A Rabat, durante il 2018, la Comunità diplomatica è stata invitata dalla Fondazione Diplomatica e dalla Nunziatura Apostolica in Marocco a partecipare a quattro giornate dedicate al dialogo interreligioso. La prima di esse ha avuto come tema la conoscenza del patrimonio cultuale della Comunità ebraica, presente in Marocco dal 70 d.C. La seconda giornata è stata dedicata alla conoscenza dell’Islam del giusto mezzo che si pratica in Marocco. Il terzo incontro è stato riservato alla conoscenza delle Comunità cristiane (cattolica, ortodossa e protestante) che vivono in Marocco. La quarta giornata è stata riservata all’Africa.
Le varie iniziative che seguirono furono propizie a preparare gli animi al viaggio apostolico di S.S. Papa Francesco che, accogliendo l’invito del Sovrano alauita e dei Vescovi in Marocco, ha visitato il Marocco il 30 e 31 marzo 2019.
La presenza millenaria della Chiesa cattolica in Marocco è stata caratterizzata dall’incontro e dal dialogo tra le due tradizioni religiose, musulmana e cristiana, che camminano insieme in favore della stima mutua, della collaborazione e del servizio ai più poveri.
È bene ricordare che per quanto riguarda il dialogo interreligioso tra la Chiesa Cattolica e l’Islam, siamo gli eredi di una lunga strada di incontri e conoscenza reciproca, che ha trovato il suo alto riconoscimento durante il Concilio Vaticano II. L’8 ottobre 1965, al numero 3 della Dichiarazione “Nostra Aetate”, il Concilio, fra l’altro, dichiarò: “La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione.
Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
In Marocco il primo incontro dedicato al dialogo interreligioso ha avuto luogo il 5 maggio 2017 a Rabat, quando il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, guidato dal Cardinale Jean-Louis Tauran e l’Accademia del Regno del Marocco, sotto la guida del Segretario Perpetuo, Dr Abdeljlil Lahjomri, hanno organizzato una giornata di studio sul tema “Credenti e cittadini in un mondo che cambia”.
In Marocco, i cristiani, siano essi cattolici, ortodossi e protestanti, possono vivere la loro fede nel rispetto e nella libertà. Essi sono grati a S.M. il Re, la cui ospitalità è leggendaria. Un Re unico che con coraggio regolarmente ricorda che il Corano comanda di venerare e rispettare tutti i profeti e le religioni del Libro. Un Re aperto che sostiene l’Islam del giusto mezzo, un Islam ancorato alla tradizione, aperto e pacifico, che consente una piena convivenza sia con i cristiani sia con i credenti della comunità ebraica.
È in questo scenario, basato nella storia e nella tradizione vivente del Marocco, incarnato dall’Amir Al Mouminine, il Comandante dei Credenti, che si è svolta la visita di Papa Francesco.
Mi piace qui proporre qualche breve passo, estrapolato dai discorsi tenuti per l’occasione. In particolare,
Sua Maestà il Re Mohammed VI ebbe a dire:
Noi, Re del Marocco, Amir Al Mouminine, facciamo da garanti del libero esercizio dei culti. Siamo il Comandante di tutti i credenti.
Come Comandante dei Credenti, non posso parlare della Terra dell’Islam come se ci fossero solo musulmani. Vigilo, in effetti, sul libero esercizio delle religioni del Libro e lo garantisco. Proteggo gli ebrei marocchini e i cristiani di altri paesi che vivono in Marocco.
Il dialogo basato sulla “tolleranza” ha richiesto un tempo molto lungo e articolato, senza tuttavia raggiungere il suo fine. Le tre religioni abramitiche non esistono per tollerarsi, per rassegnazione fatalistica o accettazione altezzosa.
Esse esistono per aprirsi l’una all’altra e per conoscersi, in una coraggiosa gara per farsi del bene a vicenda.
I radicalismi, siano essi religiosi o meno, sono basati sulla non conoscenza dell’altro, sull’ignoranza dell’altro, sull’ignoranza in generale.
Per far fronte al radicalismo, la risposta non è né militare né finanziaria; ha un solo nome: Istruzione.
Ciò che tutti i terroristi hanno in comune non è la religione, ma è proprio l’ignoranza della religione.
È tempo che la religione non sia più un alibi per gli ignoranti, per questa ignoranza, per questa intolleranza.
In armonia con quanto sopra, Sua Santità Papa Francesco sottolineò: “Qui su questa terra, ponte naturale tra l’Africa e l’Europa, desidero ribadire la necessità di unire i nostri sforzi per dare un nuovo impulso alla costruzione di un mondo più solidale, più impegnato nello sforzo onesto, coraggioso e indispensabile di un dialogo rispettoso delle ricchezze e delle specificità di ogni popolo e di ogni persona.
È quindi essenziale, per partecipare all’edificazione di una società aperta, plurale e solidale, sviluppare e assumere costantemente e senza cedimenti la cultura del dialogo come strada da percorrere; la collaborazione come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio. È infatti indispensabile opporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, avendo come riferimenti inestimabili del nostro agire i valori che ci sono comuni.
Pertanto, un dialogo autentico ci invita a non sottovalutare l’importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini e per affrontare con successo le sfide precedentemente evocate. Infatti, nel rispetto delle nostre differenze, la fede in Dio ci porta a riconoscere l’eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili. Noi crediamo che Dio ha creato gli esseri umani uguali in diritti, doveri e dignità e che li ha chiamati a vivere come fratelli e a diffondere i valori del bene, della carità e della pace. Ecco perché la libertà di coscienza e la libertà religiosa – che non si limita alla sola libertà di culto ma deve consentire a ciascuno di vivere secondo la propria convinzione religiosa – sono inseparabilmente legate alla dignità umana.
Per questo, mentre rendo grazie a Dio per il cammino fatto, permettetemi di incoraggiare i cattolici e i cristiani ad essere qui, in Marocco, servitori, promotori e difensori della fraternità umana”.
Al termine dell’incontro riservato tra il Re e il Papa vi è stata la firma dell’Appello su Gerusalemme. Il testo, firmato dal Santo Padre e dal Re del Marocco, Amir Al Mouminine, ha riconosciuto “l’unicità e la sacralità di Gerusalemme / Al Qods Acharif, avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Città della Pace…
Auspichiamo, di conseguenza, che nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto, così che a Gerusalemme / Al Qods Acharif si elevi, da parte dei loro fedeli, la preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità sulla terra».
La visita di Sua Santità il Papa ha permesso ai cristiani e anche ai musulmani sia del Marocco sia di altri Paesi di scoprire il ricco patrimonio religioso e culturale del popolo musulmano in Marocco.
Cristianesimo e Islam, cristiani e musulmani, sono chiamati a testimoniare i grandi valori di ogni religione monoteista, sapendo che il cuore di ogni religione è l’amore, la misericordia, il perdono e la condivisione. L’amore di Dio e l’amore del prossimo sono così strettamente uniti che sono inseparabili l’uno dall’altro: nessuno può pretendere di amare Dio se non ama il prossimo.
Auspico che venga colta l’importanza a tutti i livelli del dialogo interreligioso e interculturale realizzato fino ad oggi in Marocco. Esso è finalizzato al bene comune dell’umanità e alla pace nel mondo, per partecipare alla costruzione di un futuro di pace, conoscenza e collaborazione, unica garanzia per un ordine internazionale basato su armonia, pace, sicurezza e sviluppo sostenibile.