Anche gli algoritmi per combattere l’evasione fiscale

La Relazione della Corte di Conti sul Rendiconto Generale dello Stato per il 2021 ha evidenziato un incremento di incassi per l’erario del 12,50%, a seguito di attività di accertamento sostanziale, cioè attraverso accessi, ispezioni e verifiche dei contribuenti. Tuttavia, questi accertamenti rappresentano solo il 2% del totale dei controlli posti in essere e relativi a soggetti, di cui alle attività più numerose. Un quadro poco confortante, se si pensa alla pluralità di organismi e strutture messi in campo, nonché al capitale umano impiegato.

La lotta all’evasione fiscale, volta a far emergere il sommerso, ad alleggerire la pressione fiscale, a contrastare l’inquinamento della libera concorrenza e a creare fiducia nei contribuenti onesti si è rilevata da sempre una battaglia persa, quale mantra-tema di ogni programma di governo, elaborato per trovare misure di contrasto sempre più efficaci.

Già Bruno Visentini, Ministro delle Finanze nel 1974 (Governo Moro) e del Bilancio e della Programmazione Economica nel 1983 (Governo Craxi), padre della riforma tributaria, negli anni settanta si era impegnato per una riforma dell’intero sistema fiscale, improntata anche a una ferrea lotta all’evasione. Si deve a lui, ad esempio, l’obbligatorietà dell’emissione dello scontrino fiscale da parte degli esercenti commerciali.

Se gli studi di settore, introdotti dal Governo Prodi nel 1993 e gli ISA (Indici sintetici di affidabilità fiscale), previsti dal periodo di imposta 2018, si sono di fatto dimostrati poco efficaci, anche i nuovi strumenti di accertamento, quale parto della fantasia del legislatore fiscale, come i più recenti cash back o lotteria degli scontrini, non sembrano fornire riscontri marcatamente positivi e comunque ancora tutti da dimostrare.

Decorsi oltre due anni dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2020 e pubblicato nella G.U. del 30 giugno 2022 il Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, si passa ora ad un nuovo strumento di contrasto all’evasione fiscale. Grazie all’operatività di un algoritmo creato ad hoc, incrociando le informazioni delle banche dati accessibili all’Amministrazione Finanziaria (conti correnti, dichiarazioni fiscali, anagrafe di immobili e intestazioni mobiliari, dati contabili, versamenti, ecc.), dovrebbero emergere i più significativi profili di rischio dei contribuenti, il tutto nel rispetto della privacy (Regolamento UE 2016/679 del Parlamento Europeo) e dell’anonimato (pseudonimizzazione), considerato altresì che qualunque accesso da parte della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate dovrà essere puntualmente tracciato.

Il nuovo algoritmo è la risultante dell’impegno assunto a livello europeo dal nostro Paese per poter accedere ai fondi del PNRR, ma risulterà davvero determinante per stanare finalmente gli evasori e recuperare gettito?

L’algoritmo potrà avvalersi di miliardi di informazioni reperibili in circa 160 banche dati con l’obiettivo di contribuire a rendere più efficaci le attività di controllo su 42 milioni di dichiarazioni dei redditi, 750 milioni di relazioni su bilanci societari e 2 milioni di fatture elettroniche, ma le nuove analisi di rischio porteranno effettivamente all’emersione di basi imponibili fino ad oggi sottratte al fisco?

Da oltre dieci anni l’OCSE e la Commissione Europea hanno fissato indirizzi utili e relative strategie per una valida attività di risk management. Con quali risultati?

La Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato 2021 della Corte di Conti è quanto mai chiara: dal 2017 al 2021 il maggior gettito accertato medio è passato da € 18.593 a € 7.960 e il Redditometro è l’ennesimo strumento risultato poco efficace nella lotta all’evasione fiscale.

Gli allegati alla NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) danno conto di un’evasione per l’anno 2018 stimata in circa 103 miliardi di euro, in crescita per quanto riguarda l’IRPEF e in diminuzione per quanto concerne l’IVA.

Se da oltre cinquanta anni e nonostante i molteplici tentativi, non si è riusciti a debellare, o quanto meno a limitare in misura significativa il fenomeno dell’evasione fiscale, il motivo va ricercato o nella componente culturale, direi quasi fisiologica, del contribuente italiano oberato da una pressione fiscale e da una miriade di adempimenti non più sostenibili, oppure nella sordità (consapevole) della politica, che invece di adoperarsi per un sistema fiscale di determinazione, dichiarazione, versamento e accertamento delle imposte equo, semplice e sostenibile, si pacifica con un sistema consolidato e codificato e la mera introduzione di lievi interventi innovativi alla presentazione annuale di ogni Legge finanziaria.

Anche l’attuale disegno di legge delega per la riforma del sistema tributario prevede tutt’altro che una riforma strutturale. Si tratta di interventi a macchia di leopardo su alcune tipologie di tributo, quale palese compromesso (inadeguato) per poter sostanzialmente accedere, come detto, ai fondi del PNRR.

Non è così che si può combattere l’evasione, o almeno non solo in questo modo. Troppe leggi tributarie dovrebbero essere riordinate in un testo unico, così da agevolarne la conoscenza fino ad eliminare quelle contestazioni sull’applicazione coordinata e organica delle stesse, che vedono spesso il successo del contribuente nel contenzioso innanzi le Commissioni Tributarie.

Quanti e quali sono le agevolazioni, le deduzioni e le detrazioni che, sparpagliate in più disposizioni di legge, contribuiscono a determinare il reddito imponibile? Anche qui servirebbe un coordinamento e una forma di stabilizzazione normativa.

Il personale dedicato alle verifiche dovrebbe essere maggiormente concentrato sui “grandi contribuenti”, sulle nuove forme di macroevasione caratterizzate, ad esempio, dal trasferimento delle sedi societarie all’estero, l’istituzione di uffici di rappresentanza, stabili organizzazioni, ecc., tutte fattispecie che la prassi ha dimostrato costituire potenziali situazioni di rischio di evasione fiscale.

Le verifiche dovrebbero in particolare interessare operazioni internazionali o infragruppo, di fusione, scissione e scorporo, spesso realizzate proprio in un’ottica evasiva/elusiva e non di efficientamento gestionale.

Quanto l’algoritmo darà contezza di una sua precisione e affidabilità? L’analisi del rischio fiscale e l’interconnessione delle banche dati insieme saranno fruttuose? Già si parla di “correttivi” da apportare sui 175 ISA.

Staremo a vedere, ma sia consentito esprimere un pacato scetticismo sull’efficacia dell’elaborazione di milioni di dati, tanti, forse troppi per un’indagine conoscitiva e selettiva dei contribuenti a rischio di evasione che, a prova di accessi e verifiche, possa determinarsi fattualmente come un vero e decisivo cambio di passo nella lotta agli evasori.

Roberto Serrentino

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