La borsa è fatta di grida, sussurri e sentiments. Si compra e si vende su attese, aspettative, prospettive e quando arriva la notizia, l’effetto sui mercati è spesso già scontato.
Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, giovedì 12 marzo 2020 ha dato una notizia che è andata contro tutte le attese, portando Piazza Affari a perdere quasi il 17% e ad essere la peggiore in Europa, raggiungendo così una perdita del 40% dall’inizio dell’emergenza coronavirus.
“Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per gestire quelle questioni” – ha detto Christine Lagarde, in un momento in cui i mercati dovrebbero essere tranquillizzati, anzi, sostenuti.
Come si può essere così superficiali per non comprendere e misurare il peso delle parole, soprattutto nel momento attuale? Eppure Christine Lagarde ha un profilo professionale di tutto rispetto con esperienze istituzionali notevoli, fra tutte, Ministro dell’Economia e dell’Industria, nonché Direttore del Fondo Monetario Internazionale.
Lo stesso Presidente Sergio Mattarella è dovuto intervenire, sottolineando che si attendono “a buon diritto, quantomeno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possano ostacolare l’azione”, così bacchettando, implicitamente e garbatamente, la Lagarde.
Quindi delle due l’una: si è trattato solo di insipienza, superficialità, una frase buttata lì senza troppo riflettere, oppure si è inteso furbescamente inviare un messaggio per dire che l’era Draghi del quantitative easing e del “fare tutto il necessario” è finita?
E non è bastata la dichiarazione in retromarcia fatta dalla francese Lagarde nel pomeriggio dello stesso 12 marzo a far cambiare i sentiments e aiutare Piazza Affari a recuperare almeno parte delle perdite: “Siamo impegnati a evitare qualunque frammentazione dell’area euro. Gli spread più alti dovuti al coronavirus impediscono la nostra politica monetaria”.
Fra Francia e Italia c’è stata sempre una certa conflittualità, un reciproco rapporto di invidia e ammirazione, una competizione di fondo, per cui, mi si consenta la battuta, nel tempo non si è mai progrediti nel virtuale rapporto di parentela, restando i francesi sempre relegati al rango di “cugini”!
È indiscusso come Francia e Germania condividano punti di riferimento e strategie che non includono il nostro Paese, ma sbattere in faccia alla comunità finanziaria, peraltro in un momento pandemico, come l’Italia corra il rischio di tornare a spread di berlusconiana memoria (il 9 novembre 2011 lo spread tocca il suo record a 574 punti), non è solo imprudenza, ma è di una gravità sostanziale e sospetta, che non ci si attende dal Presidente della BCE.