Intervista all’On. Ettore Rosato

On. Ettore Rosato, lei è deputato dal 2003, Vicepresidente della Camera dal 2018, Presidente nazionale di Italia Viva dal 2019 e sicuramente tra gli esponenti politici più vicini a Matteo Renzi. Come vi trovate in questo governo, sostenuto da una compagine con diversi partiti fino a pochi mesi fa in aperto conflitto o con profondi contrasti interni?
Noi ci troviamo benissimo al fianco del presidente Draghi, del resto abbiamo lavorato per avere questo governo, consapevoli che solo con una maggioranza più ampia e trasversale con una guida autorevole e qualificata come il Presidente Draghi potevamo affrontare la più grande emergenza in cui si è trovato il nostro paese dal dopoguerra.
Al di là delle scaramucce tra qualche nostro alleato di governo, più interessato ad alzare bandiere identitarie in vista delle amministrative che alla crisi economica e alla pandemia, i fatti ci hanno dato ragione. La discontinuità dal precedente governo è sotto gli occhi di tutti, alludo ad esempio al cambio di passo della campagna vaccinale che, grazie al lavoro del generale Figliuolo e del capo della protezione civile Curcio, ci ha permesso di programmare le riaperture per poter tornare al più presto alla nostra vita, alla normalità.

Il governo Draghi è la celebrazione del compromesso, quale migliore soluzione agli opposti interessi politici. Potrebbe essere un’anteprima a un futuro governo di unità nazionale? Oppure il combinato disposto della leadership indiscussa di Mario Draghi con l’autorevolezza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto il miracolo, ma una tantum, di unire tutti (tranne Fratelli d’Italia) nel superiore interesse del Paese in um momento eccezionale?
La statura di Draghi e l’autorevolezza di Mattarella non si discutono, ma più che di miracolo parlerei di presa di coscienza da parte di tutte le forze politiche che sono confluite nella maggioranza, che solo un governo di unità nazionale può trasformare questa in una grande stagione riformatrice. Si tratta di una strada lunga e tutti, dalla sinistra alla Lega, dobbiamo affiancare Draghi fino al termine del percorso. Ce lo chiede l’Europa, che in questa emergenza ci ha destinato straordinarie risorse, e ce lo chiedono i nostri figli e nipoti, che si troveranno sulle spalle un enorme debito pubblico da ripagare e lo potranno fare se noi sapremo consegnare loro un Italia diversa, più competitiva e moderna: un Paese alleggerito da un’assurda burocrazia e con un sistema fiscale più snello, un Paese pronto ad investire in ricerca e sviluppo e con una giustizia dai tempi più giusti.

Non vi sentite esautorati di un certo potere decisionale, visti l’approccio ai problemi e i primi atti di Draghi, ultimo fra tutti la formazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rapidamente liberato in Consiglio dei Ministri e poi in Parlamento? Su questo, molti deputati e senatori hanno lamentato come la stretta tempistica imposta all’approvazione del documento non abbia consentito neanche di poterlo leggere.
Non è corretto dire che il parlamento è stato esautorato, tutt’altro. Sono state ben 400 le pagine di osservazioni e modifiche apportate dal parlamento al testo del governo precedente, che si limitava ad essere un elenco di spese da fare. Anzi le dirò che fa impressione vedere come tra i partiti che lo approvarono con il governo Conte, lodandolo con entusiasmo, poi ci si è sbracciati fino all’ultimo per inserire cose che ora sono importanti ma che, evidentemente, in quei giorni non lo erano. Ogni tanto fa bene ricordare che guaio abbiamo evitato a questo Paese che, in un momento così difficile di emergenza sanitaria, educativa ed economica, era affidato a mani impreparate a guidarlo.

Cosa ne pensa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Un coacervo di enunciati di principio, dichiarazioni di intenti, o finalizzazioni concrete di interventi strutturali per un new deal di riforme?
La qualità del piano e la quantità di risorse disponibili servono a riparare i danni della pandemia ma, soprattutto, a ridisegnare un Paese, perché il PNRR senza riforme sarebbe un’occasione mancata. Al centro della ripresa ci dovrà essere la rivoluzione digitale e quella verde ed una grande attenzione agli investimenti per le infrastrutture, soprattutto al sud. Ma ci saranno anche progetti sulla parità di genere, un’altra missione che consideriamo fondamentale in un Paese che ha ancora molto da recuperare in termini di divario di genere e occupazione femminile, e che si inseriscono nel percorso avviato dalla ministra Elena Bonetti con il FamilyAct: l’assegno unico e universale diventerà, infatti, lo strumento centrale per il sostegno alle famiglie e alla genitorialità.
Un piano, quindi, scritto pensando alle nuove generazioni e alle sfide che dovranno affrontare, quale ulteriore conferma del cambio di passo di questo governo.

Ad agosto si entrerà nel semestre bianco. Il governo Draghi dovrebbe raggiungere il fine legislatura e poi il Paese andare al voto. Ma con quale sistema elettorale? Eravamo rimasti a un’ipotesi di proporzionale puro con quota di sbarramento al 5%.
Non so quale sistema elettorale si adotterà in vista delle politiche , ma un po’ di esperienza in leggi elettorali ce l’ho, e dico che è più facile parlarne che farle. Quella che c’è attualmente ha avuto il più largo consenso parlamentare nella storia della Repubblica a voto segreto. La cosa certa è che se si vuole fare un’altra riforma, qualsiasi essa sia, bisogna sapere che va fatta con una larga maggioranza.

L’esito di un recente sondaggio, pubblicato sul Corriere della Sera del 1 maggio 2021, mostra Italia Viva al 2%, peraltro in continua flessione da diversi mesi. Come interpreta questo dato?
In questo momento più che dei sondaggi credo sia più corretto preoccuparsi degli interessi generali del nostro Paese, degli italiani.
Poi ci sarà il tempo della campagna elettorale e troveremo i voti, ne sono sicuro, raccoglieremo il consenso di chi ha apprezzato il nostro lavoro, l’impegno di quelli che come noi in politica hanno sempre portato il coraggio delle idee e la spinta a far crescere il Paese.
Del resto, durante tutta la campagna elettorale delle ultime regionali, per esempio in Campania, i sondaggi ci hanno accreditato sotto il 2%, le urne hanno dimostrato che avevamo il 7,4%.

Cosa pensa di Mario Draghi quale prossimo Presidente della Repubblica?
Non è ancora tempo di parlare del prossimo Presidente della repubblica. Abbiamo un ottimo presidente, Mattarella, facciamolo lavorare con tranquillità fino a fine mandato. Il Presidente Draghi è comunque oggi la persona giusta nel ruolo giusto per far ripartire e crescere il Paese, poi si vedrà.

Roberto Serrentino

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