Hanno detto… sul numero 23, novembre 2020 • anno 2

Guido Crosetto
Per una nazione come la nostra, priva di risorse naturali strategiche, quasi totalmente dipendente da altri per le risorse energetiche, con un’economia forte, tecnologicamente avanzata, ma non rilevante su scala mondiale nei settori più innovativi (elettronica, telefonia, informatica, chimica, etc.), forze armate preparate ed efficienti, supportate da un’industria credibile ed all’avanguardia, diventano presupposti di sopravvivenza, di credibilità e di competitività e quindi strumenti fondamentali per mantenere un ruolo rilevante nei consessi che contano.
L’industria della difesa in connubio indissolubile con le forze armate è, quindi, il presupposto di qualunque difesa di interesse nazionale e non capirlo significa condannare un paese come il nostro ad un lento declino economico e ad un’irrilevanza politica internazionale repentina. Capirlo, per contro, significa investire chiedendo esplicitamente risultati su tecnologie, che si considerano rilevanti per il futuro ed imprescindibili nel confronto internazionale. Perché un’industria forte ed una difesa forte non servono a nulla senza qualcuno che indichi la strada da percorrere.

Anna Cinzia Bonfrisco
Se la sfida iniziale dei Big Data in Europa l’abbiamo persa, siamo sicuri di volerci far trovare ancora impreparati?
La posta in palio è economica ma anche politica e di sicurezza. Perché se l’Unione Europea affronta la battaglia del digitale con strumenti facilmente neutralizzabili, la Cina fa e disfa le regole in base al migliore guadagno possibile in termini economici e di potere “sconfinato” sul Mondo.
TikTok, il social network cinese, mette in Italia la sede di controllo dell’Europa mediterranea. Il presidente del Copasir Raffaele Volpi ha definito inquietante “la profilatura dei dati del cliente” della app “inventata dal governo cinese per la profilatura dei giovani cinesi”.
Il grande algoritmo cinese ci sta schedando. Questo perché domina il grande flusso di dati senza un’etica, ma anche per il fatto che noi Europei non abbiamo ancora assunto con coraggio la guida valoriale, economica, finanziaria e di politica industriale che, come scrivono Caio e Azzone, “può essere molto preziosa affinché il Paese navighi in un mare di dati e non ci affoghi.”.

Angelo Camilli
Di fronte allo scenario che stiamo vivendo, come sistema delle imprese, chiediamo in primis un forte senso di responsabilità da parte di tutti. Ora è il tempo della collaborazione globale e non di egoismi, come più volte sottolineato saggiamente dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da scelte chiare non più rinviabili, prima fra tutte quella di chiedere il Mes.
Il mio primo impegno come Presidente sarà fare sintesi delle diverse istanze delle imprese, con la consapevolezza che siamo di fronte alla più grave crisi del dopoguerra e che pertanto il contesto economico e sociale nel quale siamo chiamati ad operare è totalmente inedito per le criticità che ci troveremo a fronteggiare, ma che è al tempo stesso unico per l’unicità di alcune opportunità che dovremo saper cogliere. Per citare Papa Francesco: “l’unica cosa peggiore della crisi è il rischio di sprecarla”.
Non abbiamo bisogno di una rivoluzione, ma di una sana presa di coscienza di un potenziale di sviluppo e conoscenza ancora molto da valorizzare.

Fabrizio Criscuolo
Questo progetto di giustizia, sancito in particolare dagli art. 2 e 3 della Costituzione repubblicana (ma anche, ad esempio dall’art. 42 Cost. – non a caso il Pontefice dedica un paragrafo alla idea, non più di moda, della funzione sociale della proprietà), non può certo dirsi non condiviso da un punto di vista fattuale, anche se in anni recenti si è assistito al tentativo di smantellarlo (tentativo promosso e sostenuto, guarda caso, proprio da quei centri di potere sopra evocati), descrivendo i diritti sociali, conquista dei più deboli attraverso la partecipazione democratica, in termini di ‘costi sociali’.

Paolo Di Girolamo
Che anche il SARS-COV-2 rientri tra i virus trasmettibili per via aerea per il momento esiste solo il sospetto e non si dispone ancora di una evidenza sperimentale documentata. Ma questo sospetto è forte, anche a causa dell’elevata trasmissibilità dell’infezione. La trasmissione aerea rappresenta un importante possibile canale di contagio, soprattutto da parte dei pazienti asintomatici.
Il principio di precauzione dovrebbe prevalere in tutti i nostri comportamenti sociali, soprattutto i quelle situazioni in cui risultiamo più esposti a rischi: mi riferisco, per esempio, all’attività sportiva che ci troviamo spesso a svolgere in spazi aperti e senza dispositivi di protezione, attività che ci porta ad un inesorabile, repentino aumento della ventilazione polmonare e quindi all’ingestione di ingenti quantitativi di aria potenzialmente foriera di agenti patogeni. Quindi, mantenere le distanze anche durante le attività sportive all’aperto è sempre una buona pratica.

Andrea Ferretti
È indispensabile che l’anima vigilante della BCE continui a mantenere un approccio flessibile e soft sui requisiti patrimoniali delle banche e, più in generale, sull’applicazione della normativa di vigilanza. Ad esempio, ha fatto molto bene la vigilanza a non includere nell’ambito del credito tollerato (forborne) le posizioni delle imprese in difficoltà finanziaria che hanno chiesto una moratoria. Infatti, in assenza di questa deroga, le banche avrebbero dovuto effettuare ulteriori accantonamenti e le aziende, già in difficoltà, avrebbero avuto ulteriori problemi ad accedere al credito bancario. Ed è evidente che il descritto approccio soft della vigilanza debba permanere sino a quando l’attuale emergenza economico-sanitaria non sia cessata. In caso contrario si produrrebbe un intollerabile contraccolpo sia sul sistema bancario che sul tessuto produttivo. E di tutto abbiamo bisogno meno che di ulteriori scossoni.

Francesco Alessandria
Si tratta di definire, magari contemporaneamente ad un riposizionamento degli strumenti di solidarietà, una nuova politica abitativa nazionale a carattere ordinario individuando un flusso di risorse continuativo che consenta di programmare interventi che, unitamente al sostegno finanziario di enti territoriali, ai vari livelli, concorrano a sviluppare un’adeguata offerta di alloggi sociali in grado di dare efficaci risposte alla forte domanda riscontrabile nel Paese e nelle varie modalità e forme con le quali si presenta sul territorio.
Decidere, quindi, cosa si vuole essere è un adempimento propedeutico al progetto di branding per un’identità competitiva che le città hanno. In questo scenario di rilancio del progetto urbano attraverso la rigenerazione urbana, il promotore del progetto di city branding deve essere la Politica per avviare il processo in quanto rappresentante degli interessi collettivi. E chi potrebbe essere se non essa?

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