L’esito (quasi) scontato delle elezioni per il CSM

Come volevasi dimostrare. O quasi.

La legge elettorale per il CSM che avrebbe dovuto consentire a candidati indipendenti di approdare al Consiglio Superiore della Magistratura, debellando l’occupazione correntizia dell’organo di rilevanza costituzionale che amministra la giurisdizione, ha calato la maschera e, come la polirematica usata per le dimostrazioni matematiche di ogni teorema, ha raggiunto la vera finalità.

Le correnti più strutturate hanno mantenuto pieno e incontrastato dominio del CSM, con un maquillage straordinario. La nuova legge ha consentito di catalizzare il voto ottenuto attraverso il ricatto elettorale condizionato dal governo delle carriere e dei procedimenti disciplinari ad opera del correntismo in due poli di potere apparentemente distinguibili: da una parte la componente “moderata”, dall’altra l’ala “progressista”.

Il recupero proporzionale e la presentazione di alcuni candidati “giovani” e dal “volto pulito” ha consentito anche alla corrente “di centro” – cui apparteneva il protagonista dello scandalo dell’hotel Champagne, unico capro espiatorio, al momento, del famigerato Sistema – di sopravvivere alle intemperie associative, mantenendo ben 4 consiglieri.

È, comunque, il numero più basso di consiglieri che Unicost abbia saputo esprimere in una tornata elettorale per il CSM negli ultimi 30 anni.

È sparita dal Consiglio Superiore, al contrario, la “rappresentanza” di Autonomia e Indipendenza (aveva quattro seggi nell’ultima consiliatura), la corrente fondata nel 2015 dal dott. Davigo e da altri fuoriusciti da Magistratura Indipendente. Le lotte fratricide interne, dovute sia a profonde divergenze sulle future alleanze associative, ma anche alla divulgazione degli atti del procedimento penale milanese in relazione alla presunta esistenza della loggia c.d. Ungheria, unitamente al sistema elettorale proporzionale residuale, hanno determinato il suicidio-genocidio “politico” del gruppo in seno al CSM.

Molto significativo il dato dell’astensionismo (pari al 18%), ma anche quello del voto nullo e delle schede bianche (che in una delle tre categorie di eleggibili ha raggiunto quasi quota 1.000 su meno di 8.000 votanti, e che, in media, si è assestato a valori percentuali superiori al 10% dell’intero elettorato attivo su tutto il territorio nazionale). Anche su questo sarà necessaria una profonda riflessione all’interno della categoria.

Quanto al sorteggio dei candidati, previsto dalla legge per integrare le quote di genere, da meccanismo residuale e chiaramente volto a fornire un “contentino” a una parte dell’elettorato attivo (ormai non più sparuta dopo il referendum associativo del febbraio del corrente anno), ha condotto, invece, all’elezione dell’unico candidato davvero estraneo ai gruppi tradizionali.

La Dea bendata, fortunosamente, è stata davvero benevola, perché ha baciato Andrea Mirenda, uno dei più noti esponenti del movimento riformista che da anni ha individuato i rimedi per sradicare la mala pianta del clientelismo correntocratico nel sorteggio della componente togata per il CSM e nella rotazione degli incarichi direttivi/semidirettivi per gli uffici giudiziari.

Il merito dell’elezione dell’unico consigliere fuori dai gruppi tradizionali va ascritto, con pubblico plauso, al Comitato Altra Proposta e all’iniziativa che ha condotto alcuni coraggiosi e valorosi Colleghi ad esporsi e ad accettare la candidatura per sorteggio per scelta, decidendo di apparentarsi con uno dei selezionati aleatoriamente ex lege e ottenendo un risultato “storico”.

Mi permetto di segnalare, infine, un aspetto che merita sin d’ora di essere evidenziato in relazione al futuro assetto funzionale del CSM.

Fino ad oggi la maggioranza assoluta dei togati era in grado di raggiungere al suo interno, con l’aiuto di qualche componente di diritto, il quorum necessario per giungere alle deliberazioni, talvolta senza che i “laici” avessero peso determinante nell’adozione delle stesse.

Dalla prossima consiliatura, invece, nessuno dei due schieramenti che connotano il bipolarismo togato nell’organo di governo autonomo riuscirà ad ottenere la maggioranza, se non grazie al voto dei componenti laici.

Spetterà, pertanto, ai “non togati” l’immane compito di evitare ciò che i partiti della magistratura hanno compiuto nel corso di questi decenni, ossia minare alla radice l’indipendenza interna dei singoli magistrati.

Qualche maligno ipotizza che lo strapotere dei “laici” nel nuovo CSM potrebbe mettere a rischio anche l’indipendenza esterna dell’Ordine giudiziario.

Tanti di noi preferiscono al momento immaginare che il loro ruolo possa, piuttosto, essere beneficamente rivolto a “calmierare” le spartizioni correntizie e gli abusi praticati in passato dai gruppi, i quali hanno troppo spesso eluso la normativa se non anche i giudicati amministrativi, per favorire i loro accoliti.

Proprio la piena conoscenza delle logiche che reggono la vita dei gruppi e delle loro deleterie degenerazioni dovrebbe indurre coloro che hanno il potere di designare gli esponenti del CSM esterni al mondo giudiziario a scegliere tra esperti di altissimo livello, piuttosto che tra rappresentanti dei partiti espressi in Parlamento, così restituendo l’organo consiliare al ruolo e alla funzione ad esso riservata dalla Costituzione.

C’è da augurarsi, in conclusione, che il Parlamento appena eletto, con le maggioranze che porteranno all’insediamento del nuovo Governo – stavolta ben connotato sotto il profilo politico – possa diventare l’interlocutore istituzionale capace di dare finalmente concreto seguito all’istanza di riforma necessaria per la “rigenerazione etica” del Consiglio Superiore della Magistratura, tante volte auspicata dal Presidente della Repubblica.

Andrea Reale

Giudice per le Indagini Preliminari a Ragusa, membro del Comitato direttivo centrale dell’ANM

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

© Copyright 2024 | Dimensione Informazione
Tutti i diritti riservati

Privacy Policy Cookie Policy Cambia preferenze

Contatti:
Viale Giuseppe Mazzini, 134 - 00195 Roma
Telefono: 06.37516154 - 37353238
E-mail: redazione@dimensioneinformazione.com