Calcio italiano, più consapevole più sostenibile

Nella sua straordinaria multidimensionalità, il calcio è un acceleratore di emozioni, un’occasione privilegiata di confronto e di condivisione, a volte anche un elemento catalizzatore di criticità, ma rappresenta comunque un modello di buone pratiche. Ed è proprio su questo aspetto che la Federazione Italiana Giuoco Calcio, consapevole del ruolo e della responsabilità che ha quale riferimento principale per l’intero movimento calcistico, ha aderito con convinzione alla Strategia UEFA “Strength Through Unity 2030”.

La confederazione continentale (composta da 55 Federazioni di altrettanti Paesi) ha stabilito come la sostenibilità, nel suo significato più ampio, rappresenti uno dei driver principali della strategia di sviluppo del calcio europeo. L’attenzione alle tematiche sociali e ambientali rappresentano attività centrali nell’attuale programma della FIGC e lo saranno ancora di più nel nuovo piano industriale, che è in via di ultimazione. Vogliamo, infatti, che diventino dei veri e propri propulsori (sostenibili), che esaltino la dimensione valoriale del mondo del calcio, eccessivamente condizionato dai risultati agonistici e da quelli economici.

La UEFA, a seguito di un processo di identificazione delle priorità, ha individuato in maniera coerente 11 policies (antirazzismo, tutela dell’infanzia, uguaglianza ed inclusione, differente abilità, salute e benessere, supporto ai rifugiati, emergenza e diritti, economia circolare, emergenza climatica, sostenibilità degli eventi sportivi, sostenibilità delle infrastrutture) sulle quali ciascuna Associazione Nazionale deve adattare la propria strategia.

La sensibilità del nostro movimento e il ruolo rilevante che il calcio riveste all’interno della società civile (oltre 1 milione di tesserati, di cui 830 mila under 18, che equivalgono a circa il 20% della popolazione italiana in quella fascia di età) meritano una dignità maggiore e un’attenzione straordinaria, perché investono direttamente i processi educativi e amplificano l’impatto sociale sulle Comunità di riferimento.

A tal proposito, abbiamo istituito un tavolo interno permanente sulla sostenibilità sociale e ambientale e abbiamo creato un’apposita area del sito figc.it riservata a questi argomenti, dove poter approfondire progetti e iniziative sul tema.

Molta strada è stata fatta dalla prima volta che è stato citato il termine sostenibilità nel 1793 da Hans Carl von Carlowitz, poi ripreso come concetto di sostenibilità “intergenerazionale” nella costituzione pastorale Gaudium et spes, pubblicata a conclusione del Concilio Vaticano II nel 1965. Ma è nel 1987 che la sostenibilità è stata definita in chiave moderna nel rapporto ‘Our Common Future’ della Commissione mondiale per l’ambiente (Commissione Bruntland) del programma delle Nazioni Unite, secondo cui per sviluppo sostenibile si intende ‘il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri sogni’.

Col passare degli anni, si è poi arrivati ad ampliare il concetto parlando di sostenibilità integrata. È questo l’approccio che ispira il nostro agire e che deve condizionare anche l’attività dei Club. Perché se è vero che il risultato sportivo e quello economico sono importanti (in particolare l’equilibrio tra costi e fatturato), solo attraverso le buone pratiche valoriali si promuovono legacy durature, contribuendo a generare benessere per la propria Comunità, intesa fisicamente come territorio di riferimento e idealmente come gruppo allargato di persone che si riconoscono nei principi e nei colori di una squadra.

In questo ambito la FIGC è già molto attiva, sono diverse le iniziative attive nel sociale con programmi per i minori detenuti nelle carceri, per gli stranieri non accompagnati, per sostenere l’attività degli ospedali pediatrici e la ricerca scientifica, per combattere ogni forma di discriminazione e per ridurre l’impatto ambientale, e ha deciso di incentrare sulla sostenibilità integrata anche il dossier di candidatura per l’organizzazione di UEFA Euro 2032. Organizzare il campionato europeo in Italia sarebbe una grande opportunità per il Paese, che ha bisogno di un grande evento per rilanciarsi dal punto di vista degli investimenti e di credibilità internazionale. Bisogna crederci per cogliere si l’occasione di modernizzazione degli impianti, ma soprattutto per accelerare lo sviluppo delle comunità locali, delle città che ospitano gli stadi e quindi l’evento, creando una sinergia positiva tra l’impianto e chi può viverlo tutti i giorni. La nostra idea è più ambiziosa e più inclusiva rispetto a quelle praticate in passato: dobbiamo unire il centro con le periferie, far partecipare attivamente le persone.

Con gli impianti del futuro stiamo immaginando anche la società del domani e una nuova modalità di fruizione dello spettacolo e dello stadio in una maniera completamente sostenibile. L’obiettivo ambizioso del nostro BID è raggiungere il 100% di utilizzo di energie rinnovabili negli impianti coinvolti e creare 10 Citizen Energy Communities, installando pannelli fotovoltaici negli spazi esterni a beneficio delle comunità locali. Ci deve essere integrazione tra l’impianto, l’evento e chi è inserito in quel contesto, tanto che nel concept di ogni stadio verrà inserito un investimento a beneficio del territorio, favorendo la riqualificazione del quadrante urbano, il miglioramento dei trasporti e dei collegamenti di mobilità sostenibile (riducendo l’uso dell’auto privata con un impatto positivo sul traffico e sull’ambiente), nonché l’utilizzo  dell’impianto da parte della comunità locale e delle scuole per attività sportiva, eventi culturali, medicina sportiva e entertainment di vario genere. Solo così potremo parlare di una concreta legacy territoriale.

Il futuro passa attraverso atti concreti. E il futuro del calcio, come per l’intero sistema Paese, non può che essere sempre più consapevolmente sostenibile.

Gabriele Gravina

Presidente della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio)

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

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