Occhio alla spalla!

Un occhio alla spalla fa sempre bene, a qualunque età e già all’avvertenza dei primi dolori. È con l’artroscopia che inizia il percorso diagnostico per prevenire e anche curare. Una tecnica che consente di guardare attraverso una videocamera all’interno della spalla. Tale procedura fornisce informazioni estremamente utili, grazie alle quali si sono ottenuti risultati eccellenti anche nelle malattie più severe e invalidanti di questa articolazione. Il dolore e la difficoltà al movimento sono i più frequenti sintomi, la cui gravità non deve essere assolutamente sottovalutata.

Quando la meccanica dell’articolazione della spalla è alterata da difetti di postura o dalla fatica muscolare (uso del pc, attività sportive, ecc.), le strutture muscolo tendinee, deputate al movimento e quelle legamentose, deputate a stabilizzare le ossa tra di loro, spesso si infiammano e nei casi più gravi si lesionano.

Alcune patologie della spalla, benché si manifestino con gli stessi sintomi (dolore e difficoltà al movimento), sono spesso causate da processi infiammatori che possono coinvolgere strutture diverse come ad es. la capsula (capsulite), i tendini (tendiniti della cuffia dei rotatori), la cartilagine (artrosi). Sarà lo specialista che, grazie alla storia clinica e alla corretta interpretazione delle indagini strumentali, individuerà la reale causa della malattia, facendo una diagnosi precisa.

L’esame radiografico dà la possibilità al medico di valutare in modo più globale la spalla, identificando meglio alcune patologie come l’artrosi, le calcificazioni, i tumori ossei e le metastasi.

In alcuni casi si può anche intervenire con il cortisone infiltrato nella spalla e, in particolare, nella capsula quale procedimento estremamente utile ai fini antinfiammatori (caspuliti).

Occhio alla spalla, sarebbe il caso di dire a tennisti, sciatori, sportivi in genere, ma anche a persone meno dinamiche, che con il passare degli anni iniziano ad avere qualche fastidio.

Tuttavia ci sono situazioni più gravi come i tendini lesionati. In questi casi, un ciclo riabilitativo ben condotto, mirato a stimolare i meccanismi di recupero muscolare e neurologici, può portare ad una buona ripresa funzionale della spalla e alla remissione del dolore.

Se dopo 6 mesi di fisioterapia non si raggiungono risultati soddisfacenti, si può prendere in considerazione l’indicazione chirurgica.

Nei pazienti più giovani e attivi, si consiglia invece la riparazione immediata delle lesioni per evitare il deterioramento dei tessuti (tendini) che devono essere trattati.

Attraverso la risonanza magnetica si evidenziano anche quelle sofferenze tendinee, che non sono necessariamente espressione di malattia, ma solo segni di “invecchiamento” tendineo.

Le “vere” lesioni tendinee della spalla si creano lentamente anche nel corso di diversi anni e si caratterizzano per la scarsa qualità dei tessuti. Questa condizione, spesso, non consente una efficace riparazione chirurgica, quindi la riabilitazione rimane una valida alternativa prima di esporre il paziente a un gesto chirurgico dal risultato incerto.

Quando si ripara un tendine o un legamento, al di fuori dei sintomi post-operatori è indispensabile aspettare circa 4 mesi prima di sollecitare la spalla per consentire ai tessuti riparati di integrarsi al meglio nell’osso.

Ci sono poi altri strumenti che possono essere attivati all’occasione come il laser, la tecar, le elettrostimolazioni e la magnetoterapia. Sono importanti strumenti fisici che mirano a ridurre il dolore localmente e l’infiammazione. Tuttavia, devono sempre essere associati a una riabilitazione funzionale dedicata al riequilibrio posturale e al corretto bilanciamento muscolare. In parole semplici, non bisogna trattare solo localmente dov’è riferito il dolore, ma andare alla radice del problema.

Riscontriamo ancora patologie più gravi, che necessitano di interventi ancora più invasivi. È quando si dice, ad esempio, “mi è uscita la spalla”. Dopo il primo episodio di “lussazione di spalla”, l’articolazione deve essere riposizionata correttamente (ridotta). Il trattamento prevede di utilizzare un tutore per alcune settimane, a cui seguirà un protocollo riabilitativo, mirato al recupero articolare ed al rinforzo muscolare. Se si tratta invece di una “lussazione recidivante o abituale”, si può considerare l’intervento chirurgico – artroscopico o “a cielo aperto” – e la decisione sarà presa in funzione di alcuni parametri, quali: età del paziente, presenza di una lassità costituzionale, coesistenza di lesioni ossee, grado e tipo di attività sportiva praticata. Ad ogni modo, il paziente deve sapere che, nonostante un gesto chirurgico eccellente e un trattamento riabilitativo personalizzato, i risultati post-chirurgici vengono ad essere influenzati da diversi fattori: biologici (qualità dei tessuti), età, attività lavorativa e/o sportiva praticata, malattie metaboliche associate (diabete, ecc.), finanche dal tempo intercorso tra i sintomi e l’intervento chirurgico.

E comunque, se il paziente vuol essere ancora più informato, o per chiunque, medico o sportivo, desideri approfondire le proprie conoscenze, basta collegarsi a “Shoulder Channel TV”, un canale multimediale dedicato alla spalla con interventi di ortopedici di prestigio che trattano, fra l’altro, nuove tipologie di interventi chirurgici e nuovi trattamenti in sala operatoria e riabilitativi.

Quindi, occhio alla spalla e muoversi in tempo al verificarsi dei primi dolori.

Giovanni Di Giacomo

responsabile del reparto di Ortopedia e Traumatologia presso il Concordia Hospital di Roma

Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
Direttore: Roberto Serrentino

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