Hanno detto… sul numero 21, settembre 2020 • anno 2

Roberto Serrentino
Tutti contro tutti, in ordine sparso dentro e fuori i partiti, per significare, in primis, il vulnus e la vergogna di come una riforma importante della carta costituzionale, che dovrebbe essere ampiamente condivisa dalle forze politiche, in realtà non lo sia.
I partiti sono formalmente schierati per il SÌ, atteso anche il parziale distinguo di Forza Italia e Italia Viva, e ciò unicamente per populismo, demagogia e nella considerazione che la probabile vittoria del SÌ non andrebbe in tal modo ad appannaggio di nessuno, anche se i 5 Stelle sono pronti a mettersi la medaglietta da primi della classe.

Giancarlo Abete
L’esito del referendum potrà determinare letture finalizzare a rafforzare o indebolire l’attuale governo, anche se ritengo – come molti – che sarà l’esito delle elezioni amministrative, più del risultato del referendum, ad incidere sull’agenda e sugli equilibri dei prossimi mesi.
La ricerca di consenso di breve periodo, alimentando pulsioni ed emozioni, non darà stabilità al quadro politico italiano e rinnoverà l’incertezza che contraddistingue il posizionamento delle forze politiche negli ultimi anni.
Il forte auspicio è che i segnali positivi che sono emersi negli ultimi mesi in Europa con una rinnovata attenzione verso i paesi membri e verso un più alto livello di coesione e solidarietà, costituiscano un riferimento strutturale per dare nel nostro Paese le risposte necessarie per superare la fase di instabilità e di incertezza già esistente e che covid-19 ha fatto deflagrare.

Paolo Cento
Ancora una volta un passaggio fondamentale della nostra Costituzione viene piegato e involgarito alle ragioni di una fase politica, che fatica a trovare una prospettiva duratura e stabile.
La riduzione dei parlamentari, il cui percorso legislativo inizia con il governo Salvini-Di Maio, arriva al suo traguardo finale per via di un ricatto politico del M5S al Pd come condizione per far nascere il Conte 2.
Il combinato disposto tra questa riduzione e la nuova legge elettorale rischia di chiudere con uno stravolgimento definitivo della democrazia liberalsociale la lunga fase di transizione istituzionale che caratterizza il nostro Paese.
Proprio per questo appare del tutto irragionevole, anche nel campo del centrosinistra e quindi del Pd, chi si ostina a non vedere questo rischio e anzi si prepara ad assecondarlo.

Giuseppe Basini
Uno Stato che ritenga di essere onnipotente, di essere legittimato a dare o negare la vita, a determinare la proprietà e a dettare lo stile, le opinioni e le scelte individuali, non è e non potrà mai essere liberale e finirà inevitabilmente per essere anche antidemocratico, perché l’abitudine al non rispetto delle minoranze, diviene, da parte di una classe dirigente autoreferenziale e convinta di possedere il vero, anche non accettazione della maggioranza, quando la ribellione popolare trasformi una minoranza prima esclusa in maggioranza. Che è quello che abbiamo sempre visto fare alle sinistre estreme, dall’Unione Sovietica al Venezuela, ma di cui non sono del tutto immuni neanche quelle moderate.

Enrico La Loggia
Senza il Ponte non cresce il sud “realmente“ e senza la crescita del sud non cresce l’Italia altrettanto “realmente“. E senza l’ipocrisia imperante di chi continua solo per prenderci in giro a ripetere che bisogna far crescere il Sud per far ripartire il nostro Paese. E come? Destinando al Sud meno di un terzo delle risorse per infrastrutture? Aspettando da decenni che la TAV scenda attraverso la Calabria in Sicilia?
La Comunità Europea ha inserito il Ponte nel corridoio strategico Helsinki-La Valletta. Forse più e meglio dei nostri sedicenti politici hanno valutato il ruolo essenziale della Sicilia nei rapporti Nord-Sud e Est-Ovest e i benefici che ne potrebbero derivare a tutta l‘Europa.
vogliamo provare a cambiare registro? E se proponessimo di inserire nel piano di utilizzo del recovery fund il Ponte? E se invitassimo tutti i parlamentari del centro-sud a votarlo? Sarebbe troppo, o troppo bello? Comunque sarebbe un modo efficace e trasparente per sapere chi è in buona fede e chi no.

Damiano Rotella
Vale ancora la pena investire sull’artigianato? In questi tempi in cui si compra tutto al centro commerciale, gli oggetti sono fatti di plastica e il gusto è diventato minimalista, vale la pena fare il garzone per imparare l’arte del Carretto Siciliano? Assolutamente sì.
Ai giovani dico di crederci e ai politici di sostenere concretamente settori di nicchia, che se non producono milioni di posti di lavoro, danno grande luce, lustro e immagine al nostro meraviglioso Paese, per questo invidiato da molti.
L’artigianato di qualità può aiutare a salvare l’economia italiana.

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Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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