Esistono ancora i liberali in Italia?
Se dovessimo giudicare dai risultati, la risposta sarebbe un secco no.
Spesa pubblica impazzita, oltre i mille miliardi di euro in termini assoluti ed ai livelli più elevati al mondo in rapporto al PIL (subito dietro Cuba e la Grecia). Libertà individuali sistematicamente sacrificate sull’altare dei cosiddetti diritti collettivi. Informazione monolitica e ridicolizzazione del pensiero che osa discostarsi dalla vulgata mainstream. Sanità pubblica e “gratuita” per tutti, ma con file d’attesa oltre la vita terrena. Istruzione garantita a tutti e analfabetismo funzionale da record europeo (47 italiani su cento!). La parola giustizia, rigorosamente minuscola, deve essere pronunciata sottovoce per non farsi sentire da tutti coloro – e sono migliaia – che subiscono decenni di processo, privazioni delle libertà e dei diritti, danni irreparabili alla vita sociale, famiglie distrutte per poi venire assolti perché il fatto non sussiste.
Tanto meno si può parlare di libertà economica, una chimera nel Paese del Bengodi dell’intervento pubblico in economia, in cui i prenditori di risorse pubbliche concorrono e surclassano i veri imprenditori, eroi che pensano di reggere ancora con le proprie forze in un mercato drogato dai contributi a pioggia e dalla pioggia di contributi.
Senza dire, per pudore, della burocrazia sorda ai richiami dell’innovazione e della digitalizzazione.
La Cuba d’Europa, verrebbe da pensare, se non fosse che qui mancano le splendide Cadillac anni ’50 sostituite dai monopattini e dalle auto elettriche verniciate di un bel green di facciata per nascondere la filiera energetica che brucia combustibili fossili in misura ben maggiore che qualsiasi motore termico euro sottozero.
Tutti liberali, nessun liberale.
Ma come, verrebbe da obiettare, eppure a sentire i proclami della gran parte dei politici italiani, son tutti liberali!
Il primo ministro dei lockdown si è autodefinito un liberale, a destra e sinistra fioccano le professioni di fede liberale. Politici di tutte le estrazioni fanno a gara per definirsi più liberali degli altri (del resto le definizioni sono gratis).
Poi, naturalmente, per timore di scontentare qualcuno e veder restringersi la base elettorale, si affrettano a dire che loro sono sì liberali ma in realtà sono anche socialisti, sono in realtà socialisti liberali o liberalsocialisti.
Vabbé, che male c’è nell’epoca del gender fluid ad essere un po’ socialisti ed un po’ liberali a seconda dell’occorrenza, dell’opportunità o dell’interlocutore?
C’è di male che l’Italia è sull’orlo del baratro economico e sociale ed è artificiosamente tenuta in vita dall’helicopter money distribuito in nome dell’emergenza dapprima sanitaria e poi della guerra. Ma si tratta, appunto, di un intervento palliativo, che non risolve ed anzi aggrava i malanni strutturali da cui è afflitto questo povero Paese.
E c’è di male che quasi nessuno si preoccupa di porre un freno all’emorragia dei denari dei contribuenti che vengono strappati dai settori produttivi ed elargiti a piene mani per fini meramente assistenzialistici o, al più, rientrano nell’economia bypassando le naturali leggi del mercato, creando distorsioni spesso irreparabili.
È avvilente vedere che da oltre cinquant’anni in questo Paese la risposta della politica al declino continuo ed inesorabile dell’economia nazionale sia sempre, invariabilmente, la medesima: più spesa pubblica.
Siamo tutti d’accordo che occorra colmare il divario economico Nord-Sud che, di fatto, disegna due Paesi tra loro completamente diversi nell’unica Nazione. Ma può la risposta essere sempre la stessa, ovvero più intervento pubblico nell’economia del Mezzogiorno? A nessuno viene in mente che la cura aggravi il male?
Eppure gli economisti liberali esistono in questo Paese e anche in tempi recentissimi abbiamo avuto dei grandi politici che hanno speso la loro intera vita combattendo per l’idea liberale, come il grande Antonio Martino, il cui esempio e il cui insegnamento dovremmo serbare come un bene raro e prezioso.
Allora si, la risposta alla domanda iniziale è sì, i liberali esistono ancora in Italia. Ed è venuto il momento che facciano sentire alta la loro voce in questa democrazia decadente. Perché, per dirla con Croce, “la democrazia, smarrendo la severità dell’idea liberale, trapassa nella demagogia e, di là, nella dittatura”.
Il Partito Liberale Italiano si sta riorganizzando per battere la demagogia imperante e per dare una solida casa a tutti i veri liberali. Quella casa che per decenni hanno cercato di trovare altrove, ma senza riuscirci.