Hanno detto… sul numero 27, marzo 2021 • anno 3

Lorenzo Tagliavanti
L’emergenza pandemica ha agito come una lente d’ingrandimento su questo malfunzionamento della pubblica amministrazione in Italia.
La riforma della Pubblica Amministrazione è una priorità a costo zero, da attuare attraverso le tecnologie digitali.
Quella che stiamo vivendo è una crisi senza precedenti, ma può costituire anche l’occasione per risolvere tante criticità irrisolte.
La Camera di Commercio di Roma è pronta, insieme con le altre Camere di Commercio italiane, a essere parte attiva di questo processo di ricostruzione e ad accompagnare la “resilienza trasformativa” che il nostro tessuto produttivo sta dimostrando.

Pierluigi Biondi
Sul nome del presidente del Consiglio, Mario Draghi, nessuno ha avuto nulla da dire circa la sua serietà e competenza, ma a lasciare perplessi è la modalità con cui partiti e formazioni, provenienti da tradizioni e storie profondamente diverse tra loro, possano convivere e trovare la sintesi su temi per i quali esistono sensibilità diverse. Mi chiedo come possa essere trovata l’unità su argomenti importanti come la riforma fiscale, flat tax, giustizia, infrastrutture, welfare o sostegno alle famiglie e alle imprese.
Fratelli d’Italia, coerentemente con quanto detto a più riprese, ha confermato di non essere disponibile a un governo con Pd, 5stelle e Renzi, rispettando quanto promesso agli italiani. Responsabilmente sarà all’opposizione e valuterà, di volta in volta, se dovessero esserci proposte su cui poter ragionale e da cui la nazione potrà trarre reale beneficio.
È auspicabile, pertanto, che nel novero dei nuovi sottosegretari venga individuata una figura, di alto profilo, in grado di poter garantire questo raccordo costante tra esecutivo nazionale ed enti locali del cratere 2009 – dal momento che per il sisma del Centro Italia è stata individuata la figura di Giovanni Legnini quale commissario per la ricostruzione – rappresentativi di luoghi feriti e bisognosi di cure costanti e durature nel tempo.

Paolo Cento
Il governo Draghi sta compiendo i primi passi: poche dichiarazioni, atlantismo rigoroso, cioè il ritorno del nostro Paese ad un rapporto organico con gli Stati Uniti, militarizzazione del sistema emergenziale sanitario.
Ci si aspettava di più, di meglio e forse anche maggiore velocità per intravedere qualcosa di adeguato alla crisi sanitaria, economica e sociale che investe il paese.
Sia chiaro, al governo Draghi non c’erano e non ci sono alternative e bene hanno fatto la gran parte delle forze politiche a rispondere positivamente all’appello unitario del Presidente della Repubblica Mattarella.
Chi pensa che la legislatura durerà solo fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, cioè lo stesso Draghi, non fa, a mio avviso, i conti con una crisi di sistema ben più profonda e dai tempi assai più lunghi.
Ci vuole coraggio e visione, mentre ad oggi mi pare ci sono solo nubi e assestamenti di potere.

Giuseppe Di Benedetto
Nell’ambito della legislazione emergenziale e con l’obiettivo di evitare ritardi e inerzie nelle procedure di spesa necessarie a portare a compimento i progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e, segnatamente, con l’art 21 del d. l. n.76/2020, la responsabilità amministrativa è stata delimitata alle sole ipotesi del dolo con riferimento ai fatti commessi fino al 31 dicembre 2021.
Con tale disposizione, considerata una misura di “semplificazione” della burocrazia, si è inteso superare la cosiddetta “amministrazione difensiva” o “paura della firma”, nel presupposto che sia essa a determinare l’inerzia o i gravi ritardi nella realizzazione di opere, piani, progetti. Tale scelta, tuttavia, suscita perplessità e appare agire sui sintomi e non sulle cause del problema, in ragione della circostanza che:

– i ritardi dell’azione amministrativa sembrano maggiormente riconducibili ad altri fattori quali l’ipertrofia normativa, la frammentazione e talvolta la sovrapposizione delle competenze, la tortuosità dei processi decisionali, la cattiva gestione del personale;

– occorre assicurare l’effettività della tutela per le risorse fornite nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al fine di evitare eventuali procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea.

Andrea Ferretti
La possibilità che la nostra economia continui a respirare una volta levati i tubi, dipenderà in gran parte dalla capacità del governo Draghi di rielaborare al più presto un Recovery Plan all’altezza della drammaticità della situazione. Ossia un piano che sia in grado, nel breve periodo, di dare una forte accelerazione alla nostra economia così da ridurre il divario di crescita con le economie dei Paesi europei. E che nel medio periodo possa generare dei mutamenti strutturali spingendo sulle infrastrutture e riducendo il divario nord-sud. Fino ad oggi, al di la dell’emergenza Covid, ci si è sempre accontentati di tentare (con scarso successo) di rendere “più ripida” la curva di crescita del nostro PIL. Con il Recovery Plan l’Italia ha, per la prima volta, la reale possibilità di spostare la propria economia su un’altra curva, ovviamente molto più favorevole rispetto a quella che stiamo faticosamente percorrendo dal dopoguerra ad oggi.

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