Gabriele Gravina
In questo ambito la FIGC è molto attiva, sono diverse le iniziative attive nel sociale con programmi per i minori detenuti nelle carceri, per gli stranieri non accompagnati, per sostenere l’attività degli ospedali pediatrici e la ricerca scientifica, per combattere ogni forma di discriminazione e per ridurre l’impatto ambientale, e ha deciso di incentrare sulla sostenibilità integrata anche il dossier di candidatura per l’organizzazione di UEFA Euro 2032. Organizzare il campionato europeo in Italia sarebbe una grande opportunità per il Paese, che ha bisogno di un grande evento per rilanciarsi dal punto di vista degli investimenti e di credibilità internazionale. Bisogna crederci per cogliere si l’occasione di modernizzazione degli impianti, ma soprattutto per accelerare lo sviluppo delle comunità locali, delle città che ospitano gli stadi e quindi l’evento, creando una sinergia positiva tra l’impianto e chi può viverlo tutti i giorni. La nostra idea è più ambiziosa e più inclusiva rispetto a quelle praticate in passato: dobbiamo unire il centro con le periferie, far partecipare attivamente le persone.
Nicola Saracino
Complice il carrierismo molto diffuso tra le toghe, il CSM è sempre più impegnato nel Monopoli della spartizione degli incarichi tra i magistrati piuttosto che nei compiti, quelli davvero fondamentali, di vigilanza sul buon andamento del servizio negli uffici giudiziari.
È questa la ragione, ad esempio, per la quale l’approvazione dei sistemi organizzativi degli uffici (cd. “tabelle” di organizzazione) interviene sistematicamente quando è ormai già trascorso il periodo al quale essi si riferiscono, in sostanza una ratifica postuma anziché una oculata programmazione, con quali risultati di efficienza ognuno potrà apprezzare.
Ed ancora, non può sorprendere che un fisiologico contrasto tra un sostituto procuratore ed il suo “capo” venga risolto dal CSM dopo quattro anni da suo insorgere, quando il primo è ormai diventato un giudice civile ed il secondo procuratore del Papa. E quattro anni devono essere parsi abbastanza per far dimenticare che all’origine di quel contrasto vi fosse anche il tema di una mancata astensione sulla quale il CSM ha così evitato di esprimersi. Per dipanare la matassa è stato sufficiente affermare la primazia del “capo” sul sostituto, mero esecutore dei suoi ordini, se non vuol perdere il fascicolo.
Luciano Acciari
Mi sia consentito di considerare del tutto demagogico il riferimento all’aumento del personale dipendente quale destinazione di impiego del reddito che è in controtendenza con l’esigenza di riduzione delle persone da impiegare nella singola impresa legate al processo di progressiva digitalizzazione delle attività, mentre si dovrebbe incentivare l’investimento in nuove attività che assorbano il personale eccedente nelle imprese più mature. Ma questo è fuori dai radar di questa riforma. Piuttosto, allo scopo di favorire il riequilibrio delle asimmetrie oggi rilevate tra aumento del reddito destinato al lavoro e incremento dei profitti dell’impresa, si potrebbe prevedere un’agevolazione collegata all’aumento della spesa per il personale, che catturerebbe sia l’aumento dei rapporti di lavoro che l’aumento delle retribuzioni favorendo anche la migliore qualificazione professionale delle persone. Non pare vada altresì omesso di considerare che la spesa per il personale, diversamente dall’utile accantonato e dagli investimenti, è un onere ricorrente che peserà anche negli esercizi successivi. Alla luce di queste ed altre considerazioni che già sono state espresse nei commenti di alcuni esperti, sarebbe preferibile una previsione di rinvio della tassazione dei redditi conseguiti ma non distribuiti, lasciando alle singole imprese la scelta di quando, come e dove impiegarli, secondo il principio che i redditi prodotti e mantenuti nell’impresa sono “virtuosi” e dovrebbero pertanto essere soggetti soltanto ad un’imposizione in misura contenuta per poi rinviarne il prelievo sostanziale al momento della loro estrazione dall’economia dell’impresa con la distribuzione ai soci.
Fabio Massimo Abenavoli
Non basta mai ciò che riusciamo a fare, perché ad ogni traguardo che raggiungiamo, ci accorgiamo che c’è un altro paese da raggiungere e da andare ad aiutare. Come credenti sappiamo che dobbiamo fare affidamento alla Divina Provvidenza che faccia giungere i nostri appelli a chi è sensibile, per ricevere quegli aiuti economici necessari per proseguire nel nostro impegno. Questo non toglie il valore della ricerca di fondi tramite partecipazione a progetti o con l’impiego di attività di comunicazione rivolte ai nostri sostenitori, ma ciò passa sempre – per noi – attraverso l’affidamento alla Provvidenza. La speranza è per il nostro Treccani un sentimento di attesa fiduciosa nella realizzazione presente o futura di quanto si desidera. Non solo a Pasqua, sosteniamo ed alimentiamo la speranza. Emergenza Sorrisi è fondata e nutrita di speranza. Tutti sono invitati a sperare insieme a noi. Tertulliano scriveva che “la speranza è la pazienza con la lampada accesa”. Accendiamo le lampade, perché è Pasqua e, poi, teniamole sempre accese.
Paolo Cento
Elly Schlein è in prospettiva la possibile alternativa a Giorgia Meloni: donna preparata, cresciuta in un mix di territorio e di esperienze internazionali, prima tra tutte quella nella campagna elettorale del Partito Democratico di Obama, fuori dalle logiche di corrente del suo partito, radicale nei valori e pragmatica nelle proposte. Ma tutto questo rischia di non bastare nella lunga attraversata. Per questo c’è bisogno di una nuova idea del Paese, di una sorta di fondazione di un’alleanza progressista popolare dove il dialogo con il M5s e le forze rossoverdi non può essere solo teso ad una somma numerica. In questa consapevolezza da ritrovare c’è anche la scommessa di Elly Schlein e di un’alleanza progressista non più bloccata sulla difesa di uno status quo entrato in crisi, ma al contrario capace di lanciare la sfida ideale e materiale di un nuovo mondo da costruire in alternativa alle destre sovraniste. E l’esito di questa sfida appare tutto da scrivere.
Andrea Ferretti
In Europa l’inflazione “core” (quella al netto delle fonti energetiche e dell’alimentare fresco) si mostra ancora molto resiliente, tuttavia questo dato comporta la necessità di non abbassare la guardia sul fronte dell’inflazione, ma non autorizza a procedere come una locomotiva ceca sui binari dell’aumento indiscriminato dei tassi. Anche perché, contrariamente a quanto accade negli USA, in Europa l’inflazione non ha infiammato le dinamiche salariali innescando una pericolosa spirale ascendente prezzi – salari. La variabile “instabilità finanziaria” ha mostrato di sapersi muovere rapidamente, di essere molto contagiosa e di essere molto “emotiva” anche grazie all’azione dei social. Dunque, in questo scenario, ha perfettamente ragione Fabio Panetta, membro italiano del Board della BCE quando invita la BCE, non ad abbassare le armi contro l’inflazione, ma a muoversi sul fronte dei tassi a piccoli passi in maniera da calibrare costantemente la politica monetaria all’evoluzione, oggi spesso imprevedibile, dei dati economici.