È necessario abbassare i toni: c’è il rischio, come purtroppo sta avvenendo, che le posizioni – su green pass sì, green pass no, vaccini sì, vaccini no – si radicalizzino sempre di più. Se l’obiettivo è quello di vaccinare il più possibile la popolazione, sarebbe più opportuno abbassare i toni, discutere, informare, spiegare, essere il più possibile trasparenti nei dati, proprio perché costrizioni e obblighi rischiano di rafforzare i dubbi.
Sarebbe bene – come dico da tempo – usare una linea di accompagnamento e di convincimento. Gli indecisi vanno convinti con i ragionamenti, con calma e senza contraddizioni. Lo si può fare utilizzando l’aiuto dei medici di base e dei farmacisti, che possono spesso e volentieri aiutare a convincere le persone a vaccinarsi. Lo si può fare con la trasparenza dei dati: si era detto che bisognava provvedere in tal senso, ma non è stato fatto e ciò ha alimentato dubbi e sospetti. Ci vuole inoltre il confronto e la coesione.
Siamo in un Governo di unità nazionale, che ha il compito di unire e non di dividere. Occorre un maggiore confronto politico in Parlamento e serve un confronto, anche scientifico, che è importante e che finora non c’è mai stato. Anche perché la scienza per poter essere tale si deve nutrire di dubbi, domande e informazioni ed evitare soprattutto che sia accentrata nelle mani delle multinazionali e diventare un dogma. È giusto ciò che ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: no a derive antiscientifiche! Lo sottoscrivo e lo condivido, ma aggiungerei anche: no a derive scientiste! A mio parere chi ha paura del non vaccinato è il primo che mette in dubbio l’efficacia dei vaccini. Io sono vaccinato e non ho paura di chi non è vaccinato; casomai è lui che deve avere paura e non io. Oggi chi teme di più il non vaccinato? Proprio chi ha spacciato il vaccino come se fosse una pozione magica. Solo che, anziché rasserenare il clima cercando di ascoltare qualche suggerimento e consiglio, in realtà rischia di alimentare ulteriormente le divisioni.
Adesso si parte infatti alla carica con il vaccino per gli under dodici. A tal proposito la comunità scientifica è divisa e molti esperti si mostrano perplessi sul fatto di vaccinare i bambini sani. Il professore Andrea Crisanti dice che servono dati prima di toccare i bambini di quell’età, che un trial su 2.200 soggetti dice poco e che ce ne vorrebbe almeno uno con 30 o 40 mila. Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani, dice che il punto è sempre il calcolo tra rischi e benefici e che la strategia corretta è evitare il rischio quando, anche se basso, non è indispensabile e che, se un bambino ha già di suo delle altre patologie, conviene vaccinarlo; se invece è sano, non vede la necessità di vaccinarlo. Sergio Bernasconi, ordinario di pediatria e già direttore dell’università di Modena e di Parma, dice che storicamente prima di vaccinare si sono sempre valutati i rischi e i benefici e, se questi ultimi sono superiori agli effetti avversi, si vaccina. Per il Covid, invece, non ci sono ancora dati chiari su rischi e benefici nei bambini. John Ioannidis, uno degli epidemiologi più citati al mondo, in un articolo sui bambini ha mostrato che in Italia e in Europa i decessi per Covid-19 dei minori sono pari a circa tre per milione. I rischi a lungo termine dei nuovi vaccini anti-Covid sui bambini sono invece al momento sconosciuti.
Due studi britannici sostengono che il long-Covid nei minori sia quasi inesistente. Il Murdoch Children’s Research Institute dell’università di Friburgo, oltre che le associazioni pediatriche tedesche, consigliano prudenza. La rivista americana «Time» riporta che almeno il 40 per cento di bambini probabilmente ha contratto il Covid in maniera asintomatica e questo renderebbe ancora più inutile la vaccinazione di massa. Non si può quindi affermare che tutta la comunità scientifica sia unanime sul tema dei vaccini agli under dodici. Molti sono concordi sul fatto che siano necessari altri studi, magari con campioni di più grandi dimensioni. Quindi, sarebbe meglio aspettare e andare con prudenza perché, se la comunità scientifica è divisa, sarebbe saggio rispettare il principio di massima precauzione. Questo è il messaggio che voglio dare. Lasciamo stare i bambini ed è fondamentale non alimentare ulteriori divisioni bensì convincere gli scettici con una comunicazione efficace. Bisogna discutere, ragionare e confrontarsi.