La “silver economy”: una nuova grande arena di sviluppo economico e sociale

Nel nostro Paese, quasi un quarto della popolazione ha più di 65 anni e l’Istat prevede che nel 2035, gli over65 arriveranno al 30% e al 35% intorno al 2050; in valori assoluti, sono oggi quattordici milioni di persone che diventeranno diciotto tra poco più di dieci anni. Anche gli ultraottantenni sono una quota consistente e in forte crescita di italiani: il 7,5% oggi, che arriverà al 14% nell’arco dei prossimi venticinque anni. Sono dati e proiezioni statistiche; quindi, salvo eventi eccezionali, sono certi. Per quanto l’Italia sia (con il Giappone) il Paese più ”anziano” (e longevo) nel mondo, anche in gran parte degli altri Paesi europei, i valori sono nello stesso ordine di grandezza; la media degli over65 nei 27Paesi UE è, infatti, intorno al 21%.

Sono numeri sufficienti ad evidenziare che l’aggregato dei così detti “anziani” rappresenta e sempre più rappresenterà un aggregato di primaria importanza oltre che sociale (e politica) anche economico-produttivo. Del resto, già nel 2018, la Commissione Europea pubblicò un rapporto sui profili e le tendenze di quella che definì la “silver economy”, definita come l’insieme delle attività economiche che rispondono ai bisogni delle persone anziane, inclusi i prodotti e i servizi che esse acquistano direttamente e le ulteriori attività generata dalla loro spesa. Quella che può essere chiamata la “generazione silver” rappresenta, dunque, un grande mercato che alimenta diverse filiere produttive, e può, al tempo stesso, continuare ad avere un ruolo nel sistema produttivo.

Come per ogni aggregato ampio, i ragionamenti vanno differenziati in relazione alle specificità dei sottoinsiemi esistenti al suo interno. Per i “silvers” in modo particolare; sono, infatti intuitive le differenze di esigenze, di comportamenti e di potenzialità per persone sui sessant’anni, potremmo definirli i “giovani anziani”,  per quelli che sono intorno agli ottanta e per il nucleo dei “grandi vecchi” che arriva ai numeri “record” (anche gli ultracentenari sono in numero crescente!).

Ancora più importante è la forte divaricazione economica: da un lato, l’Istat registra oltre 700.000 anziani nella posizione di “povertà assoluta” e sono stimati essere circa 2,5 milioni quelli “non autosufficienti”. Dall’altro, secondo elaborazioni di Banca d’Italia, gli over65 hanno un patrimonio (mobiliare e immobiliare) medio di circa €300.000 (superiore a quello di tutte le altre fasce di età, esclusa quella immediatamente precedente), che porta ad un valore aggregato di oltre €4.000 miliardi. Hanno anche un reddito netto pro-capite intorno a €17.000; la parte di anziani relativamente benestanti ha un valore di “spendibile netto” valutato per l’anno 2020 in poco meno di 250 miliardi.

Attorno a questo grande e differenziato aggregato di persone ruoterà un complesso sistema di economia pubblica e privata che andrà dalle cure mediche ai servizi assistenziali; dalle pensioni alla gestione del risparmio; dal turismo all’alimentazione; dai prodotti/servizi per il tempo libero a quelli per il benessere e la cura della persona; dalla mobilità alla casa e alle nuove forme di residenzialità. Un enorme sistema di offerta che dovrà rispondere non più  solo alle esigenze connesse all’allungamento dell’aspettativa di vita, quanto soprattutto alla richiesta di vivere in buona salute e piacevolmente per i sempre più numerosi anni che (salvo gli imprevisti) la farmacologia ci consentirà di trascorrere su questa terra

C’è un altro fondamentale ambito in cui i silvers stanno diventando una componente importante, quando non cruciale, ed è il mondo del lavoro. Attualmente, solo poco più di un italiano su due nella fascia di età “55-64 anni” risulta formalmente occupato; per quanto probabilmente sottostimato per la solita presenza del “sommerso”, non è un dato molto incoraggiante. Tuttavia, va considerato in relazione al fatto che la media europea arriva a circa 61 anni e in Paesi come Svezia, Danimarca, Olanda ma anche Germania si supera abbondantemente la media dei settant’anni; inoltre, si stima che nel nostro Paese, nel 2021 fossero circa 705.000 le persone con più di 65 anni con attività formalmente retribuita, con una crescita di quasi l’80% rispetto a dieci anni prima. Se a questo si aggiunge la crescente, inevitabile, “avarizia” del sistema pensionistico pubblico e lo squilibrio nel mercato del lavoro con una domanda in molti settori ben superiore all’offerta (in parte anche nelle fasi di recessione), è molto probabile che i silvers-lavoratori saranno presto un esercito sempre più ampio e rilevante.

Non si tratterà della “gerontocrazia” del passato: un recente studio statistico di Banca d’Italia dimostra, ad esempio, che un aumento esogeno di lavoratori anziani non solo non ha effetti negativi sull’occupazione giovanile, ma anzi la stimola. Piuttosto, è una grande opportunità di integrazione di competenze ed energie diverse ma potenzialmente molto sinergiche; una importante conferma a riguarda è il fatto che la maggior parte delle “start-up tecnologiche di successo sono caratterizzate da una compagine imprenditoriale “multigenerazionale”. Una grande opportunità che potrà essere colta a due condizioni: attuare all’interno delle organizzazioni politiche efficaci di gestione delle “diversità”, in questo caso appunto generazionali, di inclusione e trasferimento di competenze; rinnovare le competenze e le abilità dei “silvers”, soprattutto sul fronte dell’utilizzo delle nuove tecnologie, attraverso una adeguata attività formativa.

Fino ad ora l’invecchiamento della popolazione è stato considerato come uno dei principali problemi sociali ed economici del nostro Paese; ragione probabilmente principale del suo possibile declino. Al contrario, potrà rappresentare una notevole opportunità di ulteriore sviluppo sostenibile se, da un alto, verranno create condizioni favorevoli all’ “invecchiamento attivo”, e, dall’altro, la generazione dei silvers in arrivo saprà “accettare la sfida” di un diverso modo di trascorrere la parte finale della propria esistenza, più complesso ma certamente anche più divertente.

Matteo G. Caroli

Professore Luiss Business School - Presidente “Alleanza per la silver economy”

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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