Giorgio Mulè
Il tema della cybersecurity è centrale nel dibattito politico attuale, tanto che il governo Draghi ha voluto destinare nel Piano Nazionale di Ripresa Resilienza 620 milioni di euro alla cybersecurity.
L’osmosi tra intelligenza artificiale e intelligenza umana è la strada maestra che il Paese deve seguire per affrontare le nuove sfide globali e trasversali in tema di cybersecurity.
L’applicazione pratica di questa asserzione segue un doppio binario di cui mi sono fatto promotore e forte sostenitore, essendo peraltro personalmente coinvolto in quanto delegato dal Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: la creazione di un’Agenzia nazionale per la cybersecurity con all’interno una Cyber Defence Academy.
Da qui il secondo progetto, ossia la creazione di una Cyber Defence Academy, cioè di un centro di alta formazione dove le esperienze maturate nel comparto difesa dovranno unirsi con le competenze già presenti nella pubblica amministrazione, marciando in maniera osmotica con le imprese private.
Ettore Rosato
Al di là delle scaramucce tra qualche nostro alleato di governo, più interessato ad alzare bandiere identitarie in vista delle amministrative che alla crisi economica e alla pandemia, i fatti ci hanno dato ragione. La discontinuità dal precedente governo è sotto gli occhi di tutti, alludo ad esempio al cambio di passo della campagna vaccinale che, grazie al lavoro del generale Figliuolo e del capo della protezione civile Curcio, ci ha permesso di programmare le riaperture per poter tornare al più presto alla nostra vita, alla normalità.
Al centro della ripresa ci dovrà essere la rivoluzione digitale e quella verde ed una grande attenzione agli investimenti per le infrastrutture, soprattutto al sud. Ma ci saranno anche progetti sulla parità di genere, un’altra missione che consideriamo fondamentale in un Paese che ha ancora molto da recuperare in termini di divario di genere e occupazione femminile, e che si inseriscono nel percorso avviato dalla ministra Elena Bonetti con il FamilyAct: l’assegno unico e universale diventerà, infatti, lo strumento centrale per il sostegno alle famiglie e alla genitorialità.
Mauro Masi
Il brevetto è un diritto esclusivo concesso per l’invenzione di un prodotto o di un processo; ossia di un modo nuovo e originale di fare qualche cosa, o che offre una nuova soluzione tecnica ad un problema. Il brevetto garantisce al suo titolare protezione per l’invenzione, nel senso che questa non potrà essere commercialmente realizzata, usata e/o distribuita senza il consenso del titolare stesso.
Ma a livello mondiale la sfida dei brevetti è quella comune a tutta la normativa a tutela della proprietà intellettuale: il sistema brevettuale è ancora efficace nel mondo della Rete? Speriamo non solo che lo sia, ma che continui ad esserlo, solo così anche una piccolissima azienda potrà continuare a suonarle ai giganti del Web.
Carla Ciavarella
Un percorso quello della riforma del processo penale non più procrastinabile, perché rappresenta l’obiettivo trasversale posto alla base del nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza quale condizione, che la Commissione Europea ha posto per l’erogazione dei fondi del programma Next Generation EU.
La Commissione Lattanzi ha elaborato un testo significativo e diligentemente sintetico.
Con la previsione normativa proposta si vuole modificare il concetto e sottolineare il valore della persona in quanto essere umano.
Un programma ambizioso e complesso quello proposto dalla legge delega, che appare distante dal comune sentire che l’opinione pubblica dichiara nei confronti dei colpevoli (molte volte nei confronti di chi non è ancora rinviato a giudizio!).
Una grande impresa che vede coinvolti tutti noi, ciascuno per la sua parte di responsabilità, quali cittadini, soggetti attivi e responsabili. Dobbiamo tutti ripensare alla giustizia come una funzione importante per costruire, includere, riparare, rispettare la dignità sia della vittima che dell’autore di reato. Riparare invece di vendicare produce sicurezza e quindi benessere sociale.
Ugo Utopia
I sei quesiti referendari, proposti dalla premiata ditta Salvini-Turco e dal neo sodalizio Lega-Partito Radicale, nulla tolgono, né aggiungono all’iter tecnico e parlamentare della riforma. Semmai fungono da acceleratore e costituiscono un incentivo, affinché il testo di riforma, come sarà varato dal Parlamento, sia fattivamente risolutivo, pena essere superato proprio dall’esito referendario.
Salvini e Turco, piaccia o non piaccia, stanno intercettando il malcontento diffuso, indirizzando il sentore comune del desiderio di giustizia, trasparenza e verità, verso una riforma “popolare”, nella speranza che sia plebiscitaria, proprio attraverso lo strumento di democrazia diretta, il referendum.
Comunque sia, mi aspetto un’ampia partecipazione e faccio una scommessa con me stesso: verrà superato il milione di firme raccolte.