Ben venga il referendum,
stimolo e sprone alla riforma della giustizia

Mi piace aprire queste mie brevi considerazioni con l’incipit: si sa come si inizia, ma non si sa come si finisce!

La riforma della giustizia è stata avviata. Accademici, magistrati, insigni giuristi, partecipano ad apposite commissioni di studio, per dare vita, contribuendo con la propria scienza ed esperienza, a proposte che siano risolutive delle iniquità e criticità che affliggono la nostra giustizia, intesa nel senso più ampio, interessando magistratura, CSM, processi, pene detentive, ecc. e che, senza ombra di smentita, ha toccato uno dei più bassi livelli di credibilità dalla nascita della Repubblica.

Qualcosa è già stato prodotto dalla Commissione Lattanzi e l’approccio metodologico e il documento ad oggi liberato fanno ben sperare.

Tuttavia, nonostante quanto di buono potrà uscire dai lavori preparatori, sarà a causa di emendamenti, revisioni e di quant’altro di modificativo verrà eventualmente partorito dalla Commissione Giustizia, prima, e dal Parlamento in ultimo, che potremmo ritrovarci con un testo di riforma insufficiente e inadeguato a risolvere le effettive criticità di questa disastrata giustizia.

Per questo, ribadisco, si sa come si inizia, ma non si sa come si finisce!

I sei quesiti referendari proposti dalla premiata ditta Salvini-Turco e dal neo sodalizio Lega-Partito Radicale, nulla tolgono, né aggiungono all’iter tecnico e parlamentare della riforma. Semmai fungono da acceleratore e costituiscono un incentivo affinché il testo di riforma, come sarà varato dal Parlamento, sia fattivamente risolutivo, pena essere superato proprio dall’esito referendario.

I quesiti, in attesa di ammissione da parte della Corte Costituzionale e la cui raccolta delle firme (almeno 500.000) inizierà il prossimo 2 luglio, toccano aspetti salienti della giustizia penale e del governo della magistratura: elezione del CSM, responsabilità diretta dei magistrati, equa valutazione dei magistrati, separazione delle carriere dei magistrati, limiti agli abusi della custodia cautelare, abolizione del Decreto Severino.

Sono questioni che ogni cittadino, di qualunque estrazione politica, sa bene quanto siano determinanti per un corretto e trasparente esercizio della giustizia e concorrenti per la coesistenza democratica e la stabilità di un Paese.

Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la consueta forma garbata ma incisiva, ha stigmatizzato nel suo intervento del 23 maggio 2021 alla cerimonia commemorativa in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e Via d’Amelio: “Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge, provoca turbamento”.

Quindi, per quanto promossa da Lega e Partito Radicale, mi prefiguro una moltitudine di consensi all’iniziativa, moltissimi che firmeranno indipendentemente, come detto, dai soggetti proponenti.

Già il recente scontro tra Enrico Letta (contrario al referendum) e Goffredo Bettini (favorevole al referendum) dà la misura di una frattura all’interno del PD e così sta avvenendo anche nei 5 Stelle.

Spesso nella vita politica si osteggiano iniziative e proposte, al di là dei contenuti e della bontà delle stesse, per il semplice fatto che nascono da una parte avversaria. Ma in questo caso, i cittadini, stanchi dello strapotere e dell’arroganza di una certa magistratura e profondamente delusi dall’andamento della giustizia con le sue iniquità e opacità, appoggeranno certamente il referendum e firmeranno convinti per la validità dei quesiti proposti che, mi ripeto, accompagnano, quale stimolo e sprone, il percorso parlamentare di riforma.

Salvini e Turco, piaccia o non piaccia, stanno intercettando il malcontento diffuso, indirizzando il sentore comune del desiderio di giustizia, trasparenza e verità, verso una riforma “popolare”, nella speranza che sia plebiscitaria, proprio attraverso lo strumento di democrazia diretta, il referendum.

In realtà, Maurizio Turco e i Radicali hanno tradizionalmente mostrato particolare sensibilità, portando all’attenzione pubblica e mediatica i casi di malagiustizia, la condizione disumana delle carceri, il trattamento dei detenuti, ecc.

Ciò che è nuovo, invece, è il rinnovato interesse della Lega.

Forse le vicende giudiziarie di Matteo Salvini, relative allo sbarco degli immigrati, hanno smosso qualcosa e hanno fatto squillare un campanello di allarme nell’incipit che va tutto bene, finché non tocca a te! Oppure Salvini sta cercando di appropriarsi del tema “riforma della giustizia”, cavalcando l’onda del populismo, alla ricerca del consenso, confidando che l’iniziativa referendaria possa ricondurre alla Lega quei punti percentuali che i sondaggi ultimamente hanno dato per persi.

Comunque sia, mi aspetto un’ampia partecipazione e faccio una scommessa con me stesso: verrà superato il milione di firme raccolte.

Ugo Utopia

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Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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