Hanno detto… sul numero 15, marzo 2020 • anno 2

Roberto Serrentino
Speciale legal community. L’obiettivo di questa iniziativa non è solo di ordine squisitamente gnoseologico, come tale volto alla conoscenza del sistema della consulenza degli studi d’affari e dei suoi orizzonti, ma vuole essere anche uno stimolo per favorire il dibattito sui temi attuali della giustizia e delle regole comportamentali per una convivenza maggiormente civile. Meno leggi, meno sentenze e meno sanzioni sarebbero tutti aspetti sintomatici dell’approdo a un contesto sociale più maturo, che nel buon senso e nel rispetto trova le naturali risposte a quanto diversamente deve essere sempre più capillarmente regolamentato e, di conseguenza, sanzionato, trovandosi gli operatori del diritto, avvocati in primis, a ricoprire anche il ruolo di educatori per infondere principi etici e di rettitudine al capitale umano, alle future generazioni di professionisti, così sopravanzando, in melius, la tradizionale veste togata.
Questa è senza dubbio la sfida maggiore e più bella che una big legal firm e i suoi professionisti sono chiamati oggi ad affrontare.

Antonio Auricchio, co-managing partner Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners
Con la task force interna dedicata all’Intelligenza Artificiale (IntelliGop) appositamente costituita qualche anno fa, il nostro Studio continua a perseguire l’obiettivo dell’innovazione attraverso l’implementazione di diverse soluzioni ‘Lawtech’ in collaborazione con clienti italiani e stranieri al fine di fornire forme di collaborazione integrata, anche tramite piattaforme digitali, incrementando la vicinanza con il cliente e l’efficienza. IntelliGop ha come obbiettivo quello di intercettare e recepire il mindset-change nel settore dei servizi legali che, sempre di più i clienti stanno promuovendo attivamente anche attraverso una maggiore integrazione della propria relazione con gli studi legali. In pratica una sorta di partnership implicita che genera conoscenza, efficienza e un nuovo modo di approcciare la consulenza legale tradizionale.
Lo scorso anno abbiamo lanciato il progetto GOP Cares, che, ispirandosi ai principi internazionali ESG (Environmental, Social, Governance), riunisce in un unico piano una serie di attività: a favore dell’ambiente (GOP Cares Green), delle persone (GOP Cares Social), della governance (GOP Cares Work), così da favorire lo sviluppo sostenibile dello Studio stesso.

Filippo Modulo, managing partner Studio Chiomenti
La sostenibilità è un tema chiaro che tutti devono affrontare con il massimo impegno, noi abbiamo lanciato una campagna di azione che abbiamo chiamato wecare che pure ci dà una direzione per il futuro sulle persone e sui comportamenti. Anche l’intelligenza artificiale è una realtà imprescindibile, patrimonio di tutti, da calibrare naturalmente rispetto alle concrete esigenze dell’organizzazione e dei clienti.
La giustizia è un bene fondamentale del nostro ordinamento, la rule of law è un pilastro di ogni democrazia cui dobbiamo guardare e che deve essere definita nelle sue regole dal parlamento e, per quanto di competenza, dal governo ed amministrata dalla magistratura. Ben venga l’uso degli algoritmi o dell’intelligenza artificiale, ma quale strumento a beneficio delle persone che amministrano la giustizia che meritano per questo più risorse e grande rispetto.

Alberto Giampieri, senior partner Legance – Avvocati Associati
I grandi studi legali inevitabilmente si debbono confrontare con lo sviluppo dell’economia e con quello tecnologico. Ancorché risulti importante la creatività e la componente intellettuale del professionista, è sempre più evidente che l’attività professionale in realtà come quelle dei grandi studi legali richieda un significativo supporto tecnologico ed una apertura mentale verso questi fenomeni.
L’innovazione è stata sempre un focus di Legance che negli anni si è sempre distinto dimostrando significative capacità innovative rispetto al mercato, accompagnate dalla esigenza di mantenere un elevatissimo livello dei servizi legali. La digitalizzazione, la sostenibilità e l’intelligenza artificiale sono sicuramente componenti imprescindibili per uno studio legale d’affari moderno.
Non penso che allo stato l’algoritmo possa sostituire il giudice. Forse si potrebbero immaginare dei requisiti più stringenti per controversie ricorrenti quali condominio o infortunistica stradale imponendo che la richiesta di danno sia sempre e comunque basata su una perizia di soggetto indipendente.

Giuseppe Scassellati-Sforzolini, partner Cleary Gottlieb Steen & Hamilton LLP
Data la base dei nostri clienti a livello globale, il nostro studio è molto attivo sulle tematiche giuridiche legate alla digital transformation, in particolare nell’ambito del fintech, cioè la tecnologia digitale applicata ai servizi finanziari che ha avuto un imponente sviluppo a partire dagli Stati Uniti e, questa volta a partire dall’Europa, nell’ambito della protezione dei dati personali, secondo il regolamento UE noto come GDPR.
La commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa ha pubblicato interessanti documenti sulla cibergiustizia, tra cui una Carta Etica sull’uso dell’intelligenza artificiale (www.coe.int/en/web/cepej).
Un certo uso dell’intelligenza artificiale nel diritto e nell’amministrazione della giustizia è già una realtà e va incoraggiato. Diverso è il caso della giustizia predittiva in senso stretto. Non credo che siamo pronti all’uso di algoritmi nella fase del giudizio, neppure nel processo civile. Tuttavia, gli algoritmi possono utilmente assistere le parti nella valutazione dell’opportunità di promuovere o resistere a giudizi, nonché nella quantificazione dei risarcimenti e delle soluzioni transattive.

Mario Di Giulio, partner Pavia e Ansaldo
Il mercato legal tech in Italia è ancora ridotto e per lo più affidato a studi legali nella fase di start up che hanno nel loro business plan un’attenzione ai sistemi integrati digitali. L’assistenza full service dei grandi studi d’affari come Pavia e Ansaldo non potrà prescindere dall’utilizzo della legal tech. Penso ad esempio ai software di analisi dei documenti nell’ambito dell’attività di due diligence che delineano gli alert nell’operazione come verrebbe delineato in un red flag report di due diligence.
La giustizia preditiva potrebbe essere utilizzata, assumendo idonee cautele, per i sistemi alternativi di soluzione delle controversie e si potrebbe ipotizzare per i vari organi previsti per le controversie bancarie e finanziarie. Di certo sistemi di intelligenza artificiale potrebbero snellire i processi laddove utilizzati per processare documentazioni massive che di solito richiedono una notevole spendita di tempo.

Ugo Utopia
Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, giovedì 12 marzo 2020 ha dato una notizia che è andata contro tutte le attese, portando Piazza Affari a perdere quasi il 17% e ad essere la peggiore in Europa, raggiungendo così una perdita del 40% dall’inizio dell’emergenza coronavirus.
“Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per gestire quelle questioni” – ha detto Christine Lagarde, in un momento in cui i mercati dovrebbero essere tranquillizzati, anzi, sostenuti.
Come si può essere così superficiali per non comprendere e misurare il peso delle parole, soprattutto nel momento attuale?
Si è trattato solo di insipienza, superficialità, una frase buttata lì senza troppo riflettere, oppure si è inteso furbescamente inviare un messaggio per dire che l’era Draghi del quantitative easing e del “fare tutto il necessario” è finita?
È indiscusso come Francia e Germania condividano punti di riferimento e strategie che non includono il nostro Paese, ma sbattere in faccia alla comunità finanziaria, peraltro in un momento pandemico, come l’Italia corra il rischio di tornare a spread di berlusconiana memoria (il 9 novembre 2011 lo spread tocca il suo record a 574 punti), non è solo imprudenza, ma è di una gravità sostanziale e sospetta, che non ci si attende dal Presidente della BCE.

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Registrato al Tribunale di Roma il 19/09/2018, n. 155
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