Flussi migratori: non è solo questione di intelligence e repressione

L’incremento degli sbarchi dei migranti sulle coste italiane rappresenta, per il governo Meloni, una delle principali sfide congiunturali, in primo piano nell’attenzione mediatica e oggetto di crescente preoccupazione nell’opinione pubblica. Tema divisivo per eccellenza tra gli schieramenti politici, soprattutto da quando è decollato da noi il bipolarismo dell’alternanza, l’immigrazione ha suscitato, anche nelle ultime settimane, roventi polemiche tra maggioranza e opposizione e, talvolta, anche tra le stesse opposizioni di diverso colore. Il numero delle persone approdate negli ultimi mesi e la continuità degli sbarchi, soprattutto nell’isola assai gravata di Lampedusa, palesano la persistenza di un fenomeno ormai cronico, o, come dicono alcuni, strutturale, non episodico, legato a diversi fattori, alcuni legati a condizioni drammatiche di violenza, sopraffazione e persecuzione, altri ad una estrema ed intollerabile precarietà di carattere economico o ancora alla desertificazione e alle pandemie, che pure mettono seriamente a repentaglio le possibilità di sopravvivenza. In alcuni casi, poi (come si evince dalla vicenda narrata dal film, assai riuscito, di Matteo Garrone), la prospettiva dell’esodo verso l’Europa dei diritti e delle opportunità risponde alla speranza diffusa, soprattutto nel continente africano, di elevazione sociale e di una vita qualitativamente migliore. Un fenomeno strutturale che deve avere come riscontro politiche strutturali.

Alessandro Forlani

parlamentare nella XIV e XV legislatura

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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