Hanno detto… sul numero 51, marzo 2023 • anno 5

Tommaso Miele
Miele ha sottolineato come “Il nostro Paese vive da anni una crisi della giustizia che si riflette nella vita sociale, nella politica e nell’economia, sulla tutela dei diritti e delle garanzie. Da troppi anni la nostra società è permeata da un giustizialismo alimentato da una sorta di voglia di vendetta, da odio sociale, che si sta quasi affermando come fine ultimo della giustizia”.
Ma è andato oltre, scoprendo quel volto umano, che molti magistrati dovrebbero avere nell’adempimento delle proprie funzioni per consentire un recupero di credibilità ed affidabilità dell’istituzione da tempo sbiadita, considerato che un cittadino su tre non ha più fiducia nella magistratura: “Il giudice non deve dimenticare che dietro le carte di un processo, dietro ad un fascicolo pieno di carte, ci sono persone e famiglie che soffrono la pena del processo, soprattutto se innocenti, persone a cui vanno date risposte in tempi ragionevoli, in tempi quanto più possibile brevi. Il tempo che scorre è già una condanna, specie se già il solo fatto di essere sottoposti ad un processo viene comunque strumentalizzato, attraverso una micidiale macchina del fango, sui media e sui social network.”

Lorenzo Tagliavanti
Una ricerca realizzata dalla Camera di Commercio di Roma, che porta come eloquente titolo “La grande Roma”, ci fornisce dati di grande originalità, tratti dall’analisi dalle utenze telefoniche di chi quotidianamente arriva e si sposta in città, condotta nel pieno rispetto delle normative sulla privacy.
Roma, come emerge dalla ricerca, non è immobile, con i suoi 2,8 milioni di abitanti ufficiali, ma è una città vivacissima, molto più dinamica di quanto comunemente si pensa, con più di 4 milioni e mezzo di presenze quotidiane. Fatto che, in realtà, altro non è se non un riconoscimento implicito del ruolo che Roma svolge come Capitale del Paese.
Per questo, qualsiasi progetto di riforma istituzionale che manchi di assegnare a Roma uno status adeguato è destinato a rivelarsi incompleto.  

Lucia Martiniello
Non si può più sottovalutare il cambio epocale che la tecnologia e il digitale stanno portando nelle nostre vite: possiamo dire, senza essere smentiti, che sono diventati strumenti indispensabili, fondamentali e necessari. Tanto detto ci trova, penso, tutti d’accordo, mossi semplicemente non da una cultura tecnologica o digitale, ma dal cosiddetto “buon senso”, ovvero dalla capacità di comportarsi con saggezza e senso della misura, attenendosi a criteri di opportunità generalmente condivisi.
Ma il settore della formazione, dalla scuola all’università, rispetto al digitale è mosso davvero da una visione di “buon senso”? Ho la sensazione che si avverta una leggera nostalgia per un’era non molto lontana.
La formazione digitale viene richiesta dal paese e dal mondo del mercato, ma le agenzie formali di formazione, le università, sono refrattarie nel rivedere e ripensare le proprie strutture, i propri modelli, la propria vision accademica.
Utilizzare una certa dose di equilibrio e di “buon senso”, potrebbe spingere i giovani verso una nuova paideia che consenta loro di governare il digitale? Potrebbe o dovrebbe l’università occuparsi di tutto questo? Si dovrebbe, anzi deve e velocemente!

Luigi Ciampoli
L’antigiuridicità di un fatto andrà costruita analizzandone, di volta in volta, le sue caratteristiche, riscontrandone per prima la compatibilità con il dettato costituzionale in tema di configurazione di un fatto come reato.
L’omissione di un tale tipo di riscontro e la mancanza di adeguate previsioni normative sull’antigiuridicità del fatto ha contribuito alla proliferazione di situazioni erroneamente ritenute illecite e solo successivamente e con ritardo riconosciute invece come legittime.
Occorrerà, ai fini di una corretta individuazione delle fattispecie costituenti il reato di abuso, determinare le caratteristiche dei singoli fatti, rapportandole con la tutela del bene giuridico protetto, desumibile sia dall’analisi del comportamento tenuto dalla gente, a fini del rispetto della sua giuridica configurazione, sia dalla realizzazione dell’interesse pubblico perseguito e dal provvedimento, nella correlazione tra legalità e diritto dei cittadini.
Una finale considerazione, in relazione alla prospettata esigenza di una teorizzazione dell’abuso, va rivolta al generale contesto socio-politico che riconosca, come bene fondamentale della nazione, il riconoscimento, la garanzia, la tutela dell’interesse dei cittadini nel pieno ed attuato rispetto dei principi costituzionali.

Incontri a San Pio X “La dignità della persona umana e i suoi diritti inviolabili tra Vangelo e Costituzione”
“La dignità della persona umana e i suoi diritti inviolabili tra Vangelo e Costituzione” è il titolo dell’incontro organizzato e presentato da Don Andrea Celli, introdotto da Stefano Coen, coordinatore del gruppo di lavoro sul tema, al quale hanno fatto seguito le relazioni di Marta Cartabia, Presidente emerito della Corte Costituzionale, già Ministro della Giustizia e di S.E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, teologo di chiara fama.
Mons. Forte si è soffermato sull’iter di formazione e, quindi, la nascita della Costituzione italiana nel 1948, quale momento istituzionale di sintesi di idee, ideologie ed esperienze politiche diverse che, post seconda guerra mondiale, vedevano al tavolo costituente confrontarsi sensibilità, comunque accomunate dalla ricerca di statuire e valorizzare principi di cooperazione, inclusione e solidarietà nazionale.
La Presidente Cartabia ha sottolineato il contributo che il pensiero cattolico ha portato nei lavori dell’Assemblea Costituente, senza imposizione, ma con l’intento condiviso che nelle diversità ideologiche prevalesse la dimensione comunitaria. Si è poi soffermata sulla tutela dei diritti umani, la dignità della persona e la centralità dell’uomo, temi direttamente o indirettamente, tutti rinvenibili in diversi articoli della nostra Costituzione.

“Cyberspazio e intelligenza artificiale tra occidente ed oriente”
Giancarlo Elia Valori, nel suo intervento ha stigmatizzato come i numerosi fallimenti di alcune missioni (non solo lunari), le aspettative di ricadute economiche e di benessere sociale dei nuovi investimenti nel settore  e la consapevolezza che l’impresa comunque non sarà facile e richiederà un grande impegno sul fronte delle tecnologie avanzate, costituiscano oggi le principali motivazioni che spingono gli Stati Uniti d’America, la Repubblica Popolare Cinese e altri Paesi della comunità internazionale a tentare nel prossimo futuro il ritorno alla luna.
La sfida è data, quindi, dalla ricerca e dallo sviluppo di tecnologie che, ripetendo quanto avvenuto nel passato, accompagnino l’avanzamento di novelle architetture per mantenere in orbita una stazione spaziale di nuova generazione, che agevoli esplorazioni meno costose rispetto a quelle precedentemente realizzate. Ciò dovrebbe essere solo un primo passo, perché la presenza della stazione sulla luna agevolerebbe di certo missioni verso altri pianeti, in primis marte, per cui, tornare sulla luna potrebbe contribuire ad una migliore e più capillare comprensione dello sviluppo dell’intero sistema solare.
Vincenzo Sanasi d’Arpe, Amministratore Delegato di CONSAP, si è congratulato con l’autore del libro per la profonda conoscenza dei temi affrontati, specificando quanto sia necessario: “approfondire tecnicamente alcuni argomenti trattati dallo scrittore per apprezzarne i contenuti, ringraziandolo, perché consente di riflettere sul grande tema del 2023, su quella che viene definita la Grande Rivoluzione Industriale, ovvero l’intelligenza artificiale.”

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