Intervista ad Attilio Fontana, Presidente della Regione Lombardia
Attilio Fontana, lei è diventato Presidente della Regione Lombardia nel marzo del 2018 e Roberto Maroni è stato il suo predecessore. Si può dire che la Lombardia si è confermata roccaforte della Lega. In tutti questi anni di governo, come si è distinta l’amministrazione leghista e con quali risultati, rispetto alle amministrazioni che l’hanno preceduta?
Il percorso che abbiamo seguito è stato quello di migliorare ulteriormente il lavoro svolto da chi ci ha preceduto. Siamo partiti da trasporti e infrastrutture, attraverso investimenti per l’acquisto di nuovi treni e sblocco di opere fondamentali per il nostro territorio, come la Pedemontana. Abbiamo proseguito con la sanità rilanciando il ruolo di programmazione che il pubblico, pur collaborando in modo virtuoso con il privato, deve avere. Ci siamo poi impegnati sul fronte della semplificazione, per liberare imprese e cittadini dai danni provocati dalla burocrazia. Infine, Ricerca e innovazione. Sono i due ambiti da cui dipende il futuro non solo della nostra regione, ma dell’intero Paese e noi siamo impegnati a sostenerle efficacemente.
Si può parlare di un “modello Lombardia”?
Credo proprio di sì. La ricetta risiede in un lavoro di crescita comune con il coinvolgimento preventivo di tutti i protagonisti del territorio, enti locali e stakeholder, nelle scelte da attuare. L’ascolto è per noi un atteggiamento imprescindibile, al di là dei colori politici e degli schieramenti. Se una iniziativa va nell’interesse dei cittadini, non ci facciamo condizionare dalla posizione politica di chi la promuove. Così siamo riusciti ad essere modello per l’intero Paese in numerosi settori. Qui amministriamo bene, anche l’economia tira di più, mentre a livello nazionale ci sono rallentamenti. Le persone apprezzano il nostro modo di fare.
L’autonomia regionale, chiesta fortemente dalla Lombardia e da altre regioni, non potrebbe ledere il principio di solidarietà e accentuare diversità, spaccature e distanze economiche fra le regioni del nord e quelle del sud storicamente alle prese con criticità di sviluppo, problemi occupazionali, ecc.?
Non c’è alcun motivo che possa giustificare tale preoccupazione. È in malafede chi pensa che noi, favorevoli all’autonomia, spacchiamo il Paese. La riforma sull’autonomia si muove all’interno della Costituzione esistente e sono certo porterà efficienza a tutto il Paese. Saranno utilizzate le stesse risorse oggi spese dallo Stato e non un euro in più sarà sottratto agli altri. Anzi garantiremo maggiore efficienza dei servizi a parità di risorse e il rapporto con i cittadini sarà semplificato. Chi teme che danneggi il sud Italia mistifica la realtà. Chi non vuole che venga attuata, vuole male al Sud. Il fondo di solidarietà per quanto riguarda la sanità, continuerà ad esistere. Noi copriamo il 43% e continueremo a sostenerlo.
Cos’è rimasto oggi del federalismo fiscale e dei suoi principi, fissati dalla Legge n. 42 del 2009?
Sia la legge, che definisce le modalità di trasferimento alle Regioni, di competenze e risorse per svolgerle, che i decreti attuativi (da cui definire Lep e costi standard) sono nati dalla volontà di un governo di centrodestra. Negli anni successivi, quando alla guida del Paese è passato il centrosinistra, la loro applicazione è rimasta lettera morta. Quindi, ciò che è rimasto è un vuoto normativo, lasciato dal centrosinistra, dai suoi esponenti oggi richiamato per usarlo contro l’autonomia. Quel che è certo è che l’Autonomia è un percorso che si snoda per conto suo, dato che al momento chiediamo il trasferimento delle materie a costo zero. Quanto alla Legge n. 42, siamo pronti, in qualunque momento, a contribuire per la sua completa applicazione.
A parte il binomio tasse e manette, come dice Matteo Salvini, cosa pensa dell’attuale manovra finanziaria del governo?
In questa manovra che loro definiscono “espansiva” vedo solo un aumento delle tasse: 5 miliardi di nuovi balzelli che peseranno sulle spalle dei cittadini. Inoltre, hanno aumentato anche le complicazioni per imprenditori, artigiani e lavoratori autonomi. Quindi tasse e complicazioni.
Il recente, importante successo della Lega e della coalizione di centro-destra alle elezioni regionali in Umbria apre scenari nuovi. Si potrebbe a breve tornare alle elezioni politiche, o i partiti di governo resteranno sordi alla sconfitta?
Se i partiti di governo avessero un po’ di pudore, evidentemente, dovrebbero fare un passo indietro e consentire, finalmente, agli italiani di scegliere un nuovo governo. Ricordo a tal proposito che Costantino Mortati nei dibattiti dell’Assemblea costituente affermava: “certo che le maggioranze vanno ricercate in Parlamento, considerato che stiamo disegnando una Repubblica parlamentare, ma è evidente che tale ricerca sia inefficace se non registra e tiene conto del sentimento popolare.
Ultima domanda, provocatoria. Se e dove ha sbagliato Matteo Salvini, che ha comunque dato la stura alla nascita del governo PD-5 Stelle-LeU?
Non ha fatto né bene, né male, ritengo che abbia compiuto una scelta inevitabile perché la situazione ormai era diventata insostenibile. Ogni proposta che veniva da Salvini, ad esempio per la manovra finanziaria, trovava un controcanto e ostacoli da parte dei 5 Stelle. Obiettivamente, era difficile proseguire.