Conversazioni a San Pio X  
Il senso della legalità per essere operatori di giustizia

“Il senso della legalità per essere operatori di giustizia”, questo il titolo dell’incontro organizzato da Don Andrea Celli con gli interventi di Raffaele Cantone, magistrato già Presidente dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), Alfonso Sabella, magistrato già Assessore alla legalità nella giunta Marino a Roma e la partecipazione di Agatella Giuffrida, magistrato, quale moderatore.

La visione di una cristianità fortemente impegnata nel sociale con laici illuminati propagatori di principi di fede e di solidarietà, in coerenza con quanto si legge nelle encicliche papali (per tutte la Centesimus Annus del 1991), è ciò che sta perseguendo Don Andrea Celli, parroco della chiesa di San Pio X nel quartiere Balduina a Roma, attraverso l’organizzazione di eventi culturali, oltre che incontri di catechesi, volti non solo alla pastorale, ma anche a promuovere l’impegno sociale dei cattolici.

Don Andrea, senza ombra di smentita, può essere definito un visionario, perché con l’operatività e il suo carisma, la semplicità di linguaggio e la forza di persuasione, ha un concetto della Chiesa e della sua mission che sopravanza, in melius, l’approccio storico e tradizionalista del sacerdote vetus via.

Ben venga, quindi, un approccio brillante e coinvolgente per rendere la Chiesa attuale, anzi, maggiormente proiettata al futuro, per far crescere la fede e l’impegno del cristiano e per aggregare la società civile in una comunione di intenti, che abbia come obiettivo il bene comune e l’attuazione di valori etici nel quotidiano.

Da sinistra: Don Andrea Celli, Alfonso Sabella, Agatella Giuffrida e Raffaele Cantone.

Dimensione Informazione ha deciso di seguire le iniziative di Don Andrea, per dare un proprio contributo alla migliore conoscenza e diffusione di questa progettualità e incoraggiare la comunità alla partecipazione.

Nell’incontro organizzato sulla legalità e la giustizia, chi è intervenuto con maggiore coerenza in riferimento al tema è stato proprio Don Andrea, atteso che i magistrati relatori si sono concentrati soprattutto sulla lotta alla corruzione, per la quale sono ampiamente noti alla cronaca per gli importanti successi raggiunti. Infatti, ricordando come la giustizia costituisca una virtù che risponde alla volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui, Don Andrea si è soffermato sul rapporto tra giustizia divina e giustizia umana e, sottolineandone lo stretto legame, nonché elevando il livello del ragionamento fino a toccare il mondo del trascendente (giustizia divina), ha anche citato il Cardinale Martini: “La prima (la giustizia divina) esige la seconda (la giustizia umana) come riconoscimento della dignità e dei diritti del prossimo, ma va oltre, perché la giustizia divina raggiunge la sua interiore pienezza unicamente nell’amore”.

Raffaele Cantone ha introdotto l’argomento della corruzione, ovvero del reato contratto con cui, ad esempio, un funzionario pubblico accetta di tenere un determinato comportamento in cambio di una propria utilità, generando in tal modo notevoli danni per la collettività, sottolineando, poi, come alla corruzione siano legati molteplici effetti: dal venir meno della libera concorrenza, al deperimento della meritocrazia, alla contrazione dell’innovazione e della ricerca, alla limitazione dei controlli, al risparmio sui materiali, alla fuga dei cervelli verso paesi a maggiore legalità.

A differenza della mafia e della criminalità organizzata – ha proseguito Cantone – la corruzione si rileva estremamente difficile da far emergere e/o individuare, essendo legata ad un comportamento e ad una posizione culturale, che considera il bene pubblico non di tutti, ovvero di nessuno, con la possibilità quindi di essere utilizzato/depredato liberamente non essendoci alcun interesse alla sua difesa.

Cantone si è anche soffermato su una frase significativa, pronunciata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la corruzione è un “furto di democrazia”.

Da sinistra: Roberto Serrentino, Don Andrea Celli.

Alfonso Sabella ha stigmatizzato come la corruzione si rilevi fondata su un sistema di illegalità, che non vede quasi mai il rispetto del pianificato iter di assegnazione concorrenziale degli appalti. Al bando di gara sono, infatti, spesso sostituiti gli affidamenti diretti e/o le procedure di somma urgenza, queste ultime, come vere e proprie emergenze programmate. Ricordando che con la Legge Bassanini si è assistito ad una netta separazione tra politica e burocrazia, Sabella, citando casi giudiziari di cui si è personalmente occupato, ha evidenziato che è proprio allo strapotere della burocrazia che oggi si rivolge l’interesse del corruttore. Sabella ha poi concluso, sottolineando come ci si trovi di fronte ad una macchina statale che non funziona, considerato che, invece, una fattiva presenza dello Stato verrebbe ad escludere ogni possibile episodio di mafia e/o corruzione. Il rispetto delle regole non rappresenta affatto un ostacolo per la burocrazia e una corretta e valida attività di controllo, da porre in tutte le diverse fasi dell’appalto, non può che favorire un più spedito e puntuale completamento dei lavori.

La chiesa di San Pio X durante l’incontro.

L’incontro, al quale hanno assistito oltre 500 persone accolte nella navata centrale della chiesa, è quindi proseguito con gli interventi di accademici, professionisti e altre personalità che, con la propria partecipazione e ponendo ficcanti domande ai relatori (per tutte, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e la validità dei modelli organizzativi aziendali nel contrasto alla corruzione), hanno inteso manifestare sicuro interesse e ampia condivisione per questo modus operandi di Don Andrea che, in conclusione, ha sottolineato: “È l’amore di Dio al perdono che insegna all’uomo il senso di legalità e che lo invita ad essere operatore di giustizia”. Parole sacrosante, pronunciate in un momento storico in cui il giustizialismo imperversa e la solidarietà sembra dimenticata.

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