Dopo il saluto di benvenuto, Don Andrea Celli evidenzia come il tema dell’energia nucleare sia costantemente all’attenzione della chiesa cattolica, essendo peraltro la Santa Sede membro fondatore della IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia). Puntualizza, quindi, come oggi tutti parlino del nucleare, ma non è detto che gli Stati vogliano il nucleare per uso civile e richiama così l’enciclica Centesimus Annus di Papa Giovanni Paolo II, esortando affinché ci si impegni a salvaguardare le condizioni morali dell’ecologia umana, perché solo curando l’ecologia umana potremo curare l’ecologia ambientale. La dottrina sociale della Chiesa – conclude Don Andrea Celli – è sensibile all’uso dell’energia nucleare nelle forme che si riferiscono alla promozione umana, quali benefici collettivi per lo sviluppo di nuove e moderne comunità energetiche sostenibili, ovvero alla ricerca nel campo della medicina.
Roberto Serrentino, Presidente di LEX, istituto di ricerca autofinanziato, dalla vocazione legalitaria ed indipendente, in apertura del suo intervento evidenzia le numerose iniziative realizzate con la preziosa collaborazione del Comitato Scientifico, che oggi annovera tra i propri membri accademici, magistrati e autorevoli rappresentanti delle istituzioni. Ha, quindi, ricordato la partecipazione, in occasione del convegno “Il segreto di Stato e la riforma dei servizi segreti”, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’epoca Vice Presidente del Consiglio dei Ministri con delega ai Servizi. L’attuale convegno, sottolinea Serrentino, vuole costituire un momento di riflessione per fare chiarezza su un tema oggetto di una profonda disinformazione, causata da interessi contrapposti di natura ideologica e politica, che stanno creando solo tanta confusione, essendo diffuse spesso notizie con commenti tutt’altro che fondati sul nucleare leggero e/o di nuova generazione, sulla sua sicurezza, sui costi e su quanto avviene in altri Paesi.
Sul tema è poi intervenuto, con un video messaggio, il Ministro Adolfo Urso, che ha sottolineato come, nell’attuale contesto internazionale, sia quanto mai indispensabile per l’Italia e l’Europa addivenire ad una comune strategia nel settore energetico, che garantisca non solo stabilità negli approvvigionamenti, ma soprattutto una necessaria indipendenza strategica. L’energia nucleare copre attualmente circa il 20% del fabbisogno energetico delle economie avanzate e le nuove infrastrutture hanno fatto registrare nel 2023 un incremento di produttività di oltre il 40% rispetto all’anno precedente. Se l’energia nucleare riuscirà a garantire 22GW all’anno – prosegue Urso -, l’Italia avrà l’opportunità di raggiungere per tempo gli obiettivi sull’inquinamento degli accordi di Parigi 2015, risultando questa una fonte pulita e dalle zero emissioni. Oggi, in virtù delle nuove tecnologie, il nucleare è più sicuro, affidabile ed economico nel lungo periodo, grazie anche ai nuovi SMR, small modular reactors, che, risultando di minori dimensioni, sono di più rapido e facile impiego. L’Italia negli anni ’60 – ricorda Urso – era considerata una delle nazioni tecnologicamente più avanzate, con quattro centrali nucleari, ma con i Referendum del 1987 e del 2011 ha perso posizioni a discapito di Cina, Stati Uniti, Francia, Canada e Korea che hanno continuano ad investire nel nucleare al fine di garantirsi un fonte energetica stabile e indipendente. L’Italia non può restare indietro – conclude il Ministro -, e grazie alle sue competenze scientifiche e industriali, nonché ad un adeguato piano strategico, potrà avere l’opportunità di disporre dei reattori di nuova generazione già dal 2030.
Nel suo intervento tecnico Antonio D’Angola ha ricordato come i combustibili fossili garantiscano la maggior parte del fabbisogno energetico del nostro pianeta, con l’Italia che necessita da un minimo di potenza di 20 GW ora, fino a picchi di 60 GW ora. Il nucleare, rispetto alle altre fonti rinnovabili, garantisce un’energia in continuo, senza emissione di CO2, sufficiente a coprire i fabbisogni energetici di circa 10 nazioni simili all’Italia. Secondo i dati presentati da D’Angola, oggi si contano circa 400 centrali nucleari e altre 60 sono in costruzione. Se le attuali centrali lavorano sulla fissione, obiettivo delle nuove centrali è raggiugere la fusione, che si rileva caratterizzata da un bassissimo rilascio di rifiuti radioattivi. Grazie alle nuove tecnologie i siti nucleari sono più sicuri, sia per quanto riguarda il controllo della reazione a catena, la rimozione del calore e lo stoccaggio delle scorie. Proprio la sicurezza rappresenta l’elemento che caratterizzerà i reattori di quarta generazione. La gestione dei rifiuti – conclude D’Angola -, a differenza di quanto generalmente ritenuto, rappresenta di fatto un falso problema, considerata sia l’esiguità delle scorie (una centrale di grandi dimensioni produce in un anno non più di 30 tonnellate di scorie e di queste circa il 90% a bassa attività), sia gli ottimi risultati della ricerca che ne ha ridotto notevolmente la vita media.
Vero tema del nucleare, secondo Luigi Abete, è come motivare noi stessi verso un rischio calcolato, quandanche ragionevolmente basso. Si pensi che il solo attraversare una strada può risultare assi più pericoloso che ricorrere all’energia nucleare. Occorre usare la testa per capire che siamo un’economia di trasformazione che fa uso di una massiccia importazione di energia fortemente condizionata dalla disponibilità e dai prezzi di mercato, come abbiamo rilevato nel 2022 in occasione dell’invasione dell’Ucraina. Se, in particolare, la spesa sostenuta dall’Italia per l’approvvigionamento energetico si è ridotta di quasi 60 MLD, dai 140 MLD del 2022 agli 86 MLD del 2023, evidenti sono state anche le difficoltà incontrate dai Paesi più forti, quali la Germania, che hanno visto nel mercato del gas fortemente ridursi la propria competitività. Si deve far ricorso – conclude Abete – alla più ampia pluralità e combinazione di fonti energetiche, sia queste solari, eoliche e nucleari, considerato che ogni possibile scelta ha tempi di realizzazione assi lunghi. Non c’è una scelta migliore dell’altra, ma è necessario gestire e combinare al meglio le opportunità che ci vengono offerte, al fine di garantirci un habitat migliore e una migliore qualità di vita.
Antonio Polito, moderatore del dibattito, sottolinea come il tema del nucleare, spesso legato all’ambiente, oltre a risultare controverso, è oggi accompagnato da un’opinione pubblica confusa. Ci siamo schierati al fianco di Greta Thumberg per difenderci contro gli effetti dei gas serra – sottolinea Polito -, ma poi siamo dalla parte degli agricoltori che combattono le politiche europee contro le emissioni che altero il clima. Abbiamo sempre più bisogno di energia al fine di mantenere il nostro tenore di vita, solo la Cina ha aumentato in un anno di quattro volte il proprio fabbisogno. Il nucleare, soprattutto quello di nuova generazione, potrebbe effettivamente permettere di risolvere due problemi: fornire energia sicura senza alterare l’ambiente.
Riprendendo quanto scritto da Papa Francesco, siamo all’interno in un cambiamento d’epoca ove l’uomo è in grado di distruggere se stesso. Così Mons. Vincenzo Paglia, riferendosi al nucleare (1945, Hiroshima) e alle nuove tecnologie emergenti e convergenti (manipolazione del genoma), sottolinea la necessità di un inquadramento globale, non essendo più sufficienti singoli interventi. Siamo tutti legati gli uni agli altri, o ci salviamo insieme o non si salva nessuno. Occorre quindi promuovere una coscienza di unità, superando le scelte individualistiche finora seguite dalle singole nazioni. Come indicato da Papa Francesco nell’enciclica Fratelli Tutti, siamo uniti all’interno di un’unica famiglia che abita una casa comune, non possiamo dividerci e non possiamo non capire che questa visione unitiva è la sola via per la salvezza.