Quando qualcosa non quadra, la politica trova ostacoli al raggiungimento dei propri obiettivi, una manina legulea inserisce un emendamento al 90° minuto di gioco, ecco che si cerca un capro espiatorio ed ecco che, a torto o a ragione, vengono evocati i poteri forti, finanche dal Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Salvini nel suo videocomizio di fine 2018, quali soggetti persone fisiche o giuridiche, ectoplasmatici ma concreti allo stesso tempo, sempre presenti e utilmente da tirare in ballo a seconda delle convenienze.
Cronache e letterature si sono sbizzarrite nel cercare di dare forma e sostanza ai poteri forti, muovendo dalle banche alla più generica finanza, dalle organizzazioni di categoria alle lobby di faccendieri e di ex potenti e quant’altro.
Ma in questo variegato e diafano mondo di poteri forti, veramente o presunti tali, ce ne sono due che oggi, diversamente dal passato, possono essere identificati nella loro organizzazione, individuati nelle loro componenti soggettive, accertati nella loro operatività e verificati nel raggiungimento degli obiettivi che si prefiggono. In più si differenziano dagli altri per avere fra loro una componente uguale ed opposta, che comunque li accomuna e li rende unici. Una componente uguale, data da un umus di spiritualità che unisce i propri adepti, che vedono il rapporto associativo quale strumento per la realizzazione e la concretizzazione anche di ideali e principi etici, credendo nella centralità dell’uomo e del lavoro. Una componente opposta, data dal credo religioso e dalla dottrina cattolica che caratterizzano una e dal laicismo e l’immanenza che contraddistinguono il sentiment dell’altra.
Sto parlando dell’Opus Dei e della Massoneria, peraltro la prima spesso definita anche col termine di Massoneria bianca. Mi rendo conto che non è agevole in poche righe approfondire temi di comunanza e diversità fra queste due grandi istituzioni mondiali e per questo potrei essere tacciato di generalismo, ma, essendomi posto quale soggetto assolutamente terzo nell’incontrare e confrontarmi con gli appartenenti all’una o all’altra, ho scoperto, nonostante la loro profonda diversità, aspetti comuni, che muovono proprio dall’avere una spiritualità ordinatrice alla base degli interessi concreti che perseguono e delle opere che realizzano.
Peraltro non è la prima volta che laici e cattolici si sono confrontati nell’accostare sostanzialmente le due istituzioni. Già nel 2003 Sandro Magister, giornalista e noto vaticanista, pubblicava un articolo riprendendo quanto riferito da Giuseppe Dossetti, presbitero, teologo e politico, nel corso di un’intervista, che dopo ampie argomentazioni, così concludeva: “Dove si distingue questa cosa (ndr l’Opus Dei) dalla Massoneria?”. Ugualmente Gianfranco Carpeoro, Sovrano Gran Maestro della Comunione Massonica di Piazza del Gesù, nel corso di una conferenza ripresa mediaticamente nel 2015, così si esprimeva: “L’Opus Dei ha bisogno di fare una sorta di Massoneria cristiana perché l’Opus Dei ha esattamente lo stesso schema funzionale della Massoneria così come si è configurata con i Grandi Oriente”. E ancora, Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, all’interno di una pubblicazione del 2007, così dichiarava “La Massoneria ha alcune regole che sono più o meno simili con quelle dell’Opus Dei (…) Sia nella Massoneria che nell’Opus Dei si opera una netta distinzione tra coloro che stanno dentro e coloro che stanno fuori. La Massoneria presenta aspetti analoghi all’Opus Dei per quanto riguarda le regole interne all’organizzazione”.
L’attualità del tema trova riscontro nel convegno organizzato il 19 ottobre 2018 a Gubbio dal Collegio circoscrizionale dell’Umbria del Grande Oriente d’Italia in collaborazione con il Circolo Ora et Labora delle ACLI (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani) di Perugia, dal titolo “Chiesa e Massoneria, dialogo possibile?”. E in merito, non è ultroneo citare anche quanto dichiarato dal Cardinale Gianfranco Ravasi il 14/02/2016 su Il Sole 24 Ore, secondo il quale ci può essere convergenza tra Chiesa Cattolica e Massoneria almeno sui temi come beneficienza, lotta al materialismo, diversità umana e conoscenza reciproca.
Resta quindi brutalmente da domandarsi: Opus Dei e Massoneria, muovendo da presupposti opposti, condividono comunque la strumentalità e/o la finalità di introdurre i propri associati nelle alte cariche dello Stato, ai vertici dei grandi gruppi industriali e, più in generale, nei gangli vitali delle istituzioni del nostro Paese?
In questo numero di Dimensione Informazione troverete, quindi, due interviste, sostanzialmente identiche nella proposizione, ad autorevoli esponenti, rispettivamente dell’Opus Dei e della Massoneria. Due personalità che, raggiungendo posizioni apicali all’interno delle singole gerarchie, hanno contribuito fortemente alla storia delle istituzioni di propria appartenenza, alla diffusione delle idee e alla valorizzazione dei progetti delle singole realtà associative, a formare professionisti, imprenditori, manager, politici e uomini delle istituzioni, oggi più che mai saldamente inseriti nella nostra società con ruoli e funzioni tutt’altro che secondari.
Quindi, senza alcuna pretesa di esaustività del tema, avendo piuttosto operato una “sintesi sintetica” su comunanza e diversità, a voi lettori e ai vostri credi la lettura delle interviste al Prof. Paolo Arullani, Presidente della Fondazione del Campus, la Biomedical University Foundation e al Dott. Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.