Antonio Misiani
Andamento lento. Si può definire così la situazione dell’attuazione del PNRR. Che la realizzazione di un Piano così imponente (191 miliardi, a cui si aggiungono i 13 miliardi di ReactEU e i 31 del piano complementare) e complesso (63 riforme e 527 traguardi e obiettivi da raggiungere) non fosse una passeggiata di salute, era chiaro sin dall’inizio. Il problema è che in nove mesi il governo Meloni ha fatto assai meno di quanto era necessario: ha cambiato la governance, con risultati discutibili (l’accentramento a Palazzo Chigi ha ridimensionato molto le competenze del MEF e la nuova catena di comando avrà bisogno di tempo, per entrare a regime) e ha giocato allo scaricabarile, in particolare nei confronti dei governi precedenti e delle amministrazioni locali.
È necessario reagire, e farlo in fretta: la proposta di revisione del Piano va presentata prima dell’ultima scadenza prevista (il 31 agosto), mettendo il Parlamento in condizione di valutare quali progetti è utile confermare e quali invece è opportuno spostare sulla programmazione ordinaria dei fondi europei o stralciare.
Alberto Balboni
Il Consiglio di Garanzia del Senato, organo giurisdizionale che si occupa delle controversie interne in applicazione del principio costituzionale dell’autodichia, nella seduta del 5 luglio scorso (l’ultima prima di essere sostituito) ha deliberato a maggioranza di ripristinare i vitalizi dei senatori nella misura piena che era in vigore prima della delibera del Consiglio di Presidenza del 2018, la quale aveva applicato retroattivamente il sistema contributivo anche a coloro che erano andati in pensione prima del 2012.
La decisione del 5 luglio di ripristinare tout court il trattamento previgente per tutti gli ex senatori, adottata tra l’altro da un organo in regime di prorogatio e proprio nell’ultima seduta prima di cessare dalle funzioni, è stata quindi una forzatura indebita, sia perché le iniquità più gravi erano state già corrette da tempo, sia perché le motivazioni adottate sono più di natura politica che giuridica.
Immediatamente si sono levate voci scandalizzate di protesta e condanna.
L’auspicio è che la politica si assuma le proprie responsabilità e decida di regolamentare in modo equo ed equilibrato una materia che non può più essere lasciata in preda a speculazioni di parte e alla propaganda di chi come Conte mistifica la verità pur di aggredire gli avversari.
Giuliano Castiglia
Sia consentito osservare che nulla può autorizzare lo sventolamento, in questa scena, delle bandiere del garantismo e del liberalismo.
Proprio le ragioni esposte a fondamento dell’abrogazione dell’abuso di ufficio, ossia il numero limitato dei procedimenti che si concludono con condanna rispetto a quelli avviati per tale reato, dimostrano che essa non ha nulla a che fare col liberalismo e col garantismo.
La seria e severa punizione degli abusi di potere è un cardine fondamentale del liberalismo come la frammentarietà e residualità dell’incriminazione penale sono assi portanti del garantismo.
L’abolizione dell’attuale fattispecie dell’abuso d’ufficio sta al liberalismo e al garantismo come il pozzo, nella metafora sciasciana sulla verità, sta al sole e alla luna: nel fondo del pozzo non c’è né garantismo né liberalismo; c’è solo un tanto malcelato quanto malsano desiderio del potere di garantirsi.
Dissimulato da una pubblicità ingannevole a media unificati, c’è il danno enorme per la Comunità che l’assenza di freni agli abusi di potere, già nella sua annunciazione, porta con sé, corrodendo le fondamenta dello stare insieme.
Enrico La Loggia
Ci sono eventi prevedibili, ma allo stesso tempo inaspettati. Ecco, la morte di Berlusconi è certamente uno di questi. È arrivato all’improvviso e mi ha colto impreparato. Mille ricordi, episodi, incontri, conversazioni private e pubbliche, ma anche risate, ironie.
Le tante battaglie affrontate insieme sulla Giustizia, sul Fisco, sulla P.A. Ed ogni volta mancava un pezzo della nostra maggioranza. Una volta Fini, una volta Bossi, un’altra Casini, ma purtroppo è così, non si riusciva ad andare a conclusione.
Francamente, fatti privati e fatti pubblici si sono rincorsi nella mia mente.
Spesso, la domenica, aveva l’abitudine di chiamarmi senza alcun motivo, ma solo per chiedermi dove fossi e con chi. E quando rispondevo che ero a casa con la mia famiglia mi diceva: “Bravo, sono i momenti migliori della nostra vita, non perdere mai questa abitudine”.
Presto tornerò a parlare di Berlusconi e della nostra esperienza politica, dei tanti pregi e dei difetti che l’hanno caratterizzata, ma oggi no, prevale la parte dei sentimenti.
Giuseppe Lepore
C’è bisogno di nuove professionalità per la Pubblica Amministrazione.
Nel contesto italiano e globale, è ormai evidente l’affermarsi di nuovi sistemi di ponderazione degli interessi pubblici e dello sviluppo territoriale.
Nel Codice degli appalti pubblici, il buon andamento della Pubblica Amministrazione diviene così verificabile, misurabile quantitativamente, mediante il confronto fra il ritorno sull’investimento e il costo: se il primo è superiore al secondo, si ha generazione di valore, altrimenti, no. Se si genera valore nel rispetto di parametri di sostenibilità, si è conseguito il risultato.
Il processo di generazione di valore ha natura essenzialmente economica, ed infatti esistono strumenti di misurazione utilizzati in tal senso nella compliance aziendale, ma la Pubblica Amministrazione deve controbilanciare questa spinta anche con le esigenze che derivano da una lunga tradizione di tutela dell’interesse pubblico.
Servono realtà professionali capaci di offrire risposte anche nei settori dove la linea di confine tra legislazione pubblicistica e privatistica diventa più opaca come nel caso dei PPP, della finanza di progetto, del social housing, della cartolarizzazione degli immobili pubblici, della gestione dei flussi di comunicazioni con le Autorità Garanti, della verifica dei parametri ESG, della responsabilità per danno erariale, dei trust e delle altre operazioni di costituzione di fondi, relative alla concorrenza, agli arbitrati, ecc.
Realtà professionali di nicchia, come PILC – Public Institutions Legal Consultants – una esperienza di consulenza legale integralmente dedicata alla Pubblica Amministrazione.
Federico Tedeschini
Come l’opossum – che vede la minaccia come un’opportunità per ingannare i suoi predatori – anche gli avvocati dovrebbero vedere l’IA non come una minaccia, ma come un’opportunità.
L’IA può infatti aprire nuove possibilità per l’esercizio delle professioni legali: ad esempio migliorando le modalità di accesso alla giustizia (c.d. processo telematico) o fornendo nuovi tipi di servizi, così ottenendo anche un vantaggio competitivo nei propri ambiti di riferimento.
L’avvento dell’IA ha perciò il potenziale per rivoluzionare ogni campo del diritto, offrendo nuove opportunità di automazione, efficienza e accesso ai relativi servizi.
Tuttavia, la professione legale deve anche affrontare le nuove sfide legate all’automazione del lavoro e alle questioni etiche e di responsabilità.
Gli avvocati dovranno allora adattarsi a tali cambiamenti, acquisendo nuove competenze e conformandosi ai nuovi modi di svolgere la propria attività.
In questo modo, l’intelligenza artificiale non solo cambierà il modo in cui tutti i professionisti del diritto dovranno lavorare, ma richiederà anche una nuova visione di ciò che significa essere uno di loro nel ventunesimo secolo.