Però il Covid una cosa buona l’ha portata

Sì, una cosa buona il Covid l’ha fatta.

Dal disastro pandemico, che incide drammaticamente su vite umane, rapporti sociali ed economici, che rallenta i ritmi quotidiani sovvertendo bisogni e priorità, che stravolge il sistema formativo scolastico e colpisce modelli comportamentali dati per scontati, un aspetto nuovo, quanto meno una tendenza, positiva, sta emergendo.

Prima della pandemia, chi sapeva cosa fosse l’acronimo DPCM? Chi aveva un’idea dei rapporti Stato-regioni, così da poter pesare incidenze e responsabilità negli interventi concorrenziali di queste istituzioni? Chi poteva valutare fondatamente le lungaggini della burocrazia e i ritardi e le inefficienze del sistema sanitario nazionale? Chi sapeva cosa realmente potesse fare l’Unione Europea per i paesi membri attraverso sussidi, contribuzioni a fondo perduto e finanziamenti? Ça va sans dire: quando si è toccati da un problema, anche sociale, ma che incide direttamente sulla nostra vita, ecco il livello di attenzione salire prepotentemente e con esso il desiderio di saperne di più, di voler interloquire sul tema e interagire per dare un contributo, anche di dissenso e protesta.

Questi dieci mesi pandemici hanno portato tutti, e ripeto tutti, appartenenti a ceti sociali opposti, ad estrazioni culturali differenti, a interessarsi ancor di più della cosa pubblica e dei problemi comuni.

Proprio questo desiderio di maggior conoscenza e di partecipazione viene percepito da più parti per essere indirizzato in un progetto concreto e veicolato all’interno di qualche contenitore associativo. Assistiamo così al fiorire di movimenti, che vogliono intervenire nel dibattito pubblico e dare un contributo alle esigenze di cambiamento e di miglioramento sociale ed economico.

È nata “Base Italia”, un’associazione guidata da Marco Bentivogli, ex capo dei metalmeccanici della CISL e Luciano Floridi, filosofo e docente ad Oxford con l’obiettivo di riportare le persone a impegnarsi per una politica dedicata al bene comune.

Accademici ed ex politici hanno dato vita a “Insieme”, un movimento di ispirazione cattolica, centrista, col malcelato intento di far nascere la nuova democrazia cristiana. Stefano Zamagni (ex Capo dell’Agenzia nazionale del terzo settore, nominato da Romano Prodi) è il leader di questa formazione e con lui Lorenzo Dellai (ex DC), Antonio Fazio, ex governatore della Banca d’Italia ed anche il Cardinale Giovan Battista Re. Alla presentazione della nuova formazione politica, Zamagni ha detto chiaramente “Noi aborriamo la cosiddetta negative politics, cioè un’idea di politica che si basa sugli errori degli altri. La gente non ne può più.”

Pellegrino Capaldo e Sabino Cassese, accademici di spicco, hanno scelto lo strumento della scuola di formazione politica, istituendo “Vivere nella Comunità” con l’obiettivo di fornire strumenti e opportunità per una nuova classe dirigente adeguatamente preparata, che partecipi attivamente ai processi di cambiamento del Paese.

La Fondazione Guido Carli, con la sua Presidente Romana Liuzzo, ha dato vita a “Ri-Nascita Italia” per offrire un contributo in termini progettuali nell’attuale fase di crisi senza precedenti.

Alfredo Ambrosetti, fondatore del Forum di Cernobbio, ha costituito l’“Associazione per il progresso del Paese”, al fine di stimolare l’opinione pubblica e aprire un dibattito sui temi del futuro e rendere il nostro Paese sempre più competitivo.

E in questo fermento collettivo, in questo fiorire di iniziative, interviene anche Papa Francesco, che in un videomessaggio in occasione del summit Economy of Francesco, lancia il “Patto di Assisi”, sottolineando che: “È tempo, cari giovani economisti, imprenditori, lavoratori e dirigenti d’azienda, è tempo di osare il rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, e specialmente gli esclusi (e tra questi anche sorella terra), cessino di essere – nel migliore dei casi – una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale per diventare protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale”.

Di tutto e di più, dunque. Soggetti dalla formazione culturale diversissima, dal sindacalista al professionista, dall’accademico all’ex deputato, dal filosofo, finanche al Papa, accomunati dall’esigenza di apportare cambiamenti radicali nella nostra società.

Ben venga, quindi, il pot-pourri di iniziative, fosse solo perché dal nulla non nasce nulla, ma la preoccupazione, o il fondato sospetto, è che i progetti e le proposte che scaturiranno da queste menti eccelse facciano la stessa fine della Relazione “Iniziative per il rilancio – Italia 2021-2022”, partorita lo scorso giugno dalla Commissione Colao e giacente in qualche cassetto negli uffici della Presidenza del Consiglio. E ciò perché il terminale ultimo di ogni processo di analisi, studio, approfondimento, creazione di valore, sviluppo e proposta operativa, è la politica. Politica che oggi è fin troppo autoreferenziata per essere disponibile ad aprirsi ai contributi della società civile. Ora, delle due l’una, o questi studiosi, volontari e volenterosi, che si spendono per il bene comune e si mettono in gioco, vengono ad impegnarsi direttamente e personalmente in politica, dando vita a nuovi partiti che si confrontino sulla base di programmi, consensi pubblici, voti ed elezioni democratiche, oppure entrino a far parte di schieramenti già esistenti per cercare di scardinare, dall’interno, l’immobilismo e l’autoreferenzialità dell’attuale classe dirigente politica.

L’auspicio è che la voglia di cambiamento vada fino in fondo, colpisca il cuore della politica, quale soggetto multiforme che assume le decisioni nell’interesse del bene collettivo, e non si assista alla presentazione di progetti teorici, ad esercizi di stile e dichiarazioni di intenti, buttati lì solo per visibilità e protagonismo di alcuni, perché il Paese ha bisogno di mutamenti profondi, di iniziative concrete e coraggiose, di vere e proprie rivoluzioni, che questi governanti con il loro immobilismo, la mancanza di visione e la continua ricerca del consenso, non sembra possano assicurare.

In tal senso anche il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Serve uno sforzo collettivo, che coinvolga Istituzioni, parti sociali e società civile, il cui successo richiede un ampio contributo sia del settore pubblico sia di quello privato, per conseguire risultati tangibili e assicurare una concreta prospettiva di futuro migliore alle giovani generazioni”.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Roberto Serrentino

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Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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