Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma il Bilancio integrato della Federazione Italiana Giuoco calcio 2018, un documento che costituisce un tassello importante nel percorso di trasparenza della Federazione.
Il Bilancio integrato trova la sua origine nel Bilancio sociale, la cui prima edizione è del 2012, negli anni in cui ero Presidente della Federazione. L’obiettivo del Bilancio sociale consisteva nel comunicare le strategie di responsabilità sociale della Federazione; obiettivo del Bilancio integrato è identificare i capitali gestiti e i capitali impattati e rendicontare il valore creato da e sui capitali.
Numeri e trend del Bilancio integrato testimoniano quanto il calcio oggi non rappresenti soltanto il più importante e praticato sport italiano, ma costituisca un vero e proprio strumento per assicurare lo sviluppo sostenibile dell’intero Paese a livello sportivo, economico e sociale, come ha ricordato il Presidente della Federazione Gabriele Gravina.
L’analisi, nello specifico, ha evidenziato il significativo impatto socio-economico del calcio italiano pari nel 2017/2018 a oltre 3 miliardi di euro considerando l’indotto economico, nonché quello sociale e sanitario.
La FIGC – stagione 2017/2018 – contava su 1.356.000 tesserati, 12.450 Società, 66.500 squadre, 12.400 campi sportivi omologati e circa 570.000 partite ufficiali.
Numeri impressionanti che posizionano la Federazione nettamente al vertice fra le quarantacinque Federazioni sportive nazionali affiliate al CONI con il 24% degli atleti tesserati e il 22% delle Società sportive complessivamente esistenti.
Il contributo fiscale e previdenziale del calcio professionistico ha sfiorato nel 2016 1,2 miliardi di euro, risultando in aumento tra il 2006 e il 2016 del 37 % in termini assoluti e del 3,2% su base media annua.
Anche nella lunga fase recessiva che ha caratterizzato il nostro paese, lo sport – e il calcio in particolare – ha continuato il suo percorso di crescita aumentando la sua percentuale d’incidenza sul PIL e contribuendo alla crescita di occupazione diretta e indotta. E che il calcio costituisca un’eccellenza del Paese sul versante del contributo fornito è evidenziato dal fatto che negli ultimi undici anni l’ammontare del contributo fiscale e professionistico italiano è stato pari a 11,4 miliardi di euro a fronte di 750 milioni erogati dal CONI alla Federazione nello stesso periodo.
Il calcio professionistico incide da solo per il 70% sul contributo fiscale complessivo generato dal comparto sportivo italiano e testimonia in tal modo la sua centralità sul versante economico rispetto all’intero sistema sportivo.
Per questo motivo i provvedimenti di legge che hanno ridisegnato le modalità di finanziamento allo sport italiano – e il ruolo strategico che svolgerà la Società Sport e Salute – debbono essere valutati con favore e soddisfazione al netto dei momenti di confronto – alcune volte esasperati ed eccessivi – che hanno accompagnato tale cambiamento. Nel momento in cui vengono date allo sport italiano risorse crescenti in relazione alla crescita di contribuzione fiscale e previdenziale, da una parte si riconosce il percorso virtuoso degli ultimi anni e dall’altra si incentiva lo sforzo per un ulteriore sviluppo, in linea di discontinuità rispetto a mere riproposizioni di finanziamenti effettuati negli anni passati, privi di qualsivoglia variabile che valorizzasse lo sviluppo intervenuto.
Il solo calcio professionistico ha generato nella stagione 2017/2018 un impatto economico di 3,6miliardi.
Il fatturato totale nel settore calcio – comprensivo anche dei campionati dilettantistici e giovanili – è valutato in 4,7miliardi.
Il calcio incide per il 35% sul volume generato dallo spettacolo italiano rispetto al 10% del cinema e al 7% del teatro; incide sul volume di affari contabilizzato dello sport italiano per l’81%.
Per quanto riguarda le scommesse sul calcio la raccolta generata in Italia nel 2018 è stata pari a 9,1 miliardi; il 73% è l’incidenza del calcio sul totale della raccolta delle scommesse sportive.
Per quanto riguarda in modo più specifico il bilancio integrato, il suo impatto socio-economico e il valore generato dal calcio è stato valutato nel 2017/2018 in oltre 3 miliardi, e più precisamente 742 milioni per l’economia, 1.216 milioni per la salute 1.052 milioni per la socialità.
Un potenziale investimento addizionale di 0,549 milioni può condurre ad un impatto socio-economico aggiuntivo dei nuovi tesserati pari a 71,5 milioni.
Il calcio italiano rappresenta una eccellenza economica anche a livello internazionale, rappresentando il 12% del PIL del calcio mondiale.
Il bilancio integrato contiene tante altre aree di approfondimento che non è possibile sviluppare in maniera compiuta in questa sede.
Ho voluto semplicemente ricordare alcuni dati significativi del calcio – nel panorama sportivo nazionale ed internazionale – per posizionare tale disciplina sportiva nel ruolo che ad essa compete e per testimoniarne la positività dell’impatto sul versante economico-sociale e sanitario e nell’economia del sistema Paese.
Consapevole di tale centralità, il calcio – come tutto lo sport italiano – deve naturalmente ricordare ogni giorno a se stesso – e testimoniare nella Società – i valori etici che non possono che essere alla base dello sport.
Il calcio – che coniuga in sé i valori della globalizzazione e dell’identità territoriale – è chiamato ogni giorno, nel corso delle 570mila partite ufficiali di ogni stagione sportiva e nella vita della comunità calcistica di tutti i giorni, a testimoniare i propri valori di inclusione e di tolleranza, di rispetto ed uguaglianza.
È questa la sfida più difficile in una Società complessa come la Società italiana in questi anni, poco propensa al rispetto, alla tolleranza e all’inclusione e spesso avvitata in logiche di rifiuto dell’altro e del diverso.
L’augurio e l’auspicio – nel calcio come nel Paese – è che prevalga la cultura del dialogo e del progetto, ed un forte recupero di autorevolezza del ceto dirigente, autorevolezza che non può essere sostituita dall’autoritarismo perché – come ricordava Indro Montanelli – l’autoritarismo è l’esatta antitesi dell’autorevolezza.
La sfida dei valori è precondizione per la sfida sulla crescita del valore economico di una attività.
Sulla sfida dei valori tutti noi dobbiamo essere impegnati per formare un ceto dirigente in grado di dare una prospettiva positiva alle nuove generazioni.