Un patto generazionale, cuore del programma di Azione

Purtroppo le elezioni del 25 settembre ci hanno consegnato un dato incontrovertibile: in Italia ha vinto ancora una volta il populismo. Una dinamica che premia chi urla di più e chi promette moltissimo. Noi abbiamo condotto una campagna elettorale totalmente all’opposto, proponendo soluzioni concrete per evitare il baratro. Adesso infatti ci troviamo con una guerra in corso e all’orizzonte il pericolo di recessione.

In questi primi giorni post campagna elettorale, la destra che dovrà governare si presenta disunita su tutto: Matteo Salvini chiede 100 miliardi per pensioni e flat tax, eppure fare ciò che lui desidera vorrebbe dire negare la possibilità di fare extra deficit per aiutare famiglie e imprese a pagare le bollette.

La prossima Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non dice cosa pensa di tali strampalate proposte. La leader di Fratelli d’Italia dovrà a un certo punto chiarire da che parte vuole stare: tuttavia, continuare a ritardare quel momento è pericoloso. Mentre ci avviciniamo precipitosamente verso una crisi economica, sociale e finanziaria senza precedenti, infatti, Meloni non si sta assumendo la responsabilità di dire che non potrà realizzare le promesse mirabolanti del centrodestra in campagna elettorale. Questo atteggiamento è grave, dannoso e manca di nettezza nel rispondere alle necessità urgenti dei cittadini.

Nel frattempo, dall’altra parte, il Partito Democratico continua a evocare campi larghi e a discutere su come cambiare con il rischio che nulla davvero si trasformi. A sinistra si cerca di tenere insieme tutto e il contrario di tutto.  Alla fine, quello che succede è che non si ha una linea e ci si nasconde dietro fantomatici allarmi democratici e appelli morali. Sembra quasi che il Pd sia all’eterna ricerca di sé stesso: in questo modo finisce per accorpare anime che non sono in grado di coesistere.  Di fronte a sé, il Pd ha due linee: quella populista o quella riformista. Sarà in grado di scegliere?

Per quanto riguarda la prima, il Movimento Cinquestelle non è mai stato un partito progressista né mai lo sarà. Nasce come replica del polo dell’Uomo Qualunque e prende voti proponendo le stesse soluzioni. Manca in quella proposta il principio fondamentale di una politica progressista: l’emancipazione. Nella sua narrazione non c’è alcuna prospettiva concreta di lavoro, istruzione, possibilità di costruire percorsi di vita dignitosi.

Se il Partito Democratico deciderà di rincorrere quella impostazione, che per sua natura non gli appartiene, noi non ci saremo. Al contrario dei Cinquestelle, infatti, la proposta del Terzo Polo è tutta incentrata sulla ricostruzione di un welfare funzionante. Noi non abbiamo proposto impossibili tagli di tasse, aumenti di sussidi, pensioni per tutti come invece hanno fatto i populisti e i sovranisti.

Il cuore del nostro programma è il Patto generazionale, per il quale ogni euro in più deve essere investito su scuola e su sanità, veri pilastri su cui programmare piani di investimenti e di rilancio. Abbiamo spiegato perché occorrono il rigassificatore di Piombino e il termovalorizzatore di Roma, che finalmente Gualtieri si è convinto a fare e sul quale invece i Cinquestelle hanno fatto cadere il Governo. Abbiamo sostenuto la necessità del salario minimo legale per combattere la povertà lavorativa. Non chiediamo di abolire il reddito di cittadinanza, ma di dare spazio alle agenzie private nella formazione e nelle offerte di lavoro. Le imprese italiane cercano 500.000 lavoratori: il primo circuito da cui si dovrebbe attingere per rispondere a tale domanda è quello dei percettori del reddito.

Questa è la nostra linea: chiara, netta, semplice. Nessuna proposta utopistica: se la scelta del Pd sarà quella del riformismo, potremo lavorare insieme.

L’opposizione costituisce da sempre una grande opportunità di riconquistare la rappresentanza e il favore popolare sulla base delle idee. Queste però devono essere concrete e comprensibili: su tali caratteristiche stiamo costruendo la nostra proposta di alternativa alla maggioranza di Governo, con la quale saremo leali e collaborativi rispetto alle proposte che presenterà.

Nel frattempo, stiamo gettando le fondamenta per il partito del buon governo e della serietà. Partiamo da basi già solide: siamo partiti da zero qualche mese fa, eppure i sondaggi oggi ci danno sopra Lega e Forza Italia. All’indomani delle elezioni del 25 settembre abbiamo avviato un cantiere, affinché il processo costitutivo di questa nuova grande forza sia il più ampio e inclusivo possibile.

Diventeremo in tempi brevi un partito, per dare una casa a tutti i liberali, popolari e riformisti italiani. Vogliamo offrire lo spazio di manovra a tutti quei cittadini animati da pragmatismo, concretezza, spirito repubblicano e voglia di cambiare questo Paese: sono convinto che già a partire dalle elezioni europee del 2024 otterremo un risultato oltre le aspettative.

Carlo Calenda

senatore, Segretario di Azione

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

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