Intervista a Loredana De Petris

Liberi e Uguali oggi è al governo con PD e 5Stelle senza aver vinto le elezioni. Non le sembra uno schiaffo alla democrazia?
L’attuale maggioranza non è affatto, per noi, una soluzione improvvisata, costruita in tutta fretta per evitare le elezioni. È al contrario la formula che, come Liberi e Uguali, avevamo indicato già subito dopo le elezioni del 4 marzo 2018 come l’unica capace di offrire risposte alle richieste del Paese; la sola alleanza politica in grado di cogliere l’opportunità che quell’esito elettorale rappresentava per il nostro Paese, rendendola propulsiva e non regressiva.
È necessario sottolineare che le condizioni che hanno portato alla formazione di questa maggioranza politica, della quale siamo convintamente partecipi, non sono solo del tutto legittime per la nostra Costituzione. Sono anche – finalmente, dico io – una concreta riaffermazione della democrazia parlamentare, della centralità del Parlamento, della corretta applicazione dello spirito della Costituzione, troppo spesso in questo tempo sovrastato dal fragore di una comunicazione politica demagogica e dal mito dell’uomo solo al comando.
Non è un furto di democrazia; non è un gioco di Palazzo. È la Costituzione.

La nuova alleanza PD-5Stelle, poi anche LeU, nasce in conseguenza della crisi voluta da Salvini, o durante il governo gialloverde vi erano già contatti, o accordi in tal senso?
Le circostanze che hanno portato alla crisi inducono in molti – ho sentito tanti commenti – il dubbio che questa maggioranza sia composta da forze incompatibili tra loro. La realtà è diversa. Siamo stati convinti sin dall’inizio, come Liberi e Uguali, della necessità di dar vita a questa nuova maggioranza, certo tra forze diverse, ma molto meno di come esse stesse si siano volute rappresentare. Sapevamo e sappiamo che è l’unico modo per far sì che le esigenze dei cittadini si traducano in un passo avanti davvero reale e di cambiamento. Tra le forze di questa maggioranza esiste un sentire comune sui problemi fondamentali del Paese. La dimostrazione è il programma che abbiamo stilato insieme: un programma politico comune, non un ”contratto” messo insieme affastellando misure e orizzonti politici tra loro spesso inconciliabili.

A parte consolidare la maggioranza dei voti al Senato, qual è l’apporto di LeU al governo?
Per la prima volta, anche grazie alla nostra presenza, nel programma e nelle parole del Presidente del Consiglio, l’ambiente non è un capitolo tra tanti, messo lì quasi per dovere, trattato superficialmente con una sorta di sentimentalismo retorico. È, al contrario, la spina dorsale dell’intero programma. Ne innerva ogni aspetto, dalla riconversione ecologica al modello di sviluppo, alle politiche industriali, a quelle agricole e a quelle energetiche. In questa prospettiva, il green new deal non è solo un piano di investimenti verdi. È connesso a un’idea forte di transizione ecologica. È un progetto di sviluppo equo e sostenibile, in grado di rispondere anche alle minacce a breve di nuova recessione, puntando su una crescita di qualità, la sola che possa garantire la creazione di una nuova e stabile occupazione.

LeU potrebbe essere il “grillo parlante” di questa coalizione di governo?
Questo Governo nasce per cambiare le cose strategicamente. Noi ci impegneremo con tutte le nostre forze affinché ci riesca. Per una sfida così ambiziosa e lungimirante occorre partire con scelte concrete e immediate, prima di tutto sul fronte delle diseguaglianze sociali, con gli interventi sul lavoro, sul salario minimo e sul cuneo fiscale a favore dei lavoratori e con forti investimenti per il Mezzogiorno.
“Svolta” non è una parola da spendere sul mercato della propaganda facile. Significa assumere, già nella prima fase del percorso di Governo, decisioni coraggiose – ad esempio – con seri e massicci investimenti su scuola, università, sulla conoscenza, per il rilancio del sistema sanitario pubblico. E sulla scuola in particolare bisogna mettere fine all’annoso problema del precariato.

Sistema di voto maggioritario, o proporzionale?
Penso che il sistema maggioritario abbia già fatto molti danni in questo Paese. In ogni caso è l’ora di arrivare a un sistema proporzionale, in modo che effettivamente i cittadini possano scegliere la propria parte politica, senza che ci sia la compressione sul principio di rappresentanza, esercitata in tutti questi anni dai premi di maggioranza e dal mantra della governabilità. Del resto in tutti questi anni non risulta che ci sia stata né pluralismo della rappresentanza e né stabilità nei Governi. È un principio già espresso dalla Corte nel pronunciamento sul Porcellum.

LeU confluirà nel PD, manterrà la sua autonomia, o vorrà riunire tutte le forze di sinistra, oggi frammentate, in un partito unico?
Io non vengo e non vado nel PD. Oggi la questione è un’altra. Una sinistra seria che si rispetti deve parlare di come sconfiggere la disuguaglianza e di come favorire la riconversione ecologica, temi peraltro legati. In questi anni in Parlamento i momenti in cui si sono trovati punti di unità col PD sono stati diversi e soprattutto su alcuni temi legati ai diritti. Quindi pensare alle alleanze è una prospettiva sbagliata: serve soprattutto un dibattito aperto che ridefinisca uno spazio politico con i tanti fuori da noi. Capace di recuperare il ruolo unitario di Leu dentro e fuori il parlamento. Lo schema del marzo 2018 è vecchio. Era già vecchio allora, oggi quella fase è chiusa. Ci si metta subito al lavoro per costruire insieme a tutte le realtà civiche, sociali e ambientaliste che si sono allontanate da noi, per intraprendere un progetto politico capace di ridare fiducia alle persone e rimetta al centro dell’agenda politica i diritti e la lotta alle diseguaglianze.

Lotta all’inquinamento e cambiamenti climatici, due temi storicamente cari a LeU ed oggi sbandierati da tutti i partiti.
Sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale sono oggi due facce della stessa medaglia e, come tali, questa maggioranza intende considerarle. La riconversione ecologica, gli investimenti sull’economia circolare e l’avvio di una moderna politica energetica, che ci affranchi completamente dalle energie fossili, si propongono di rispondere contemporaneamente ai due enormi problemi che segnano la nostra epoca: l’emergenza ambientale, segnata dalla catastrofe dei cambiamenti climatici, e la crisi di un modello di sviluppo antico, che si traduce nell’allargamento non più sopportabile delle diseguaglianze sociali. Si impongono decisioni coraggiose. Non è questo il tempo di scelte timide, di rinvii all’infinito, di piccoli o piccolissimi passi. Bisogna, che sia il Governo che tutte le forze politiche, non solo quelle di maggioranza, ascoltino l’appello di quelle giovani generazioni che hanno riempito le piazze d’Italia venerdì 27 settembre per il grande sciopero sul clima. 

Per ridurre la pressione fiscale e combattere l’evasione, qual è la proposta di LeU?
In un Paese con 120 miliardi di evasione l’anno, la proposta della flat tax aveva un sapore provocatorio. Ma tante flat tax esistono già nel nostro sistema fiscale e determinano una perdita di gettito pari a 14,5 miliardi l’anno, e discriminano dipendenti e pensionati dai redditi dei quali proviene il grosso del gettito Irpef. Quello che occorre invece è un riequilibrio del carico fiscale a favore dei redditi più bassi e delle famiglie a partire dai lavoratori subordinati e dai pensionati. Da questo punto di vista una patrimoniale può contribuire, se associata ad una diminuzione del carico fiscale sulle categorie più deboli, a una maggiore equità fiscale. Sarebbe auspicabile rinnovare la lotta all’evasione fiscale utilizzando le tecnologie informatiche e il confronto tra tutte le banche dati a disposizione delle pubbliche amministrazioni con particolare riguardo all’Iva.

Roberto Serrentino

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