Hanno detto… sul numero 19-20, luglio/agosto 2020 • anno 2

Roberto Serrentino
Dieci mesi al governo, insieme, PD e 5 Stelle si confrontano e, soprattutto, si scontrano come se uno dei due fosse all’opposizione, oppure entrambi in piena campagna elettorale, all’alba delle elezioni politiche.
Cosa hanno in comune, in cosa vanno d’accordo, quale programma condividono PD e 5 Stelle per stare insieme al governo? A mio avviso la risposta non può che essere una sola: poco o niente. Tuttavia è in quel poco, direi addirittura in un unicum, che si rinviene la ratio dell’alleanza, che consente la sopravvivenza del e nel governo: mai Salvini alla guida del Paese!

Gli italiani si mettano l’animo in pace. Con questi presupposti e gli ultimi sondaggi che danno il centrodestra in spolvero, il diritto di voto per l’elezione del Parlamento potrà essere esercitato solo nel 2022, sempreché si abbia ancora la voglia, l’entusiasmo, o la responsabilità di recarsi alle urne.

Salvatore Margiotta
È noto che si tratta di un’alleanza (ndr PD-5 Stelle) nata tra mille difficoltà e in maniera obbligata per impedire che il paese precipitasse verso le elezioni in un momento molto delicato, in piena sessione di bilancio. Una situazione che avrebbe rappresentato un elemento assai negativo per la nostra economia.
Penso che sia un errore andare separati (ndr PD-5 Stelle) alle regionali mentre si governa insieme il Paese e, in tal senso, sono convinto che sarebbe servito un impegno maggiore per trovare un terreno di convergenza su cui ipotizzare programmi comuni.
Bisogna pensare e guardare al futuro in grande. Con le risorse del Recovery Fund quello del Ponte diventa oggettivamente un progetto fattibile su cui, un grande Paese come il nostro, almeno apre un dibattito e una riflessione seria e non ideologica.

Francesco Alessandria
La crisi sanitaria ed il conseguente lockdown del sistema economico/produttivo hanno avviato un processo di disparità nella distribuzione della ricchezza; è molto probabile quindi, che assisteremo ad un acuirsi delle diseguaglianze sociali e ad un aumento di popolazione in condizione di povertà assoluta e relativa. Questa crisi rischia di riflettersi pesantemente anche sulla condizione abitativa delle fasce deboli di popolazione, nonché sui servizi e le attrezzature delle città. È probabile che numerose famiglie saranno presto a rischio di sfratto per morosità, avendo perso le risorse per sostenere i canoni di affitto e che molte rischiano di perdere la casa di proprietà perché impossibilitati ad onorare il proprio mutuo. L’Housing Europe Observatory, che fotografa la condizione abitativa in Europa e offre apprezzabili riflessioni anche sulla situazione italiana, nel Rapporto 2019 ha evidenziato come l’accesso alla casa rappresenti ancora un problema per molti cittadini.

Andrea Ferretti
In questo scenario inedito e dominato dal fattore “incertezza”, ancora una volta la BCE si è dimostrata l’unica vera macchina da guerra in grado di intervenire rapidamente ed efficacemente a sostegno del sistema economico- finanziario europeo sotto pressione.
Considerare il descritto ruolo fondamentale della BCE come la panacea di tutti i mali è però radicalmente sbagliato. Infatti gli interventi della BCE sono interventi di natura monetaria e quindi sono adatti a tamponare situazioni di breve periodo. Se invece vengono protratti nel tempo tendono a produrre danni collaterali o comunque a perdere efficacia. Gli interventi della BCE sono adattissimi per gestire l’attuale fase di emergenza, ma non sono affatto adatti per finanziare la prossima fase della ricostruzione che dovrà invece essere finanziata da strumenti come i recovery bond molto più compatibili per durata, tasso e caratteristiche tecniche.

Ugo Utopia
L’urgente e frenetica attività legislativa in corso può portare a sviste, contraddizioni e veri e propri errori lessicali nella formazione delle leggi, ma in questo caso non siamo di fronte ad alcun errore, ma ad una precisa scelta del governo di prevedere minori controlli sulle aziende più piccole. Quale giudizio dare? Si può considerare un’agevolazione, cosicché la generalità delle piccole aziende, presumibilmente oggi in difficoltà, abbiamo da sostenere meno costi? Ovvero consentire più ampi margini di manovra sulla gestione delle aziende, senza stringenti controlli? Perché allora non prevedere un contributo da parte del governo, sia pur minimo, per coprire questa tipologia di costo, lasciando operativo il sistema dei controlli nel rispetto della scadenza originaria?
È quanto mai opportuno rivedere il nuovo rinvio, perché i controlli svolgono anche una funzione deterrente e preventiva, scoraggiando quell’imprenditore che, spinto dalla crisi economica e finanziaria, potrebbe assumere pericolose iniziative aziendali ai margini delle norme di diritto.

Risultati dell’indagine conoscitiva
Presentata nel precedente numero di giugno, l’indagine conoscitiva, realizzata col metodo della rilevazione a domande chiuse, rivolta a tutti, non basata su campione scientificamente testato, ha raccolto le risposte dei nostri lettori sull’attività di governo nel periodo Covid-19, relativamente alle misure sanitarie, gli interventi finanziari, la tempistica degli stessi, ecc.
Le domande sono state formulate di modo che al Sì corrisponda un consenso per l’attività di governo e, conseguentemente, al No un dissenso.
Si rileva, quindi, come dei 5.580 voti complessivamente pervenuti, la maggior parte, pari a n. 2.913, cioè al 52,2%, palesi una sostanziale contrarietà all’attività di governo in riferimento alle iniziative di cui ai quesiti posti, mentre 2.109 voti, pari al 37,8% risultano favorevoli e i residui 558 voti, pari al 10%, non sa.

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