Il governo Draghi alla prova dei fatti

Il governo Draghi sta compiendo i primi passi: poche dichiarazioni, atlantismo rigoroso, cioè il ritorno del nostro Paese ad un rapporto organico con gli Stati Uniti, militarizzazione del sistema emergenziale sanitario.

In economia prevale ancora una continuità con il governo precedente, ma è evidente che la vera partita si apre con la legge di bilancio di ottobre, mentre sull’utilizzo dei fondi europei sembra prevalere una scelta ancorata a modelli che poco hanno a che vedere con la transizione ecologica ed energetica.

Ci si aspettava di più, di meglio e forse anche maggiore velocità per intravedere qualcosa di adeguato alla crisi sanitaria, economica e sociale che investe il paese.

L’arrivo del governo Draghi ha infine terremotato il sistema politico.

A Sinistra in pochi giorni abbiamo assistito all’implosione di Leu, poi del M5S e in seguito del Pd con le dimissioni di Zingaretti.

A destra la Lega viene ripulita sulla strada della governabilità e torna ad essere più Lega Nord di Giorgetti e Zaia che Lega nazionalista di Salvini, Forza Italia torna punto di equilibrio a dispetto dei suoi pochi consensi elettorali, mentre la Meloni sembra volersi ritagliare più uno spazio ideologico che voler entrare nel merito delle decisioni e delle scelte di governo.

Temo che non basteranno i pochi mesi del governo Draghi per consentire un riassetto accettabile del sistema politico e della normale dialettica e alternativa tra centrodestra, centrosinistra, M5S.

Sia chiaro, al governo Draghi non c’erano e non ci sono alternative e bene hanno fatto la gran parte delle forze politiche a rispondere positivamente all’appello unitario del Presidente della Repubblica Mattarella.

Il problema, però, rimane il dopo Draghi e quindi i tempi della durata di questa eccezione: chi pensa che la legislatura durerà solo fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, cioè lo stesso Draghi, non fa, a mio avviso, i conti con una crisi di sistema ben più profonda e dai tempi assai più lunghi.

Insomma, o tutti i protagonisti, da Draghi ai partiti, si danno una mossa a fare per bene i compiti che questa fase di emergenza assegna a ciascuno, oppure a febbraio del 2022 staremo peggio di oggi con una crisi ancora più drammatica da ogni punto di vista.

Ci vuole coraggio e visione, mentre ad oggi mi pare ci sono solo nubi e assestamenti di potere.

Paolo Cento

fondatore Coordinamento 2050 - polo progressista

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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