Hanno detto… sul numero 54, giugno 2023 • anno 5

Paolo Arrigoni
Il GSE ha numerosi ruoli abilitanti nel percorso di transizione energetica e la sua operatività incide in maniera importante sugli investimenti pubblici e privati del settore. Tra i nostri compiti c’è anche quello di rendere le norme elaborate da Governo e Parlamento il più possibile efficaci e tempestive. Il ruolo del GSE si esplica anche nella promozione della digitalizzazione del sistema energetico e nello sviluppo di strumenti di monitoraggio e controllo avanzati che permettano una gestione più efficiente e sostenibile della produzione e della distribuzione di energia. Il Gestore dei Servizi Energetici infatti fa parte del Sistema Statistico Nazionale ed è responsabile della produzione dei dati statistici nazionali sugli impieghi di fonti rinnovabili. Fornisce inoltre al Governo tutte le informazioni e i dati necessari per costruire un quadro chiaro della situazione energetica del Paese e assicura il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi intermedi e al 2030 del PNIEC, elaborando scenari, studi economici e modelli previsionali nel campo energetico e ambientale.

Matteo Gelmetti
Il principio che il nostro Governo sta difendendo nei vari tavoli negoziali in sede europea è quello della neutralità tecnologica: un approccio pragmatico, perché l’elettrico non è una religione, bensì solo una delle tante tecnologie che possono essere messe in campo per ridurre le emissioni legate alla mobilità su strada delle persone e delle merci. L’elettrico sta dimostrando molteplici criticità, su tutte l’assenza di una rete capillare per la ricarica dei mezzi: in Italia sono presenti ad oggi appena 37 mila colonnine, contro le 90 mila già installate in Olanda a fronte di un territorio 7 volte più piccolo. C’è poi tutta la partita dei costi delle auto elettriche, oggi in una fascia di prezzo non accessibile a larga parte della popolazione. Basti pensare che nel 2022 sono rimaste inutilizzate i due terzi delle risorse destinate dall’ecobonus all’acquisto di nuove auto elettriche. L’auspicio del nostro Governo è che la recente apertura ai carburanti sintetici possa portare, in occasione dell’appuntamento con la clausola di revisione fissato per il 2026, ad una analoga riflessione per i biocarburanti, i carburanti derivati da oli vegetali, scarti agroalimentari e altre materie prime biologiche: si tratta di un’alimentazione altrettanto green soprattutto se si considera l’impronta carbonica complessiva, meno costosa degli eFuel e già disponibile sul mercato, che vede l’Italia tra i paesi europei maggiormente impegnati grazie alle produzioni e al know how sviluppati da ENI nelle bioraffinerie di Porto Marghera (Venezia) e Gela.

Francesco Fimmanò
La transazione fiscale, pur essendo uno strumento rilevantissimo, ha avuto un ruolo marginale rispetto a quello che avrebbe potuto avere specie in considerazione del fatto che il creditore Fisco è presente praticamente nella totalità delle procedure. La causa principale è stata proprio quella della degiuridizionalizzazione e della conseguente c.d. paura della firma dei rappresentati dell’Agenzia delle entrate. Il giudice tende ad assumersi maggiori responsabilità vuoi per la conoscenza tecnica dei temi vuoi per il diverso regime di responsabilità attenuata rispetto agli altri titolari di funzioni pubbliche. In questa consapevolezza il legislatore ha finalmente anticipato ed integrato negli ultimi anni alcune disposizioni in tema di procedure concorsuali e di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi in materia. Il tribunale infatti già da qualche tempo può omologare accordi di ristrutturazione, concordati preventivi ed accordi di composizione della crisi anche in mancanza di adesione da parte dell’amministrazione finanziaria quando l’adesione sia decisiva ai fini del raggiungimento delle percentuali e quando la proposta di soddisfacimento della predetta amministrazione sia conveniente rispetto all’alternativa liquidatoria. Si tratta del cosiddetto cram down fiscale.

Arturo Iadecola
I medici e gli infermieri del Servizio Sanitario Nazionale, come tutti coloro che operano nella pubblica amministrazione, sono esposti, oltre che alla responsabilità penale e civile, anche alla responsabilità amministrativo-contabile.
Quest’ultima si configura, per lo più, quando l’errore medico determina un danno alla salute dei pazienti, i quali agiscono nei confronti dell’azienda sanitaria per ottenere il dovuto risarcimento. In questi casi, il personale responsabile della malpractice, all’esito di un giudizio che si svolge davanti alla Corte dei conti su iniziativa del pubblico ministero, può essere condannato a rifondere la struttura sanitaria delle somme che essa ha dovuto erogare ai danneggiati, subendo, in tal modo, un danno erariale. Il legislatore ha previsto che la Corte dei conti può utilizzare le prove assunte nel precedente giudizio, instaurato in sede civile dal danneggiato nei confronti della struttura sanitaria, soltanto se il medico o l’infermiere chiamato a rispondere del danno erariale ha, a sua volta, preso parte a quel processo (e, proprio per favorire tale partecipazione, ha stabilito che la struttura debba avvisare il personale interessato delle eventuali iniziative risarcitorie dei terzi).In tal modo, il sanitario che non abbia preso parte al giudizio civile potrà richiedere che la Corte svolga una autonoma attività istruttoria, disponendo, in particolare, una nuova consulenza tecnica d’ufficio nel contraddittorio delle parti.

Paolo Lembo
Negli ultimi cento anni, gli Stati Uniti hanno coltivato un’immagine di sé come dispensatore di democrazia in tutto il pianeta, spesso presentandosi come liberatore dalle forze dell’oppressione e dell’ingiustizia. Nelle parole degli strateghi del Pentagono, l’ordine internazionale ed il futuro della democrazia e del capitalismo liberale dipendono dall’estensione dell’influenza americana nel mondo. Fondamentalmente, oggi la classe politica americana è divisa in due scuole di pensiero: la prima protegge lo status quo, asserendo la necessità che gli Stati Uniti continuino a difendere e possibilmente rafforzare la propria posizione di supremazia militare globale; la seconda ritiene invece indispensabile una ridefinizione radicale dell’attuale dottrina militarista verso una strategia che prediliga una visione più moderna, guidata da un diverso dialogo diplomatico e da un modello di genuina partnership, piuttosto che dal dominio della deterrenza militare. Il risultato della contrapposizione delle due diverse visioni determinerà se gli Stati Uniti continueranno a guidare una politica estera atavistica, o se l’America rifletterà con sincera introspezione sulla storia delle ultime decadi e sarà finalmente capace di affrontare le complesse sfide del XXI secolo con una nuova, grande visione internazionalista.

Mario Boffo
L’Occidente dovrebbe porsi seriamente il problema di concludere il conflitto sotto il proprio segno: per poter ancora essere il solo o il principale dominus della sicurezza nell’area euro-atlantica e per poter mostrare capacità di gestione della stabilità e della pace, oltre che della guerra. Sono infatti nelle mani dell’Occidente, a parere di chi scrive, gli strumenti per ogni durevole ricomposizione che preservi sicurezza e giustizia, che non escluda qualche ragionevole compromesso, e che riaffermi l’autorevolezza della comunità euroatlantica nell’aver cura dei propri interessi strategici. Questi strumenti consistono, in estrema sintesi, in un’equilibrata ristrutturazione globale della sicurezza europea, tale che ciascuno dei paesi su essa gravitanti possa non solo sentirsi sicuro e riconosciuto, ma anche disinteressato a incrinarne gli equilibri. Accettando quest’ordine di idee, e avviando subito credibili proposte in tal senso, la comunità atlantica potrebbe chiedere un immediato cessate il fuoco, l’avvio di misure di distensione, e l’impegno a ristabilire la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina (e magari di altre aree critiche) sulla base dei principi OSCE: rispetto delle frontiere, protezione delle minoranze, controllo indipendente di elezioni e referendum regionali, e così via.

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