Intervista all’On. Paolo Cento

Onorevole Cento, lei ha una lunga carriera politica. Dal 1996 al 2008 è stato deputato, eletto per tre legislature consecutive, ricoprendo l’incarico di Sottosegretario di Stato all’Economica e alle Finanze nel secondo governo Prodi. Oggi è membro della segreteria nazionale di Sinistra Italiana e conduce un programma sia su Radio Roma Capitale, sia su Rete Sport. Ma dalla fondazione nel 2003 a tutt’oggi, lei è anche Presidente del Roma club Montecitorio. Come e perché nasce il Roma club Montecitorio?
Il Roma club Montecitorio nasce dalla passione giallorossa di alcuni parlamentari e dipendenti della Camera dei Deputati agli inizi degli anni 2000. Ricordo ancora l’inaugurazione a Vicolo Valdina alla presenza di Franco Sensi e, tra gli altri, di Giulio Andreotti.
Il mio obiettivo appena eletto Presidente del Club è stato quello di aprirlo il più possibile evitando di farlo diventare un Roma club di elite. Abbiamo una media di 500 iscrizioni per ogni anno, organizzato trasferte in Italia e all’estero, ma l’evento più bello rimane la cena sociale con giocatori e dirigenti della AS Roma, nostri ospiti.

Quali iniziative ha assunto il Club nel corso degli anni?
Il Roma club Montecitorio nasce per sostenere la Roma ovunque, ma nel corso degli anni ha assunto anche molte iniziative di solidarietà. Tra le tante, ricordo la cena per la città terremotata di Amatrice insieme ad altri Roma club, come le iniziative nelle carceri romane con i detenuti. Certo, oggi è giunto il momento di tornare ad organizzare una bella manifestazione per festeggiare il ritorno ad una vittoria, che manca ormai da troppi anni.

Che rapporti ha il Club con l’AS Roma?
I rapporti del nostro club con la AS Roma sono buoni e cordiali anche grazie al ruolo dell’Utr (Unione Tifosi Romanisti), a cui siamo affiliati. Certo, ai tempi della gestione Sensi la simbiosi era maggiore e più passionale, mentre ora si sente un distacco e una distanza maggiore. Sono convinto che la forza della Roma stia nei suoi tifosi anche organizzati e auspico una relazione più forte con la società, senza intaccare la reciproca autonomia.

Da storico tifoso, nonché profondo conoscitore della AS Roma, come vede la situazione della Società oggi, alla luce del fair play finanziario e della continua cessione dei migliori giocatori (Rudiger, Salah, Pjanic, ecc.)?
La AS Roma è una società che sta investendo molto sul rigore del bilancio e sul rispetto delle nuove regole finanziarie. Rischia però di essere penalizzata nei risultati sportivi, per la mancanza di un progetto tecnico sportivo chiaro e di crescita costante. Troppi allenatori cambiati, troppi giocatori importanti ceduti, l’idea di una dipendenza economica troppo legata solo al progetto dello stadio e alla qualificazione alla Champions League.

La Roma con l’eliminazione dalla Coppia Italia e dalla Champions, avendo come obiettivo il quarto posto in classifica, difficile da raggiungere, realizza una stagione davvero deludente.
La stagione della Roma è fallimentare: esce dalla Coppa Italia con una sconfitta vergognosa, Non supera il Porto che rimane nel contesto europeo una squadra normale, in campionato fatica a trovare almeno il quarto posto e prende una sonora sconfitta nel derby e con il Napoli.
Rispetto all’anno precedente una squadra molto più debole e meno competitiva.

Ranieri ha sostituito Di Francesco, che veste i panni del capro espiatorio. Ma quanta responsabilità ha Monchi in questa disfatta, con l’acquisto di giocatori per 150 milioni di euro, che in campo non hanno risposto alle aspettative?
Di Francesco
aveva compiuto un mezzo miracolo la scorsa stagione poi anziché rinforzare la squadra hanno preferito smontarlo. La stagione fallimentare ha questa spiegazione e il direttore sportivo Monchi rimane il responsabile al punto che se ne va anche lui.
Ora incrociamo le dita e in bocca al lupo a Claudio Ranieri.

Cosa pensa dell’enorme diversità di introiti e di interessi fra Champions League e Europa League?
Sono convinto che ci vuole una forte azione di politica sportiva per far rispettare a tutti, in Italia e in Europa, le regole del fair play finanziario, prevedendo anche sanzioni più severe, e per riequilibrare necessariamente le risorse finanziarie per le diverse competizioni europee. Alla lunga il calcio deve rimanere un grande sport popolare e orizzontale. Non mi convincono le scorciatoie di pochi super club di calcio europeo, perché questa strada alla fine allontana il grande pubblico dalla quotidianità del calcio e lo concentra solo in pochi eventi spettacolari per una elite di sportivi.

Violenza negli stadi? Daspo? Razzismo?
Il calcio e lo stadio vivono le contraddizioni e le problematiche del resto della società e non mi ha mai convinto l’idea che possa diventare un’oasi asettica. La violenza e il razzismo vanno contrastati con forza, ma sono assolutamente contrario alle tante norme speciali introdotte negli anni, che hanno avuto un risultato paradossale: allontanare le famiglie dagli stadi.
Sono per un principio fondamentale: se commetti un reato per andare a vedere la partita, paghi come qualsiasi cittadino che commette un reato, niente di più, niente di meno.
Rimango convinto che le curve siano ancora la parte più bella del tifo popolare e le politiche repressive contro di esse alla fine sono un boomerang per il calcio.

Vogliamo parlare del nuovo stadio?
Il nuovo stadio della Roma è un obiettivo sacrosanto della proprietà e mi auguro che venga realizzato al più presto. Ci sono però delle condizioni precise da osservare: deve essere utile alla città e rispettarne gli equilibri urbanistici e ambientali, oltre ad avere un piano di mobilità sostenibile; non può essere un alibi per il mancato raggiungimento dei risultati sportivi, perché gli scudetti si possono vincere anche senza lo stadio di proprietà; deve essere chiaro che lo stadio è, e rimarrà della AS Roma.

Ricordando lo scudetto del 1983 con il Presidente Dino Viola e quello del 2001 con il Presidente Franco Sensi, darebbe qualche consiglio a James Pallotta?
La Roma dei Viola e dei Sensi ha vinto perché queste famiglie hanno unito passione e investimenti economici, identità e innovazione.
A Mr. Pallotta consiglio di capire fino in fondo che la Roma, oltre ad essere un business finanziario, è soprattutto una grande passione popolare, simbolo di una città nel mondo.

Avrebbe qualche idea da proporre anche al Presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, Gabriele Gravina?
Gravina
è arrivato da poco, ma conosce bene il mondo del calcio. Dal punto di vista agonistico deve cancellare la vergogna della mancata partecipazione agli ultimi mondiali, ma non basta. Il calcio va rifondato dalle basi, dalle scuole giovanili, dalla valorizzazione dei vivai e da società gestite da persone serie e credibili.

Una volta un tassista mi disse che alla Roma “manca sempre una lira per fare mille lire”.
Questo tassista risveglia in me un sogno: fare della Roma un nuovo modello di azionariato popolare e diffuso, con i tifosi capaci di entrare nella gestione societaria.
Mi pare, visti i tempi che corrono, l’unico modo anche per trovare quella “lira per fare mille lire”.

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