Processo tributario: reformatio in peius

Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 17 maggio e volto alla riforma del processo tributario si presenta più come un obbligo da rispettare per assicurarsi i contributi del PNRR, che come un impegno serio, assunto per superare le criticità di una giustizia spesso considerata “minore”.

In buona sintesi e con riferimento ad alcuni elementi soggettivi, la riforma prevede che il magistrato tributario sia a tempo pieno, nominato per concorso pubblico e di formazione esclusivamente giuridica. In particolare, è l’art. 4 bis dello schema di modifica del D.Lgs. 545/1992 (Ordinamento degli organi speciali di giurisdizione tributaria) che, in riferimento alla nomina dei magistrati tributari, così dispone: “al concorso per esami sono ammessi laureati in possesso del diploma di laurea in giurisprudenza”. E che dire dei tanti laureati in economia, i tanti commercialisti giudici tributari, che oggi si adoperano per far funzionare la giustizia tributaria con contributi tecnici, di valore, che possono dare solo grazie alla propria preparazione e competenza maturata sin dalle aulee universitarie su questioni di bilanci aziendali e problematiche fiscali ad esse connesse?

Una discriminazione che indebolisce il riconoscimento pubblico di un corpo di giudici, cui rivolgersi con fiducia nelle controversie con l’Amministrazione Finanziaria, tanto frequenti, quanto invise. Diceva John Maynard Keynes: “Sfuggire alle tasse è l’unica impresa intellettuale che offra ancora un premio”.

La giustizia tributaria è una giustizia molto tecnica, che può essere esercitata professionalmente soprattutto da chi ha competenze di contabilità, bilanci e fiscalità. Tematiche spesso non alla portata dei tanti giudici tributari che, a tempo pieno, sono pubblici ministeri, ovvero giudici di tribunali civili o presso la Corte dei Conti, o avvocati dello Stato, ecc. Prima di muovere, quindi, con queste riforme azzardate, è bene che i “nuovi” magistrati tributari vengano preparati e istruiti su questioni oggi a loro poco conosciute.

E se qualcuno volesse ribattere a queste mie brevi considerazioni, che provi a chiedere ai tanti magistrati di professione, ma anche giudici tributari, se sanno cos’è il plafond IVA nelle operazioni con l’estero, o il prorata IVA e come si determina, oppure i criteri di tassazione in Italia di una stabile organizzazione estera, o ancora se conosce la CFC (Controlled Foreign Company) la cui normativa specifica prevede la tassazione per trasparenza del reddito societario in capo al soggetto controllante italiano, e tutto ciò solo a mero titolo di esempio.

Gli otto esperti, nominati dal ministro Daniele Franco per quanto concerne il merito e dalla Guardasigilli Marta Cartabia per la parte di legittimità, avrebbero dovuto meditare di più e e meglio sulle proposte di riforma, che si leggono solo come una reformatio in peius.

Non resta che confidare nell’iter parlamentare e nel lavoro delle Commissioni.

Ugo Utopia

Pseudonimo

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

© Copyright 2024 | Dimensione Informazione
Tutti i diritti riservati

Privacy Policy Cookie Policy Cambia preferenze

Contatti:
Viale Giuseppe Mazzini, 134 - 00195 Roma
Telefono: 06.37516154 - 37353238
E-mail: redazione@dimensioneinformazione.com