Il Governo Meloni e la neutralità tecnologica

Fin dall’inizio della legislatura, il Governo Meloni ha lavorato con impegno per tutelare e per accompagnare la riconversione del settore automotive verso quelli che sono gli obiettivi della duplice transizione, ecologica e digitale.

Le posizioni espresse dall’Italia in sede europea, ed in particolare le interlocuzioni di questi ultimi mesi con la Commissione, hanno permesso di riaprire un dialogo sullo stop ai motori endotermici per le auto e i furgoni nuovi a partire dal 2035 che avrebbe comportato gravi conseguenze per tutta la nostra filiera dell’automotive.

Il principio che il nostro Governo sta difendendo nei vari tavoli negoziali in sede europea è quello della neutralità tecnologica: un approccio pragmatico, perché l’elettrico non è una religione, bensì solo una delle tante tecnologie che possono essere messe in campo per ridurre le emissioni legate alla mobilità su strada delle persone e delle merci.

L’elettrico sta dimostrando molteplici criticità, su tutte l’assenza di una rete capillare per la ricarica dei mezzi: in Italia sono presenti ad oggi appena 37 mila colonnine, contro le 90 mila già installate in Olanda a fronte di un territorio 7 volte più piccolo.

C’è poi tutta la partita dei costi delle auto elettriche, oggi in una fascia di prezzo non accessibile a larga parte della popolazione. Basti pensare che nel 2022 sono rimaste inutilizzate i due terzi delle risorse destinate dall’ecobonus all’acquisto di nuove auto elettriche. La diffusione sul territorio nazionale delle auto elettriche non sfonda neppure nelle città che hanno registrato un maggior interesse (Bolzano e Firenze), dove si raggiungono appena 5 mezzi elettrici ogni 1000 automobili.

La battaglia portata avanti dall’Italia, in particolar modo dai ministri delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha permesso un’apertura all’uso dei carburanti sintetici anche dopo il 2035 per l’alimentazione dei motori endotermici: questo darà la possibilità alle imprese italiane ed europee dell’automotive e della sua filiera di operare una graduale riconversione delle proprie produzioni, senza correre il rischio di rimanere spiazzate dai grandi gruppi mondiali che già operano nell’elettrico e nella relativa componentistica.

L’auspicio del nostro Governo è che la recente apertura ai carburanti sintetici possa portare, in occasione dell’appuntamento con la clausola di revisione fissato per il 2026, ad una analoga riflessione per i biocarburanti, i carburanti derivati da oli vegetali, scarti agroalimentari e altre materie prime biologiche: si tratta di un’alimentazione altrettanto green soprattutto se si considera l’impronta carbonica complessiva, meno costosa degli eFuel e già disponibile sul mercato, che vede l’Italia tra i paesi europei maggiormente impegnati grazie alle produzioni e al know how sviluppati da ENI nelle bioraffinerie di Porto Marghera (Venezia) e Gela.

Molti hanno pensato che questa fosse stata una vittoria tedesca, ma in realtà è una grande operazione italiana a difesa della importante filiera dell’automotive presente nella nostra nazione.

Il nostro Governo è consapevole che la direzione resta comunque tracciata, e che la decisione della Commissione non esime i paesi membri dal proseguire nelle azioni di accompagnamento alla riconversione della filiera, ma queste aperture permetteranno di raggiungere una sostenibilità ambientale senza operare a discapito di una sostenibilità industriale.

Infatti, a sostegno del settore e della sua riconversione, è stato istituito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy un Fondo Automotive con una dotazione complessiva di 8,7 miliardi di euro fino al 2023 per misure di stimolo dell’offerta e della domanda: parliamo di 350 milioni di euro all’anno per ciascuna delle annualità tra il 2023 e il 2030, destinati per il 70% ai contratti di sviluppo e il 30% ad accordi per l’innovazione.

Prosegue inoltre anche l’impegno per favorire l’installazione delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche, con un fondo presso il MIMIT di 40 milioni di euro per la loro installazione nelle case private e nei condomini.

Sono infine in corso interlocuzioni con i principali produttori e distributori nazionali, per sviluppare un’infrastruttura di ricarica dell’idrogeno capillare su tutto il territorio nazionale.

L’Italia ha saputo essere determinante in Europa e questo potrebbe essere solo un antipasto di quello che potrebbe accadere dal 2024 in avanti, con una Europa a trazione centrodestra.

Matteo Gelmetti

senatore di Fratelli d’Italia – membro della Commissione Bilancio

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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