Paolo Arrigoni
Al sistema produttivo italiano, che ha già fatto investimenti e programmi per traguardare gli obiettivi al 2030, vengono chiesti nuovi sforzi – e quindi ulteriori costi che impattano sulla competitività delle nostre imprese – quando il nostro Continente è responsabile del 10% delle emissioni climalteranti globali.
Intendiamoci, la transizione ecologica ed energetica è un’opportunità per lo sviluppo sostenibile, ma deve essere equa e perseguita con pragmatismo, contemperando la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale.
Temo invece che questa accelerazione della UE, condivisa dal Governo italiano sostenuto da una maggioranza permeata da una sfrenata ideologia ambientalista, creerà problemi al nostro sistema economico, drenerà, sprecandole, molte risorse a debito dal Recovery Fund e aggraverà le bollette energetiche di famiglie e delle nostre imprese che si confrontano con la competizione globale.
L’ambientalismo ideologico e catastrofico e il “gretinismo” imperante rischiano di ostacolare transizione ecologica e progresso tecnologico.
Francesco Fimmanò
L’era del coronavirus produrrà sul piano economico quanto accaduto in situazioni analoghe nella recente storia dell’umanità, solo con una gravità ed una rapidità esponenziale generata dalla globalizzazione, esattamente come si sta verificando per l’emergenza sanitaria. La vicenda determinerà una grande crisi economica non strutturale che, come nei cicli storici precedenti, produrrà poi grande sviluppo solo per quei Paesi e quelle imprese che abbiano avuto una “Recovery Vision” come è ben definita in medicina per i recuperi da condizioni “depressive”.
Affinché vi sia resilienza, è tuttavia richiesta una seria strategia preventiva e, al contempo, una strategia reattiva, alle quali devono corrispondere drivers consolidati e non assetti completamenti nuovi, come si sta immaginando in vari settori come quelli della crisi di impresa. Non servono affatto slogans ma visione, non “primule” ma organizzazione pianificata ed efficace, non bulimia legislativa ma efficienza applicativa, non localismi e regionalismi ma strategia unitaria nazionale e cooperazione rafforzata.
Paolo Lembo
La fiducia istituzionale non si domanda, si merita. Le istituzioni guadagnano fiducia quando riescono ad ottenere risultati e se tali risultati rispondono ai bisogni dei cittadini.
In un momento nel quale l’umanità combatte un’implacabile pandemia – la più globale delle minacce – alcuni continuano ad alimentare l’illusione che per meglio risolvere i problemi nazionali occorra ridurre l’impegno internazionale e concentrarsi sulle necessità domestiche. Si tratta di una strategia alla quale dobbiamo resistere. Esperienza insegna che, storicamente, tale strategia ha sempre aumentato le calamità, invece che risolverle.
Il recente accordo Unione Europea su Bilancio 2021 e nuovo strumento di cooperazione internazionale, costituisce una configurazione concreta (e concordata) all’interno della quale discutere in modo ambizioso l’implementazione di priorità e la definizione di progetti di ripresa globale. Non c’è tempo da perdere: il tempo di agire è ora. L’Italia, che guiderà il prossimo G 20, ha di fronte a sé un’occasione che potrebbe divenire Storica. Riusciremo a trasformarla in un momento di Storia da ricordare, o da dimenticare?
Carla Ciavarella
Le ricerche di settore rilevano come l’opinione pubblica generalmente sostiene di preferire l’imposizione di sentenze sempre più punitive, prestando più attenzione alla punizione da scontare in carcere. Le ricerche fanno anche emergere che tali opinioni sono basate su una inaccurata conoscenza del sistema penale e le opinioni mutano quando vengono invece fornite maggiori informazioni. Maggiore impegno, quindi, dovrebbe essere assicurato dai rappresentanti delle istituzioni attraverso la realizzazione di campagne d’informazione al fine di contrastare quell’opinione pubblica che incoerentemente, molto spesso perché poco informata, invoca l’utilizzo della carcerazione quale esclusiva forma possibile di punizione. Le autorità dovrebbero mettere a disposizione le loro competenze per fornire agli organi d’informazione chiari riferimenti alle regole dell’esecuzione penale, ai suoi costi, alle esperienze positive in termini di riduzione di recidiva e quindi crescita di sicurezza sociale e, quindi, di vantaggio anche economico per tutta la collettività.
Stefano De Lillo
Negli ultimi anni, dato per assodato lo straordinario valore di profilassi del vaccino, il legislatore ha ritenuto superfluo l’imposizione dell’obbligo stesso, in quanto superato da una consapevolezza generalizzata.
Il relativismo comparso prepotentemente nella nostra cultura si è recentemente insinuato anche nelle scienze sanitarie, ben sostenuto dal poter di opinione del “dottor Google”.
Nel 2016 per il diffondersi del pericoloso morbillo nella nostra nazione, il Ministero della Salute è dovuto tornare sui suoi passi reintroducendo l’obbligo per l’accesso ai nidi e alle scuole.
In questa fase di partenza della vaccinazione in Italia ci stiamo scontrando con un grave ritardo dell’organizzazione legata alla somministrazione.
Visti gli attuali ritmi di somministrazione del vaccino, l’auspicato traguardo appare assai difficile da raggiungere in tempi relativamente brevi. Pertanto, tutte le forze disponibili dovranno scendere in campo. Non appare quindi un tabù il coinvolgimento anche dei privati.
Roberto Ieraci
Vi è una domanda chiave per gli scienziati: questa pandemia può essere un momento di svolta per le due nuove tecnologie di produzione dei vaccini covid, che utilizzano a) un mRNA, b) un vettore di adenovirus?
Piuttosto che costruire un nuovo vaccino da zero, il principio alla base di queste tecnologie è quello di utilizzare un set standard di parti, come un virus riproposto o una nano-particella per trasportare materiale genetico dentro la cellula. Questo materiale – DNA o RNA – può codificare proteine specifiche da un virus.
È molto più veloce dei vaccini convenzionali, che comportano la coltivazione di grandi quantità di virus, che vengono poi attenuati o inattivati o separati in piccoli frammenti e purificati, processi che richiedono anni di tentativi ed errori e test di sicurezza.
L’immenso impatto sanitario ed economico della pandemia Covid-19 ha provocato un livello di collaborazione senza precedenti tra scienziati, oltre a finanziamenti da parte di governi, società private e filantropi. Un vaccino efficace e ampiamente disponibile è un passo fondamentale verso la fine della pandemia.
Alessandro Cassinis Righini
Nessun governo di qualsiasi schieramento e colore politico ha mai provato seriamente a mettere in campo una politica tesa a contrastare il declino demografico. Il risultato è che il potere politico degli anziani è sempre più preponderante, impedendo di fatto le riforme che, inevitabilmente, dovrebbero aiutare i giovani a scapito degli anziani.
Penso che un contributo possa arrivare da piccole riforme, che non necessariamente richiedono interventi legislativi, ma che potrebbero cambiare profondamente la nostra società, favorendo i giovani e per questa via – auspicabilmente – invertire il trend demografico.
Altri provvedimenti tesi a favorire i giovani e a rendere più giusta la società italiana in termini di allocazione delle risorse richiedono approcci, che necessitano di un intervento legislativo. Il primo a cui pensare sarebbe quello di introdurre una seria imposta di successione. Piuttosto che ventilare un’imposta patrimoniale, che di fatto già esiste sotto forma di IMU, ovvero di bolli sui depositi bancari al verificarsi di certe condizioni, un’imposta di successione ben disegnata potrebbe finanziare una politica di sostegno ai giovani appartenenti alle famiglie meno abbienti.